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Dissensi

VERSO BRISSAGO

MAURO DELLA PORTA RAFFO - 16/01/2015

isolebrissago
Vieni giù per via Borgo.
Lentamente.
Guardi le vetrine.
Distrattamente.
Ti rimane in mente solo quel grosso orologio per aria.
Quando arrivi in fondo non volti per il lungolago, no.
Prosegui sulla destra.
La strada sale.
Non molto, invero.
Giusto perché il lago si veda più in basso.
Una decina di case, per un po’ lungo l’interno.
A mancina, giardini, palmeti fino a pelo d’acqua.
Qualche darsena.
Poi, case solo in alto, verso la collina.
Ville, parchi sembrerebbe, forse una piscina.
Ora vai di buon passo.
Nessuna macchina o quasi.
Ammessi solo i veicoli dei residenti
Ciclisti in allenamento che passano ferendo l’aria.
Davanti, nel lago che da sinistra a destra cambia colore passando dall’ottanio all’argento, le Isole di Brissago.
Le piccole onde spumose provocate dal vento le assalgono gioiosamente.
Sperdute e perdute, pensi.
Magiche.
Una sosta.
Ti volti.
Ascona.
Da lì non l’avevi mai vista.
Gli alberi sul lungolago, spogli.
Bellissima.
Ancora un trecento metri ed ecco, lontano, il rumore delle auto.
Le moto sfrecciano e percuotono.
La strada, quella di tutti.
Ti fermi.
In basso, due metri sopra l’acqua trasparente, ti accorgi, uno spazio piano, rubato alla roccia.
Una chaise longue, una donna vestita di bianco dal cappello a larghe tese ai piedi, alle scarpe a punta.
Immobile.
La guardi.
Un minuto, non di più.
Respiri forte il vento.
È ora di tornare, decidi.
Oggi sarà una bella giornata, pensi.
 
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