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Economia

IL RE È NUDO

ENRICO BIGLI - 27/02/2015

partenoneLa Grecia ha falsificato i conti per anni, i governi del Pasok e quelli neoliberisti di Samaras sono stati in assoluta continuità nell’inganno. La truffa è avvenuta, con la compiacenza di UE e BCE, per dimostrare di essere degni dell’euro, ha fatto spese faraoniche per le Olimpiadi del 2004, ha mantenuto una pubblica amministrazione inefficiente, ha permesso una evasione fiscale gigantesca ai più ricchi, ha mantenuto un sistema pensionistico fuori da ogni equilibrio.

Questo sistema drogato ha potuto mantenersi per anni grazie ai pusher che hanno fornito liquidità, in primis il sistema bancario europeo in generale, ma le banche di Francia e Germania in particolare. La crisi è scoppiata quando ci si è resi conto che mai e poi mai la Grecia avrebbe potuto rimborsare l’enorme debito contratto.

Nel 2009 la Grecia era esposta col sistema bancario europeo per circa 180 miliardi, 76 le banche francesi, 60 le banche tedesche noi più modestamente per 6 miliardi.

Oltre duecento miliardi di prestito di FMI, BCE e fondo salva stati sono serviti per azzerare i crediti delle banche e trasferirli agli Stati. Il più grande affare l’hanno fatto i francesi, coi loro 50 miliardi hanno fatto rientrare di 76 le loro banche, subito dopo i tedeschi: 60 miliardi dello Stato sono serviti per fare rientrare le loro banche di 56 miliardi. Gli italiani hanno messo 42 miliardi per far rientrare le loro banche di 16. Come è stato possibile? Avevamo bisogno che la BCE ci aiutasse coi nostri titoli di stato è così abbiamo accettato un accordo sulla Grecia del tutto più favorevole ai più forti.

Ho letto da più parti peana circa il fatto che togliamo il pane ai nostri figli per aiutare la Grecia, in verità nessuna variazione di bilancio o ritocco alla spesa e alle tasse è stato fatto. La BCE ha sottoscritto un nostro debito coi quattrini ricavati ha coperto dei titoli greci ormai in default in possesso del sistema bancario europeo che altrimenti avrebbe ricevuto una fortissima scossa.

E voilà la prima parte dell’operazione è compiuta, salvi capra e cavoli, rimane da vedere come la Grecia potrà rimborsare i suoi 320 miliardi di debiti che ora sono garantiti dagli Stati europei (dovrebbero pagare loro a BCE e a EFSF in caso di default greco).

Col 2010 le banche europee sono rientrate dai loro crediti verso la Grecia e si sono ben guardate da prestare altri fondi, fanno eccezione le banche tedesche che hanno ripreso a prestare soldi alla Grecia (già nuovamente esposte per 12 miliardi) certo i tassi di interesse in Grecia offrono buoni guadagni e per quanto riguarda la restituzione del denaro si sentono tranquille avendo alle spalle Angela la bulletta.

Come sempre in questi casi gli organismi internazionali condizionano i prestiti a imposizioni di politica di bilancio, tagli alle spese e tasse che rendano il paese che ha ricevuto il prestito in grado di restituirlo. Un inutile esercizio di sadismo nel caso della Grecia, quando il debito giunge a certi livelli non esiste possibilità di rimborsarlo. La cosa si sapeva e nonostante ciò è stata sottoposta per quattro anni a tagli di ogni tipo a carico della povera gente. Dopo quattro anni di questa cura che ha portato a una riduzione del 26% del PIL la Grecia ha aumentato il suo debito ed è in grado meno di prima di rimborsarlo.

Un po’ di mea culpa da parte della troika?

La Grecia non è in grado, né lo sarà mai di rimborsare il proprio debito, del resto neanche altri paesi tra cui noi.

Le affermazioni di Varoufakis per cui non solo il debito greco ma anche quello italiano non sono sostenibili hanno portato a una reazione di Padoan che pur criticandolo non ha mai detto che le affermazioni di Varoufakis fossero false o sbagliate. Ha detto “fuori luogo”, ovvero, pronunciato nel posto e nel momento sbagliato.

Fa differenza. Padoan sa benissimo che il debito (pubblico) italiano non è liquidabile, per la semplice ragione che nessun debito pubblico lo è. Neanche quello tedesco, neanche quello di un’azienda che sia indebitata con le banche. Chi chiede liquidità, è perché non ne ha, le banche lo sanno bene e si guardano dal chiedere rientri (se non un attimo prima dell’eventuale default) perché sanno bene che questo significherebbe quasi sempre far fallire il cliente, e dunque perdere cliente e il proprio denaro. Se si chiude il rubinetto del credito la Grecia fallisce ma chi non fallirebbe?

La vittoria elettorale di Tsipras mette in luce come la storia del bambino nel vestito dell’imperatore che il re é nudo.

Il bilancio greco ha ora un avanzo primario di 1,5%, non ha quindi bisogno di ulteriori prestiti, ha bisogno che quelli esistenti vengano rinnovati, senza rinnovo inevitabile il default.

La troika condiziona il rinnovo all’accettazione delle sue linee guida sul bilancio che portino a un avanzo primario del 4,5%. Ulteriori tagli di spesa però condurrebbero a ulteriori riduzioni del PIL riduzione delle entrate e un circolo vizioso che porterebbe a una ulteriore riduzione del PIL del 12-14%.

Tsipras dice basta tagli, non si può andare oltre l’1,5 di avanzo primario e a parità di saldi chiede di poter cambiare la composizione della manovra, più tasse per i ricchi, più lotta all’evasione fiscale che in Grecia raggiunge il 30% del PIL (quella italiana pur enorme è di circa 10-12%), meno tagli ai poveri e alle pensioni.

L’accordo di settimana scorsa prevede quattro mesi di riflessione, staremo a vedere, in mancanza di un accordo i rischi per la Grecia sono enormi ma anche gravissime le ripercussioni su tutta l’Europa.

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