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Noterelle

BEATI LORO, POVERI NOI

EMILIO CORBETTA - 26/06/2015

stalinSe non sbaglio a ricordare, l’espressione “culto della personalità” è antica, molto usata negli anni della guerra fredda del secolo corso, al di là della cortina di ferro. Il concetto è molto vasto e comprende sia l’uso sistematico di tale culto da parte di tiranni o di leader politici inamovibili dai vertici di certi partiti o movimenti sia il banale spiccato egocentrismo.
Il culto della personalità in politica c’è! Facile da evidenziare, da diagnosticare, tale che in certe figure diventa motivo di frequenti sarcasmi, di ben riusciti attacchi di satira. È un difetto che sorge facilmente nella personalità del politico, in parallelo sempre ad una forte dose di arroganza, specialmente dopo il raggiungimento di qualche successo o fatto ritenuto tale, ma nei soggetti con indole narcisistica è già presente spontaneamente, anche nella vita privata. Non è raro imbattersi in persone in esasperato auto incensamento, inevitabilmente antipatiche anche se loro vorrebbero essere considerate simpaticissime, appunto perché narcisiste.
Tornando ai tristi tempi di ideologie del passato, dietro il culto della personalità si nascondevano molti fattori tra cui, banale ma perverso, il fatto che una denuncia in tal senso serviva a sbarazzarsi di un nemico o di un concorrente, ma il valore giuridico dell’accusa aveva come fondamento che chi coltivava tale culto non poteva realizzare i fini politici superiori dei programmi o anche del lavoro a cui era stato preposto.
Constatato che ai nostri giorni il culto della personalità c’è, a livello di numerose figure apicali esso è poi unito a molti altri difetti, spesso addirittura a lampanti problemi di personalità e fa meraviglia che questi personaggi possano avere un seguito talvolta importante.
Per gioco qualche volta, mi son chiesto: se il tal politico fosse un mio parente? Mettiamo da parte l’istintivo atteggiamento italico: “mi procurerebbe una bella raccomandazione e risolverei molti problemi che mi affliggono”, ma la vita famigliare sarebbe sconvolta da questi “padreterni” e tutti si sarebbe schiavizzati da loro.
Mi vien da proporre, ovviamente per scherzo, un po’ a tutti questo gioco: facciamo passare mentalmente le figure di politici (italiani o anche stranieri) per cercare di trovarne qualcuno che ci piacerebbe avere in famiglia. Generalmente io sento un certo disagio, un sudore freddo imperlarmi la fronte, sia considerando figure femminili che maschili. Non faccio nomi per non suscitare facile ilarità.

Ecco, se tutti facessero questo esercizio mentale, decisamente peregrino, non so per chi voterebbero, non so che seguito avrebbero i nostri “statisti”. L’astensionismo avrebbe un incremento megagalattico. Ma, per inciso, votare è un dovere, il non votare è masochismo. Ma è anche un dovere avere una bella cultura, aver un equilibrato gusto del bello, conoscere profondamente i limiti sociali di chi stai amministrando, avere il massimo rispetto di tutti, anche degli avversari, anzi maggiormente di questi, saper affrontare i problemi con razionalità e non con emotività (come spesso accade quando vengono votate certe leggi), avere pazienza, autorevolezza, generosità, esemplarità. Amare la tua terra con i fatti e non solo a parole. Non utilizzare il sentimento della paura, non suscitare angosce e cavalcarle.

Sì, ma con tutto questo che fine fa il culto della personalità? Vien fuori un crudo giudizio. Se vuoi essere un buon politico devi annullare te stesso in favore degli altri! Impossibile! Ma Qualcuno (e non solo Uno) ha detto che tutti dovremmo saper fare questo, anche se qualche scuola di psicologia dice il contrario.

Concludendo, ma allora non abbiamo politici bravi? Sono rarissimi e la storia lo ha ampiamente dimostrato, ma i nostri, schiavi del culto della personalità, dediti all’esasperata autostima, sono convinti di essere loro i più bravi in assoluto. Beati loro, ma poveri noi!

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