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Opinioni

LA VIA DELL’EUROPA

FELICE MAGNANI - 17/07/2015

europaL’Europa è parte sostanziale della nostra storia, è da lei che hanno avuto origine le grandi speranze e le grandi delusioni. È dall’Europa che partivano le navi che puntavano alla scoperta di nuovi mondi. È dall’Europa che i sogni prendevano corpo, anche quando celavano velleità di uomini senza scrupoli, animati da varie forme di cannibalismo umano. In Europa si sono schierati e affrontati i Barbari e i Mediterranei, i costruttori di civiltà e i distruttori, sono state tracciate le vie della scienza e della conoscenza, i confini degli stati e dei continenti, sono stati plasmati popoli e nazioni, sono stati lasciati sul campo nazionalismi, instabilità e tirannie, totalitarismi esasperati, follie sanguinarie, controsensi e unioni mai consolidate.

Ci siamo trovati di fronte un’Europa che ha preteso di dire agli altri come doveva essere il mondo, forse senza sapere quale fosse esattamente l’idea del suo, senza in qualche caso guardarsi dentro per capire se fosse lecito quello che stava facendo. Un’Europa presuntuosa, a tratti arrogante e prevaricatrice, non priva di slanci e di generosità, impregnata di talenti e di risorse, in molti casi incapace di valorizzarli per migliorare le condizioni del mondo. Quando parliamo di Europa dobbiamo farlo sottovoce, con il garbo di chi sa riconoscere i propri errori, le proprie inadempienze, la propria incapacità di essere veramente una grande famiglia addetta alla costruzione di una grande identità.

È doveroso pensare a un’Europa di nazioni che si rispettano, che si aiutano e collaborano perché il mondo sia sempre più capace di realizzare la dignità di tutti gli esseri viventi, in particolare di quelli che non hanno pane, acqua, una casa, che non conoscono il rispetto della condizione umana, che sono vittime di guerre e di soprusi, di violenze e di terrorismi. È l’Europa della rinascita che vogliono le persone oneste che sono contrarie alle guerre, allo sfruttamento, alle colonizzazioni selvagge, alle economie della violenza, sempre pronte a puntare sulle armi e sulle guerre per consolidare e potenziare il proprio interesse. Ed è su questo risveglio di cultura delle risorse che si appoggia la speranza delle persone, è sulla volontà di uscire dal tunnel dei retaggi che si proietta chi ama davvero il continente europeo.

Pensare all’Europa significa costruire e promuovere una nuova religione della conoscenza e dell’azione, fatta di solidarietà e di intelligenza, di rispetto, di collaborazione e di attenzione verso le aspirazioni dei popoli. Un’Europa non chiusa nella propria storia, ma stimolatrice di iniziative che rendano umanamente stabile la vita. È nella ricerca di equilibri e di condizioni di vita sostenibili che il vecchio continente deve orientare la propria energia, evitando sfide e competizioni di natura velleitaria, che costringono gli uomini a diventare schiavi di totalitarismi mirati. È al servizio dell’uomo planetario che le intelligenze devono indirizzare le loro risorse.

Non più l’Europa delle presunzioni e delle arroganze votate alla supremazia politica, ma quella della ricerca comune, che antepone la solidarietà delle culture alle sfide e ai primati. È in questa direzione che la storia chiede di essere interpretata e capita, tollerata e cambiata, per far sapere di che tipo sia la condizione umana quando non opera per la ricerca del bene comune. Oggi siamo soggiogati da operazioni che non hanno nulla di veramente costruttivo ed educativo, stiamo assistendo di nuovo alla rivincita di stati su altri stati, a una rincorsa al primato, dimenticandoci che l’unione sta nella capacità di essere onestamente solidali, capaci di sentirsi parte di un tutto, in corsa per dimostrare che il presente e il futuro possono e devono essere meglio del passato.

È seriamente umano ritenere che alla base di tutto ci sia l’Europa delle culture, quella della costituzione europea, vincolata alla ricerca di solide basi di fratellanza, che non si vanta della sua condizione, ma che opera con discrezione e determinazione per realizzare condizioni stabili di pace e di sicurezza nel mondo. È questa l’Europa che ci piace, quella che sa unire per distribuire, quella che va oltre l’individualismo e il relativismo per costruire una grande speranza per il mondo.

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