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Editoriale

RITORNO

CAMILLO MASSIMO FIORI - 06/02/2015

scudocrociatoIn pochi mesi il premier Matteo Renzi ha cambiato lo scenario della politica italiana; conquistando la maggioranza congressuale del Partito Democratico ha messo ai margini l’area post-comunista che aveva considerato il P.D. come il quarto capitolo della serie P.C.I. P.D.S., D.S

Gli eredi di tale esperienza non avevano compreso che il socialismo era un’idea dell’Ottocento e del Novecento, mentre il Partito Democratico appartiene al ventunesimo secolo e all’epoca della globalizzazione.

La leadership di Renzi ha impresso un salto di qualità alla attività politica, finalmente non prevalgono più le inutili e astruse discussioni ma vengono affrontate le cose concrete quali i temi delle riforme necessarie per togliere l’Italia dalla stagnazione e dal declino e d’improvviso Berlusconi è apparso un vecchio notabile incapace di promuovere un vero cambiamento. Le nuove generazioni hanno dimenticato che neppure mezzo secolo fa l’Italia era alla guida dello sviluppo economico e della integrazione europea: vent’anni sono stati semplicemente buttati via.

La determinazione di Renzi nella scelta del nuovo capo dello Stato, su cui sono convenuti i due terzi dei grandi elettori, ha dimostrato l’inutilità del berlusconismo anche soltanto nella capacità di creare una classe dirigente capace di affrontare le sfide di un mondo radicalmente cambiato; in un ventennio, quanto durò il fascismo, nessun dirigente credibile è apparso all’orizzonte e la politica ha dovuto ricorrere agli uomini competenti ed onesti della prima Repubblica.

Anche con la sua scelta di fare politica con determinazione senza però il desiderio di rendersi popolare, Renzi è riuscito a far eleggere Presidente della Repubblica un esponente che proviene dalla sua stessa cultura ma non è un uomo suo e non gli è subalterno. Sergio Mattarella proviene dalla seconda generazione democristiana ma con lui non rinasce la Democrazia Cristiana; ritorna invece la cultura del cattolici democratici che era stata ingiustamente rimossa dalla politica e resa insignificante nella sua potenziale capacità di costruire un autentico bene comune.

Il cattolicesimo democratico ha attraversato tutta la storia italiana dell’ultimo secolo e ha dimostrato che la politica non è soltanto mediazione degli interessi, ha un compito più alto che consiste nel costruire un ordine giusto su cui fondare la dignità di tutti gli uomini.

Ad esso dobbiamo la riconciliazione tra la Chiesa e la democrazia (sancita con i Radiomessaggi di Pio XII negli anni Quaranta) e la realizzazione nel contesto italiano degli ideali di libertà che ha portato ad una nuova concordia nazionale che ha permesso la Costruzione della nuova Repubblica “fondata sul lavoro”.

Uscendo dalla messa celebrata nella Basilica Romana dei Santi Apostoli il nuovo Capo dello Stato ha chiesto alle suore: “Pregate per me affinché possa essere lo strumento per il bene del Paese”, dopo che le sue prime parole erano state scarne ed essenziali, com’è nel suo carattere schivo ed austero: “Penso alle difficoltà della gente e alle speranze dei cittadini”.

Mattarella viene dalla corrente più illuminata ed aperta della Democrazia Cristiana, quella di Aldo Moro, e la sua esperienza è stata segnata dal sangue di questo grande statista oltre che da quello del fratello PierSanti, Presidente della Regione Siciliana, ucciso dalla mafia e di cui Sergio è stato chiamato a continuare l’esempio.

Non poteva essere che un limpido, leale, ma intransigente avversario di Berlusconi che davanti ai Popolari europei accusò di “anteporre gli interessi di parte a quelli della funzionalità delle istituzioni, gli disse in faccia. “Non basta invocare l’Impero per essere civis romanus; barbaro sei e barbaro resterai”. Ma da parte sua non venne mai un atto di faziosità nei confronti del nuovo dominus degli italiani che, anche nel momento della sua non condivisa elezione, gli ha riconosciuto una onestà culturale e politica.

Nell’unica intervista rilasciata dopo il suo ritiro dalla politica Mattarella ha previsto i guasti del berlusconismo. “Credo che il bombardamento concentrato su un modello di vita cui oggi siamo sottoposti abbia agevolato e accresciuto il pericolo di abbassamento dei valori di riferimento”.

L’elezione di Sergio Mattarella non è un fatto di nostalgia per un’esperienza che, al netto dei suoi difetti e dei suoi errori, è stata positiva per l’Italia. Il cattolicesimo democratico non è una ideologia astratta ma è un lievito che si sviluppa nel tempo storico e il cristiano è un uomo del presente, non del passato.

Sergio Mattarella è, spiritualmente, figlio di Paolo VI e del Concilio Vaticano II e la sua esperienza è di impronta “laica”, egli intende la politica come sforzo comune da parte di persone di diverse culture ed esperienze di collaborare alla costruzione della cosa pubblica, del bene comune e della comunità.

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