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Apologie Paradossali

L’ESEMPIO DI DON CAMILLO E PEPPONE

COSTANTE PORTATADINO - 27/05/2016

peppone(O) Sappiamo che non voti a Varese, dicci almeno quale sarebbe la tua preferenza!

(C) Non è reticenza, la mia. Tutti sanno che ho sempre votato per uno dei partiti aderenti al Partito Popolare Europeo (un tempo era la Democrazia Cristiana) e continuerò a farlo, pur costretto a scegliere sigle di volta in volta diverse. I partiti passano, le idee fondamentali restano, anche quando diventano minoritarie… Il problema è individuare un tale partito, nello sciame di liste, civiche o meno, che mimetizzano la loro ispirazione ultima, volendo negare la sembianza di partito. A Varese e a Milano è relativamente facile individuarlo, sarebbe più difficile se votassi a Roma, dove ci troviamo in presenza di un ‘esperimento politico’ a dir poco singolare; se sarà innovativo o repulsivo lo diranno i risultati.

(O) Non sei d’accordo nemmeno col direttore, che nell’editoriale della settimana scorsa ha indicato un criterio semplice, alla portata di tutti e adeguato alla confusione dei tempi: guardare alla persona.

(C) La reciproca stima che ci unisce mi consente di dire che gli do ragione al 99%, ma non del tutto. Sono i fatti, non le parole che rendono giustizia alle persone e consentono di dare loro fiducia, ma nell’ambito di vedute almeno paragonabili, simili anche se non identiche. Ma di fronte a due ottime persone che sostengano tesi affatto differenti, come mi regolerò? E di fronte ad un personaggio eccellente sotto molti punti di vista, ma che presenta programmi che in buona fede ritengo sbagliati e che per caso si confronti con un sostenitore di tesi che reputo giuste, ma di mediocre moralità privata chi sceglierò? Bada bene che non ripeto la mediocre storiella di chi confrontava le biografie personali di Hitler, Churchill e Roosevelt per concludere che il moralista avrebbe senz’altro votato il primo. Dico che inevitabilmente l’elettore ‘normale’ mescola i due criteri e fa una media. Certo, quando c’erano i partiti ‘identitari’ (meglio definirli così, piuttosto che ideologici) era facile far prevalere il criterio che i ‘nostri’ sono comunque meglio. Criterio sbagliato, cui si sarebbe dovuto porre rimedio con una più rigorosa selezione, interna ed esterna. Invece confondendo l’effetto con la causa si sono rese inefficaci sia la democrazia interna di partito, sia la scelta della persona da parte dell’elettore, limitando l’espressione delle preferenze. Il risultato? Si debbono cercare i candidati alle cariche più importanti al di fuori dei partiti e di chi ha fatto la giusta esperienza nei livelli intermedi delle istituzioni, badando quindi più all’apparenza che alla specifica competenza. Questo appiattisce inevitabilmente anche i programmi e rende noiosa la stessa competizione elettorale, quando, nel sovrapporsi di reciproche accuse di malaffare (voi avete tot indagati / ma in percentuale agli incarichi voi ne avete di più) diventa marginale e alla fine sparisce la capacità di argomentare proposte realmente differenti.

(S) In questo c’è del vero. Qualche giorno fa, un mio giovane nipote, liceale, ha voluto levarsi la curiosità di assistere ad un confronto tra i tre principali canditati di Varese e alla fine ha domandato al padre: ma perché non fanno lo stesso partito? Quindi torna la mia vecchia tesi, che è molto vicina a quella del direttore, ci vuole un buon amministratore di condominio. Una persona scelta sulla base di una riconosciuta onestà.

(C) Ma se è già difficile giudicare l’operato di una amministrazione appena conclusa, con tutte le difficoltà frapposte dalla mancanza di fondi e dalla burocrazia, se è difficilissimo per il cittadino comune valutare l’attendibilità delle promesse programmatiche, chi sono io, dico, facendo eco a un detto di un personaggio ben più autorevole di me, chi sono io per giudicare una persona? Dovrò inevitabilmente affidarmi alle sue parole, alle sue esplicitazioni di valori di riferimento, di intendimenti, di convinzioni, dovrà valutare la coerenza di queste affermazioni con le proposte concrete. Ma di queste esplicitazioni, ben diverse, anzi ne sono l’opposto, dalle accuse polemiche all’avversario, nemmeno l’ombra. Sono decisamente deluso e sorpreso dell’appiattimento di questa campagna elettorale varesina, ma anche di quella milanese: tutti a giocare in difesa, a non scoprirsi. Direbbe il direttore, trattandosi di squadre milanesi: “Manca la classe”. Ma alla fine la classe emerge sempre, ai tempi supplementari o al ballottaggio.

(S) Ma è cosa ovvia! Per ora badano a posizionarsi al centro, alla ricerca del voto moderato, orfano di rappresentanza, poi si scateneranno al ballottaggio.

(O) Già, quando i moderati saranno al mare, nel confronto a due dovranno soprattutto ‘gasare’ i propri elettori fedeli e trattenerli in città per votare. Ma così ci si spacca in due metà contrapposte, vedi il ballottaggio in Austria. Per fortuna il saggio Van der Bellen ha subito lanciato un messaggio di unità, di riconciliazione nazionale. Non era così scontato se fosse stato eletto Hofer. Ma il Presidente della Repubblica in Austria ha solo funzioni di rappresentanza e dovrà comunque coabitare con governo e parlamento di ben diverso orientamento.

(C) Io spero che le differenze di programma, per quanto minimizzate nel racconto della campagna elettorale, emergano da subito e si esplicitino nella fase, credo scontata, del ballottaggio; non perché ami lo scontro verbale, ma per la chiarezza, un po’ come don Camillo e Peppone. Si tirino fuori i principi, i valori di riferimento, che c’entrano sempre. Sono convinto che nel dibattito elettorale debbano entrare anche i temi ‘politici’ più generali, dalla politica europea all’immigrazione, dalla riforma costituzionale alla legge elettorale, dal salvataggio delle banche con i soldi dello Stato, quindi dei cittadini, all’applicazione della sussidiarietà e della libertà di educazione, dall’ecologia alla cultura. Cioè, torniamo alla centralità della persona, quella del cittadino. Ben vengano, Don Camillo e Peppone, purché alla fine, chiunque vinca, come nell’arguta narrazione di Guareschi, sappia tener conto delle ragioni dell’altro, per costruire il bene comune.

(O) Quindi non ci sveli il segreto del tuo voto e non lo svelerai neppure la prossima settimana.

(C) Ho già detto che voto a Comerio, quindi senza nessuna rilevanza politica, dove davvero si possono votare le persone, essendo trasparenti e leggibili i programmi che le stesse propongono. E mi impongo un dignitoso silenzio elettorale. In ogni caso sto studiando un argomento sufficientemente paradossale, per la prossima volta: la dura pretesa di di Obama di imporre per decreto alle scuole la possibilità che gli alunni transgender scelgano liberamente il ‘sesso del gabinetto’ di cui servirsi, indipendentemente dal sesso biologico di naturale (?) appartenenza. Non è una balla, è una notizia apparsa sul New York Times, ma a me occorre un po’ di tempo per tradurla e documentarmi meglio. Ci risentiamo per il ballottaggio.

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