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Presente storico

AMORI IN BIANCO E NERO

ENZO R. LAFORGIA - 23/10/2015

sambaduNegli ultimi tempi, a Varese, è tornato a risuonare il nome di Liala. Mentre il Comune, alla fine di settembre, promuoveva un convegno dedicato alla scrittrice, Bambi Lazzati, instancabile animatrice del «Premio Chiara», denunciava che quell’angolo tra via Robbioni e via Del Cairo intitolato alla regina del romanzo rosa era stato trasformato in un cantiere (sembra proprio che dell’attuale stagione politica cittadina ricorderemo solo le macerie…).

Io, invece, ripenso a Liala ogni volta che con la macchina percorro le strade provinciali che attraversano il nostro territorio. O meglio, ogni volta che, tra le infinite altre, incrocio l’immancabile rotatoria in cui brilla, col suo vivo arancione, un minaccioso aeroplano Aermacchi. Orbene, alla vista di quel «velivolo» (così D’Annunzio battezzò gli aeroplani nel suo romanzo Forse che sì, forse che no, del 1910), mi viene in mente Liala e il suo ultimo romanzo, lasciato incompiuto e poi portato a termine, nel 2007, dalla giornalista Mariù Safier: Con Beryl, perdutamente.

Da quello che ne sappiamo, Amalia Liliana Negretti Odescalchi (questo il nome completo della scrittrice, nata nel 1897 e morta nel 1995) avrebbe interrotto la stesura di questo suo romanzo alla fine degli anni Settanta. La vicenda è ambientata nel territorio di Varese e si snoda tra la villa di famiglia della protagonista, situata ai piedi del massiccio di Campo dei Fiori, il Grande Hotel Kursaal e il campo di addestramento al volo di Venegono.

Marta, l’eroina, ha diciotto anni ed è appassionata di volo. Anzi, è conquistata e sedotta dal nuovo apparecchio MB 326, color arancione acceso (quello delle rotatorie di cui sopra, per intenderci). Era, questo, un aereo da addestramento prodotto dall’Aermacchi e progettato dall’ingegnere Ermanno Bazzocchi: la «M» del suo nome stava per Macchi e la «B» indicava il suo creatore. Effettuò il primo volo nel dicembre del 1957.

All’inizio del romanzo, Marta accompagna il fratello al campo di Venegono. È lì che sta contemplando il suo adorato MB 326, quando ne discende un pilota con la divisa da ufficiale dell’aeronautica italiana, ma dalla «faccia nera, tanto nera da sembrare di ebano». Beryl Absul, questo il suo nome, è un pilota originario del Congo e sta completando il suo addestramento per ottenere il brevetto di volo. Le donne hanno perso la testa per lui, tutte bramose di «andare a letto con il nero». Anche Marta perde la testa per lui: al primo contatto, con le sue «dita nere, calde e asciutte, straordinariamente morbide», scatena nella giovane «un brivido di piacere». Peraltro, la passione di Marta è solleticata dalle parole che le riferisce il suo istruttore di volo: «è un esemplare raro. Io l’ho visto in slip. Pare una statua».

Inutile dire che Beryl avverte intorno a sé una serpeggiante ostilità venata di razzismo: «Quando si venne qui per la prima volta – spiegherà a Marta – in questa deliziosa città lombarda, ci si accorse subito che c’era un poco di diffidenza».

La storia prosegue secondo uno schema prevedibile: Giorgio, fratello di Marta, vorrebbe che la sorella sposi tale Momo Schiavoni, «rapace ragazzo di grande famiglia», veneziano e ricco armatore.

In anni più lontani, un’altra scrittrice che si era stabilita nella nostra provincia, a Gavirate, aveva raccontato la storia di un amore scandaloso. Maria Assunta Giulia Volpi Nannipieri, in arte Mura, il 15 aprile del 1930, sul periodico mensile «Lidel», pubblicò una novella intitolata Niôminkas, amore negro. Vi si raccontava la storia d’amore tra Sambadù Niôminkas, ingegnere originario dell’Africa ma stabilitosi a Roma dopo aver studiato a Firenze, e una giovane e ricca vedova di estrazione borghese. La storia si concludeva con il matrimonio dei due innamorati. Quattro anni dopo, nel 1934, Mura riprese la novella, amplificandola sino a farne un romanzo, che si concludeva con la nascita di un figlio e, al contempo, con la fine della storia d’amore. Il romanzo, intitolato Sambadù, amore negro, fu pubblicato nella collana I romanzi di Novella della casa editrice Rizzoli, con le illustrazioni del celebre Marcello Dudovich ed una copertina che raffigurava una donna bianca abbandonata languidamente tra le braccia di un uomo di colore. Ma la relazione tra un uomo di colore e una donna bianca, il risultato meticcio di questa unione e l’immagine scandalosa di copertina rappresentavano decisamente una miscela esplosiva. Mussolini intervenne personalmente per far ritirare il volume e diffidare chi aveva realizzato l’illustrazione, in quanto la storia e la sua confezione editoriale offendevano «la dignità della razza».

Ecco…, vedete…, questi pensieri mi vengono in mente quando incrocio per le strade del Varesotto una rotatoria col suo MB 326. E dico, tra me e me: «Certo, i tempi sono cambiati… Oggi nessuno più si scandalizzerebbe per storie di queste tipo… Oggi Beryl, ritornando in questa deliziosa cittadina lombarda, non sarebbe più accolto con diffidenza…» Ma non faccio in tempo a completare i miei pensieri, che… sono già impegnato in un’altra rotatoria.

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