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Apologie Paradossali

LO SFATICATO DENTRO DI NOI

COSTANTE PORTATADINO - 23/12/2015

(S) D’accordo, la volta scorsa non eravamo competenti (lo dici tu) per interloquire in tema di infrastrutture, ma sul Natale non possiamo tacere. Io specialmente, nono posso digerire questa faccenda di non fare il presepio a scuola. Non è proprio questione di religione, ma di tradizione: è una cultura che va conservata e trasmessa alle nuove generazioni, perciò proprio cominciando dalle scuole; lo hanno detto anche tanti laici. E lasciamo alle spalle le speculazioni elettorali di politucoli che non sanno di cos’altro parlare per finire sui giornali.

(O) Non è così semplice. Il presepe è solo un pezzettino del cambiamento del significato della festa, da religiosa a profana. E non prendo di mira la degenerazione consumistica, è scontato che i signori del marketing si aggrappino ad ogni pretesto per proporci nuovi consumi: Halloween, San Valentino (mm..ma chi era costui?), la Festa della Mamma, quella del Papà, quella dei Nonni, la Festa della Donna, la Notte Bianca (Dostoevsky si rivolta nella tomba), l’Adunata degli Alpini e quelle di tutti gli altri militari, la Croce Rossa e tutte le altre giornate benefiche, con maratona televisiva o con corsa vera, pure vestiti da babbinatale. Quanto a consumismo le feste profane strabattono quelle religiose. Ma non è forse vero e strano che Natale è diventata una festa universale proprio attenuando, addirittura nascondendo la sua natura cristiana? Gli alberi di Natale mettono radici in Cina e in Kazakhstan, i Babbi Natale imperversano in Mongolia e in Thailandia,in tutta l’Asia, dove i cristiani sono pochissimi, In tutto il mondo, hanno sostituito il Bambinello come portatori di doni, ma pure come attivatori di iniziative benefiche. Tu dici: è sincretismo, è perdita del significato autentico, del valore originario. Però qualcosa di buono rimane comunque; la gente si interroga, guarda oltre i propri interessi immediati, dona, magari dona solo un euro, con un banale sms, ma è comunque un inizio.

(S) Macché comunque! Eccolo il buonista, il ‘chi non è contro di noi è con noi’. Ma la vera censura, caro mio, non è togliere di mezzo una parola, perché il vuoto si vede, ma mettere al suo posto una parola simile, un concetto depotenziato, non un’oppressione, ma una distrazione. Difendere la tradizione integralmente, senza cedimenti, questo bisogna fare, per essere testimoni. Ogni cambiamento porta il pericolo di una perdita di significato.

(C) Sulla banalizzazione come peggiore censura, sono proprio d’accordo con te. Però la tradizione non è un puro consegnare un contenuto che si è ricevuto, come se fossimo un corriere espresso: ecco il suo pacco, signora. Il verbo latino tradere ci dice già di un’attività. Tradizione è il gesto della persona che trasmette la propria esperienza personale, la fede vissuta, che sarà anche in accordo con la dottrina, ma è più ricca e vitale. Pensa a quel che diciamo della Rivelazione, che non ha una sola fonte, ma due, la Tradizione, con la T maiuscola, accanto alla Bibbia: non significa certo che ci sono altri libri, dei Padri o dei Dottori, nemmeno degli usi e costumi o dei postulati del diritto canonico che avrebbero quasi lo stesso valore dei Vangeli; significa che è la vita della Chiesa, nella sua unità e con l’aiuto dello Spirito Santo a trasmettere la verità che Cristo ci ha rivelato, non pretendendo di arricchirla, ma portando alla luce quel che non avevamo ancora capito e favorendo la comprensione per la gente di quel dato tempo e luogo. Di questo dobbiamo essere gelosi custodi, non di un antiquariato sociale.

(S) Sì, sì! Avrai anche ragione, ma la fai troppo difficile. Dovete capire tutti che ormai siamo in trincea, in prima linea, che c’è poco da dialogare con chi vuole innalzare la bandiera nera su s. Pietro. Bisogna far capire che non siamo disposti a cedere e si comincia dal presepio, anche se non è un ‘valore irrinunciabilÈ. E non accettiamo stupidaggini come metterci la statuina di Maradona o di Higuain, di Berlusconi o di Renzi, non è mica carnevale.

(C) Un po’ di tolleranza per il rito napoletano! È una forma di ironia. Ci mettono da sempre anche ‘o sfaticato, che se la dorme, ignaro di quanto sta accadendo. Però è lì. E c’è il castello di Erode, con i soldati dalla faccia feroce. Gesù è nato in quel mondo, che è il mondo d’oggi, per niente diverso, con le menzogne, le ipocrisie e le stragi di innocenti. Non ha aspettato che il mondo fosse più buono per venire, non ha selezionato gente perfetta come discepoli. E arriva fino a noi, non il suo messaggio o il suo esempio, ma proprio Lui, attraverso questa gente imperfetta, dubbiosa e peccatrice, superando i nostri difetti e le nostre colpe e persino le banalizzazioni di cui ci rendiamo complici. Questo ci fa capire che la fede è un dono, non il prodotto della nostra ricerca intellettuale o della perfezione culturale e integrità morale dei ministri della Chiesa. Mi viene in mente che quando Gesù diceva: “È bene che avvengano degli scandali” intendesse cose come queste, prove piccole e grandi come quelle che stiamo vivendo, che sveglino, dal torpore dell’ovvietà, ‘o sfaticato che c’è in ciascuno di noi.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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