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Garibalderie

L’IFIGENIA IN CURVA

ROBERTO GERVASINI - 24/04/2015

CorrereLe mode erano altre all’inizio degli anni Sessanta quando la professoressa di chimica, “la Cecilia”, chiedeva incuriosita al suo alunno, già campione dei 1500 metri, da dove fuggisse così velocemente, di corsa, in mutande, in pieno giorno, traversando la piazza di Casbeno. Si potevano infatti sospettare storie boccaccesche; più difficile era in quei tempi immaginare che ci fossero in circolazione dei pazzi, in mutanda e canottiera, con la primaria voglia di correre e di competere. Da allora si son succeduti solo disastri fisico economico sociali con un’esplosione d’insana prassi sadomasochista con milioni di umani che si fanno quotidianamente del male macinando chilometri di corsa o alzando tonnellate di ferro nelle palestre.

Si tentò timidamente di tamponare la situazione imponendo ovunque un medico sportivo nella consapevolezza che lo sport agonistico fa male. È stato un tentativo disperato. Tutti sanno ad esempio che il fumo fa male ma ogni anno vengono distribuiti sul terreno italiano circa settantadue miliardi di mozziconi. Molta la gente si fa del male consapevolmente, diversamente da quanto accade agli amatori competitivi.

È facile dare la colpa del disastro alla solita televisione che lancia mode, sponsorizza mentecatti dediti a comizi, detta ricette di cucina, ci tortura con partite di calcio ad ogni istante, confeziona telegiornali inconsapevolmente satirici ma sappiamo dai tempi di Pasolini e della sua intervista con Enzo Biagi che la TV fa molto male, più dell’attività sportiva agonistica ma è l’ignoranza, non disgiunta dalla incapacità di critica e di analisi, che mette molto di suo. Non è previsto, un esempio banale, che il medico sottoponga a visita annuale sotto sforzo i giocatori di briscola, anche chiamata (per chi ha maggiore ventilazione polmonare), di scopa d’assi, di ciapa no, di scacchi. Non allestiscono camerette con macchinari per elettrocardiogramma sotto sforzo nelle cooperative e nei circoli per cogliere la misura del’impegno fisico mentre si alza la carta sopra il capo prima di battere sul tavolo l’asso di picche: “Fermo là, tenga alta la carta, respiri profondamente, faccia un bel respirone ”. La scopa d’assi comporta certamente un modesto lavoro alattacido, anche se raramente analcolico. Chi legge almeno dodici libri in un anno non è obbligato alla visita sportiva sotto sforzo perché leggere non fa male alle articolazioni, al cuore, semmai fa bene, anche al prossimo. Se la guerra è ormai persa non per questo si deve rinunciare a combattere la piccola scaramuccia, solo in famiglia. Diventa problematico per chi vuol lottare, distogliere le giovani leve dai giochini, dai messaggini, dai cretini, dal luogo comune, dallo sport agonistico, dal tifo ridicolo, dal branco, soprattutto quando si è considerati vecchi e non viene riconosciuta autorità alcuna.

Focolai di resistenza si avvertono qua e là e i primi segnali di una lotta di giovani leve contro la spremitura dei cervelli e il cretinismo dilagante sono percettibili. È ancora insignificante minoranza perché, diciamocelo, è comodo sistemare il bimbo davanti alla TV per 4 ore, assecondare ogni suo desiderio coprendolo di cose inutili; l’importante è esagerare. È comodo lasciare ragazzi e ragazze, adolescenti, fuori la notte e la sera con qualche euro così scopano e fumano in compagnia e la serata rimane libera e chi più ne ha, di figli, più si libera. Oddio, i ragazzi senza regole e scala di valori obbligano poi a minacciare la maestra e ricorrere al TAR contro le sonore bocciature, ma con tutti i problemi che ci sono non si può aggiungere anche il cattivo andamento scolastico: è la scuola che non funziona, non i genitori. È evidente. I più frustrati portano i figli al campo di calcio ed in palestra sperando che i pargoli diventino campioni, per la gloria, per il successo e per i soldi. Qualche pargolo crescendo si ribella. È notizia di ieri che un gruppo di matricole universitarie della facoltà di filosofia ha occupato di notte gli spalti della Curva Nord dello stadio di calcio del Varese, prima della partita contro l’Avellino.

Muniti di torce elettriche e leggii hanno dato vita sul verde tappeto erboso e sugli spalti della Curva nord ad una maratona di lettura, in greco, di Ifigenia in Tauride; e fino qui tutto bene. Questo fatto, per quanto non rarissimo lungo tutte le curve nord, anche del sud, ha innervosito i giovani tifosi dell’Avellino che in men che non si dica hanno occupato tutta la curva sud e la pista di atletica dietro la porta e dato il via ad una estenuante lettura di tutti i 37 libri della Naturalis Historia di Plinio il Giovane costringendo le Lega calcio al rinvio della partita al giorno dopo. Una trattativa per leggerne solo la metà (18,5) dei libri di Plinio il Giovane è miseramente fallita malgrado l’impegno di tutti, non ultima l’associazione Land of Turism dell’Irpinia col suo presidente Serse Tacchini. Il rinvio della partita per dar modo ai tifosi dell’Avellino di leggere in latino tutti i 37 libri di Plinio ha fatto molto discutere e ha provocato anche le dimissioni del Presidente del Varese calcio dopo un durissimo e chiaro discorso alla stampa. Non ha gradito prima di tutto la rappresentazione in campo, perfino in greco, dei tifosi del Varese e su questo è stata chiara la polemica contro i tifosi biancorossi.

È mancato clamorosamente lo schieramento dell’esercito, tuttavia le forze dell’ordine sono prontamente intervenute per tutta la notte distribuendo tazze di camomilla e menta ai due gruppi soddisfacendo perfino i soliti facinorosi e prepotenti che pretendevano anche infusi di finocchio, naturalmente senza zucchero. È importante che la sicurezza venga garantita sempre negli stadi, prima di ogni altra cosa: camomille e infusi di finocchi non devono mai mancare! Che poi sia l’Esercito piuttosto che le Forze dell’ordine od entrambi con l’ausilio dei Vigili urbani, a far scaldare l’acqua, è problema che investirà a breve Sindaco e Giunta. Non è superfluo aggiungere che l’acqua non deve mai bollire, per far delle tisane, lungo la curva nord come nella curva sud e anche in questo lo sport, come sempre, unisce. “Mens sana in corpore sano”. Si cominci dalla mente.

 

 

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