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Apologie Paradossali

INCREDIBILI FOLLIE

COSTANTE PORTATADINO - 11/03/2016

eliot

Una scena da “Assassinio nella Cattedrale”

(S) Altro che deviazioni! La settimana, cari amici ci ha portato incredibili pazzie e voi continuate a giustificare ogni scostamento dalla retta ragione. Come chiamate l’omicidio ‘per vedere l’effetto che fa’? Come giudicate la tragedia dei profughi, la sordità dell’Unione Europea, l’egoismo di tanti Stati, la strana proposta di baratto /profughi della Turchia? E l’uccisione degli ostaggi in Libia, quella del ricercatore in Egitto … e di qui a sabato ne sarà già capitata qualche altra. Riuscite a vederci qualcosa di positivo? Dov’è finita ”quell’umanizzazione del mondo” che dicevate portata dal cristianesimo? Questa è la realtà, nuda e cruda : prepotenza della forza, insaziabilità dell’istinto di dominio, interesse immediato che non accorcia la vista ai governanti, li acceca del tutto.

(O) E io aggiungo la delusione per il doping della Sharapova, la fine del sogno che per vincere a tennis non fosse obbligatorio essere un brutto armadio a due ante come… (non facciamo nomi). Anche la fine di un sogno è quasi una tragedia, per un sognatore.

(S) Aggiungo ancora le meschinità delle candidature a ruoli politici, primarie o non primarie, Italia o Stati Uniti, con quel miliardario che sembra la caricatura di Biscardi, che invece del ‘ Processo del Lunedì’ potrebbe finire per condurre ‘La Casa Bianca’ (e non è una telenovela).

(C) Sinceramente, non saprei che cosa rispondervi. Non ho parole, non mie. Ho provato a ripensare, a ricordare qualche cosa che potesse essere di conforto o di suggerimento. Non credo ad una spiegazione esauriente, non ho trovato un testo, filosofico, psicologico o politico, capace di giustificare o almeno spiegare la malvagità e ancor più la stupidità degli uomini. Accontentatevi, amici, di un brano di poesia, da ‘Asssasinio nella Cattedrale’ di T. S. Eliot, il coro finale:

– Perdonaci, Signore, noi riconosciamo in noi stessi, il tipo dell’uomo e della donna comune.

– Che chiudono la porta di casa, e siedono presso il focolare tranquille.

– Che temono la benedizione di Dio: la solitudine della notte di Dio: la privazione inflitta, la resa intimata.

– Che temono l’ingiustizia dell’uomo, meno della giustizia di Dio.

– Che temono la mano alla finestra.

– Il fuoco nella paglia del tetto.

- Il pugno nella taverna.

 – La spinta dentro il canale: noi che non temiamo l’amore di Dio.

– Perdonaci, Signore, noi, riconosciamo il nostro peccato.

– Le nostre deboli forze.

– Il nostro colpevole agire.

 – Riconosciamo che, sulle nostre teste, è il sangue dei martiri, come l’agonizzare dei santi.

– Riconosciamo che, sulle nostre teste, è il peccato del mondo.

– Signore, abbi pietà di noi. – Signore, abbi pietà di noi. – Signore, abbi pietà di noi. BEATO TOMMASO, prega per noi.

(O) Bello e profondo. Forse un po’ duro, pesante, preso così, isolato dal contesto. Ma per rispondere alla domanda di Sebastiano vorrei dire che la deviazione, lo smarrimento, anche il peccato più grave, non sono mai l’ultima parola. A me viene in mente un altro brano di Eliot, dai ‘Cori della Rocca’:

Quindi sembrò come se gli uomini dovessero procedere dalla luce alla luce, nella luce del Verbo, Attraverso la Passione e il Sacrificio salvati a dispetto del loro essere negativo;
Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima,
Eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata dalla luce;
Spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un’altra via”.

(S) Bravi, bravi! Ma ricordatevi, la prossima volta, di dire che anche la poesia più bella, da sola, non basta. I conti con la realtà dobbiamo farli sempre. E’ la realtà che ci strappa dai sogni, dalle angosce, dagli incubi della notte della ragione.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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