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Presente storico

PERE DIVISE, PERE INDIVISE

ENZO R. LAFORGIA - 21/01/2022

Ennio Flaiano e Luigi Einaudi

Ennio Flaiano e Luigi Einaudi

Dal 1948 al 1955, Presidente della Repubblica italiana è stato Luigi Einaudi. È stato il secondo dei nostri Presidenti. Il suo predecessore, Enrico De Nicola, era stato eletto dall’Assemblea costituente «capo provvisorio dello Stato», ma poi, dal 1° gennaio del 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione, aveva assunto il titolo di «Presidente della Repubblica italiana».

All’annuncio dell’elezione di Einaudi, il «Corriere della Sera», giornale al quale aveva collaborato per lungo tempo, lo presentò ai suoi lettori con queste parole: «è un uomo di grande dottrina, di diritta coscienza, di vita semplice e austera».

Lo scrittore Ennio Flaiano ebbe modo di conoscere Einaudi dopo qualche anno dalla sua elezione e riferì di quell’incontro in una pagina del suo Taccuino notturno, che pubblicò sul quotidiano di via Solferino il 18 agosto del 1970. Lo scrittore era stato invitato a cena presso il Quirinale in qualità di redattore capo del «Mondo» di Pannunzio. Benché non si trattasse di una cena ufficiale (a tavola erano in otto, compresi il Presidente e sua moglie), si era pur sempre ospiti di un Capo di Stato. Pertanto il servizio era affidato alle cure di un austero maggiordomo, che, con sguardo severo, controllava che i commensali scegliessero sempre la posata giusta tra le molte che avevano a loro disposizione. Tra ricordi, aneddoti e risate, la cena scivolò verso il momento in cui fu portata in tavola della frutta. «Il maggiordomo recò un enorme vassoio del tipo che i manieristi olandesi e poi napoletani dipingevano due secoli fa: c’era di tutto, eccetto il melone spaccato». Così scrisse Flaiano. In questo trionfo di frutta, spiccavano delle pere molto grandi. Luigi Einaudi, dopo averle osservate, chiese ai suoi ospiti: «c’è nessuno che vuole dividerne una con me?» Tra lo stupore dei convitati e lo sbigottimento del maggiordomo, Flaiano alzò la mano e si candidò alla condivisione del frutto.

Luigi Einaudi vantava una storia personale, culturale e politica, di tutto rispetto. Anche lui, nato nel 1874, dovette fare i conti con il fascismo, che lo estromise dall’insegnamento universitario e lo costrinse ad abbandonare la sua collaborazione con il quotidiano milanese. Ma non per questo rinunciò a manifestare la sua opposizione al regime: nel 1935, fu uno dei 17 senatori che espressero un voto contrario alla campagna d’Etiopia. Dopo l’8 settembre del 1943, fu costretto a rifugiarsi in Svizzera, dove, insieme ad altri internati illustri (personalità del calibro di Francesco Carnelutti o Concetto Marchesi), collaborò ai cosiddetti campi universitari per italiani a Ginevra, Friburgo, Losanna, Neuchâtel. Di convinzioni monarchiche, prese parte attiva ai lavori della Costituente. Fu quindi eletto alla Presidenza della Repubblica la sera dell’11 maggio 1948: al quarto scrutinio ottenne 518 voti su 871.

Ennio Flaiano non ebbe più occasione di incontrare Luigi Einaudi. Nel concludere il ricordo di quella cena, lo scrittore chiosò, con una punta di amarezza, che dopo Einaudi era cominciata per l’Italia «la repubblica delle pere indivise».

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