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Attualità

TEMPESTA SULLA QUIETE

MASSIMO LODI - 14/07/2016

La sede della Casa di cura La Quiete

La sede della Casa di cura La Quiete

Alla fine del mese si conoscerà il futuro della Quiete. Prospettiva nero/grigia e inquietudine/paura diffusa. Quest’eccellenza sanitaria di Varese, uno dei suoi orgogli storici, versa da tempo in burrascose acque finanziarie, rese tali da una gestione amministrativa deficitaria. E dire deficitaria è usare realismo: proprio il deficit economico sta affossando la clinica, che si perpetua come struttura di qualità, svolge bene la funzione che le compete, viene apprezzata da chi se ne serve, aiuta (eccome aiuta) a curare la salute di tutti. Ma non riesce, da un pezzo e con sorpresa generale, a far quadrare i conti del bilancio. Oggi, ieri, l’altro ieri. La prova (tristemente) regina è il mancato pagamento degli ultimi tre mesi di stipendio ai dipendenti, che continuano -omaggio al loro senso di responsabilità- a lavorare senza prendere un euro.

Le manifestazioni di timore prima e di protesta poi, infine la chiamata alle istituzioni –oltre che, ovviamente, alla società padronale- non hanno finora sortito i risultati sperati. Da sole non bastano. Ci vuole altro. Pur essendo chiaro che il problema è complesso, la soluzione difficile, il pericolo di fallimento e chiusura altro che concreto, la partita non va considerata conclusa. Resta aperta se, appunto, le istituzioni compiono non solo il loro dovere formale di sostegno a un’azienda del territorio in gravi ambasce; ma lo compiono con determinazione ancora maggiore, addirittura irrazionale. Se credono cioè alla possibilità di conseguire l’impossibile, obiettivo che a volte si centra, quando la volontà dell’ottimismo prevale sulla rassegnazione politica.

E dunque, queste istituzioni, si diano da fare più di quanto hanno sinora fatto. Lodevolmente. Il prefetto e il sindaco, per esempio, hanno ricevuto i lavoratori, condividendone l’angoscia. Un paio di partiti, la Lega (con il suo segretario cittadino, Pinti) e il Pd (con il suo segretario lombardo e consigliere del Pirellone, Alfieri), si sono adoperati per trasmettere alla Regione un messaggio d’aiuto. E la Regione, che cosa fa? Che cosa può fare? Che cosa deve fare?

La Regione, che in materia di sanità è l’ente di maggior autorevolezza/potere/spesa, esplori sia l’opportunità (1) di riconvertire a uso pubblico un’impresa privata, sia l’opportunità (2) di individuare chi potrebbe subentrare agli attuali proprietari, mantenendola in vita. Il presidente Maroni, che proprio di recente ha riaffermato –dopo l’elezione a consigliere comunale- la sua speciale attenzione per i varesini, s’impegni personalmente nell’azione di salvataggio. Avrà come sicuro alleato il sindaco Galimberti: le differenze di schieramento si annullano quando di mezzo c’è il bene collettivo.

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