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Apologie Paradossali

PARECI INVECE CHE METECI

COSTANTE PORTATADINO - 15/01/2016

bambine(S) Fatti come quelli di Colonia mi inquietano quasi di più della guerra e del terrorismo organizzato, tenendo conto che non è nemmeno un caso isolato, se ne sono scoperti molti altri.

(C) Prendiamo atto che il metodo dell’integrazione è fallito. Anzi, forse è sbagliato l’obiettivo dell’integrazione: rendere i cittadini uguali nei comportamenti e nelle opportunità civili, quando non solo i punti di partenza personali e culturali sono diversi, ma sono divergenti i desideri, le speranze gli ideali. Di questi la religione è un elemento costitutivo e fattore costruttivo di enorme efficacia. L’errore del ‘laicismo’ è immaginare di rinchiudere tutto ciò, religione, ideali, speranze desideri, nella sfera privata e attendersi che i comportamenti esterni siano invece guidati esclusivamente dalle leggi e dagli interessi materiali.

(O) Io penso che basterebbe maggiore prudenza e gradualità, l’esempio della maionese, che ho udito da un gesuita, un importante studioso di origine libanese, mi sembra calzante: se non vuoi che la maionese impazzisca, devi aggiungere l’olio a poco a poco e nella giusta misura: l’Europa ha mancato di prudenza sul numero e sulle modalità dell’accoglienza, ma si può rimediare, migliorandole entrambe.

(C) La maionese è buona, ma il cuoco non chiede il parere dell’olio e dell’uovo, se desiderano diventare maionese. Nel nostro caso, invece, non si può non tenerne conto. Può succedere che l’immigrato/olio non voglia farsi assimilare e che l’autoctono/uovo desideri rimanere tale e non ami diventare maionese; questo prescinde dalla disponibilità all’accoglienza del singolo forestiero, dalla comprensione e dall’aiuto materiale al profugo. Se leggiamo la Bibbia, insieme a questi precetti caritatevoli, troviamo anche il rifiuto dell’assimilazione agli usi, ai costumi e alle religioni dei popoli con cui Israele condivideva il territorio. Ricordate il re Achab, la regina Gezabele e il profeta Elia?

(S) Proponi dunque il multiculturalismo? Anche questo modello, adottato in Gran Bretagna, non ha dato una gran buona prova, almeno nei confronti dell’islamismo radicale. Può andar bene per i caraibici e per il loro carnevale, per gli africani più evoluti, che arrivano già conoscendo l’inglese, da un’Africa sub sahariana meno islamizzata e più cristiana, ma abbiamo già visto applicare la sharia in UK, complice il sistema giuridico privo di codificazione.

(C) Macché! Non ho un modello da proporre, meno che mai il multiculturalismo, che mi sembra anzi una soluzione provvisoria, se non pericolosa, quando non finisce per creare dei veri e propri ‘ghetti’. Il confronto tra le culture ci deve essere e deve comprendere lo scambio di valori, di costumi e di sensibilità diverse per il bello, il buono e il giusto, ma senza nessun arretramento da parte nostra, anzi si deve fare uno sforzo per comprendere meglio la nostra tradizione e per presentarla nel modo migliore, invece di censurarla. Farebbe molto bene anche a noi!

(S) Il nostro arcivescovo, cardinal Scola, parla di ‘meticciato di civiltà’. Se intendi la stessa cosa, direi che la sola parola mi inquieta.

(C) Non ne hai motivo. Detto tra parentesi che dal punto di vista genetico la consanguineità fa danni gravi, mentre l’ibridazione di geni diversi produce individui più dotati; ricordo solo che non c’è civiltà che non sia frutto di incontro di tradizioni diverse. Pensa solo al fatto che il Nuovo Testamento sia stato scritto in greco e conservi comunque un impronta semitica, oltre naturalmente all’originalità del messaggio, come inteso auricolarmente dalla bocca di Gesù. Ma di questo parleremo a fondo un’altra volta.

(O) E la cittadinanza? Quando ci decideremo a darla a chiunque nasca in Italia, senza aspettare che il ragazzo/a sia prossimo a giocare in qualche nazionale, vedi le pallavoliste, per affrettare i tempi?

(C) Gli Stati che adottarono lo ius soli, in passato avevano a disposizione territori immensi disabitati, per esempio Stati Uniti e Australia. Ma soprattutto non hanno chiesto il parere dei nativi. Mi piacerebbe sapere se Sioux o Maori avrebbero votato lo ius soli! Per quel che ho detto prima, la cittadinanza non consiste solo nell’aderire alla Costituzione e nel rispettare le leggi dello Stato: un popolo è qualcosa di più di un insieme di cittadini, così come la persona non si riduce al cittadino, titolare di diritti e di doveri civili. A dispetto della parola, penso che cittadinanza implichi il riconoscimento di appartenere ad una patria e quindi a valori superiori a quelli meramente civili. Non credo sia impossibile trovare un percorso, con almeno una tappa intermedia, che porti alla piena cittadinanza coloro che vogliono davvero diventare italiani.

(O) Non temi che questa condizione, simile a quella dei meteci del mondo greco antico, confini comunque queste persone al fondo della scala sociale e civile?

(c) Non la vedrei come una condizione permanente, ma come un percorso, una verifica dinamica e non burocratica, come avviene o dovrebbe avvenire nel caso dell’affidamento o dell’adozione, più facile per chi nasce in Italia da cittadini stranieri non UE, ma nemmeno in questo caso automatica. Quindi, più che meteci, (quelli che vengono dopo rispetto a quelli di casa), se mi è permesso inventare un neologismo, vorrei che fossero pareci, quelli che ci stanno vicino.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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