Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Economia

UN PIANO PER L’EURO

ENRICO BIGLI - 17/04/2015

euroLo scoppio della bolla dei mutui subprime nel 2007 e il fallimento della Lehman nel 2008 mostrano quanto fosse grande la bolla di eccessivo credito favorita in particolare dal 2001.

È innegabile l’aggravamento della situazione economica dei paesi periferici dell’Europa a partire dal 2007, ma la domanda da porsi è, tale aggravamento è dovuto all’euro e non piuttosto dalle politiche di austerità adottate? Il fatto è che per dare risposte corrette bisognava dare risposte diverse per ogni paese perché diversi erano i problemi, l’adozione del quantative easing è avvenuta con almeno cinque anni di ritardo e è mancato un piano di investimenti pubblici europei come risposta alla crisi. In conclusione il problema non è stato l’euro per quanto progetto incompleto ma politiche economiche violentemente e inutilmente deflattive.

Ma quali possono essere le conseguenze di un’uscita dall’euro? Anzitutto una svalutazione delle monete dei paesi più deboli Italia in primis, è proprio questo l’obiettivo che i sostenitori della fuoriuscita dall’euro vogliono realizzare.

Ma bisogna considerare che gli effetti di una svalutazione sono temporanei, che l’aumento dei prezzi successivo alla svalutazione si rimangia il guadagno, normalmente l’aggiustamento reale che segue una svalutazione si manifesta con una inflazione che riduce i salari reali.

Il sostegno all’ipotesi di abbandonare l’euro da parte della destra populista e nazionalista è comprensibile (per loro l’euro è un simbolo da esorcizzare) un impegno a un’integrazione europea per loro da respingere. Più difficile trovare basi razionali per che dell’uscita dall’euro non ne fa una battaglia ideologica. I principali problemi italiani determinati da un grande debito pubblico comunque rimarrebbero, i benefici occupazionale per un manifatturiero che ormai rappresenta solo il 15% degli addetti modesti.

I proponenti dell’uscita dall’euro pensano probabilmente alla inevitabilità di ristrutturare il nostro debito pubblico e si illudono che ciò possa avvenire senza un formale default. Da parte di costoro si pensa che poiché il debito pubblico italiano è detenuto per il 60% da parte di soggetti italiani sia suscettibile di essere trasformato in lire svalutate. La realtà è un po’ più complessa, nel 2012 in occasione della costituzione dell’ESM gli stati membri dell’eurogruppo hanno concordato che una eventuale trasformazione in altra valuta dei titoli di debito pubblico in euro della durata superiore a 12 mesi possa essere impedita da una minoranza di detentori pari al 25%. Tra i titoli già in possesso alla BCE e quelli (di diritto estero) che la Banca d’Italia comprerà nei prossimi mesi si arriverà a 540 miliardi. Ne deriva che nel caso l’Italia lasci l’euro dovrà rimborsare con divisa svalutata (30% o forse 50%) l’enorme debito in euro rendendo contemporanei l’uscita dell’euro e il default con il conseguente e immediato fallimento delle banche ma anche di tante imprese (tutte quelle che fatturerebbero in lire ma mantengono il loro indebitamento in euro9:

Nonostante da un punto di vista monetario l’euro è una storia di successo coinvolgendo il 40% degli scambi sui mercati valutari internazionali, nella situazione attuale i paesi dell’eurozona sono in una trappola da cui è difficile uscire senza far correre gravi rischi all’economia mondiale. Senza che qualcuno prenda in mano con autorevolezza la situazione permettendo a tutti di salvarsi il protrarsi della situazione attuale porterà inevitabilmente al collasso dell’economia europea e mondiale.

Il semestre italiano di presidenza europea è stata un’occasione perduta più tesa a confermare il “perbenismo” europeista che a sottolineare l’esigenza di un’uscita dalla trappola dell’austerità seguendo gli esempi adottati dopo il 2008 da USA e GB.

Nonostante le attuali tremende difficoltà il progetto dell’euro deve rimanere perché è partito settant’anni fa e ha garantito all’Europa pace e sviluppo, la sua rottura porterebbe a conseguenze politiche pericolose per tutti e in particolare per la Germania. Occorre porre la massima attenzione per evitare un’uscita della Grecia che porti a un mutamento degli assi strategici nel mediterraneo attraverso una alleanza dei greci con la Russia, è questa una ragione molto forte per trovare degli accordi con buona pace dei falchi tedeschi.

Non abbiamo molto tempo a disposizione, invertire immediatamente la rotta, chiudere le politiche di austerità lanciare un grande piano Marshall europeo per il rilancio degli investimenti, dell’economia e la ristrutturazione del debito (esistono proposte credibile e realizzabili), questa la responsabilità oggi di tutti i leaders europei.

(2-fine)

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login