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Opinioni

L’OCCASIONE DI MIGLIORARE

MICHELE GRAGLIA - 22/09/2016

destra-sinistraAlcune settimane fa mi è stato chiesto di entrare a far parte del Comitato per il SI della nostra provincia alla riforma Costituzionale.

Geloso della mia “non appartenenza” e libertà di pensiero, ho preso tempo, ho voluto riflettere.

Non sono un costituzionalista, né uomo di legge, faccio l’imprenditore e degli argomenti di cui si tratta ho solo la conoscenza di un comune cittadino che legge il giornale ed ascolta i notiziari.

Ho sempre pensato fossero proposte non “originali”, discusse da molto tempo, portate all’attenzione dei cittadini da molte parti, anche contrapposte, nel corso degli ultimi anni.

Diminuire il numero dei parlamentari (senatori), ridurre i costi della politica, modificare l’eterno iter per legiferare richiesto dalle attuali norme: credo nessun politico degli ultimi 20 anni non abbia, almeno per una volta, gridato che tutto ciò faceva parte delle priorità per modernizzare l’Italia.

Il dibattito che è nato attorno a tutto ciò mi ha però colpito più dei contenuti.

Come purtroppo normale nel nostro paese, ci si scaglia “contro” quasi sempre non con argomentazioni di contenuto ma con un fine miseramente elettorale: mettere in difficoltà l’avversario politico, a prescindere.

Se, nel frattempo, il paese continua con le sue vecchie liturgie, amen: ci penseremo poi. È un atteggiamento che domina, anche a livello locale. Le scelte di chi governa o amministra sono criticate a priori: “prova di inciuci satanici” in qualche caso, “imbarazzanti” in altri perché coinvolgono persone fuori dal partito, o “inaccettabili” perché i coinvolti sono di un’altra parrocchia. Del merito e della competenza raramente si discute.

Ho come la sensazione che, se esistesse la macchina della verità, scopriremmo che molta parte di chi si dichiara contro queste riforme lo fa non tanto per il contenuto ma per la provenienza della proposta.

Abbiamo trascorso più di 20 anni con un’opposizione che poco ha prodotto in contenuti e uomini nuovi, impegnata come era a demonizzare l’avversario Berlusconi. Oggi le parti si sono invertite, è il turno di Renzi, ma l’atteggiamento dell’opposizione è identico, anche se con bandiere di colore diverso.

Poco importa se, nel frattempo, l’economia non si muove e nulla, dico nulla di rilevante è stato fatto per far sì che il Sistema Italia si tolga di dosso un po’ di inefficienze, costi, malcostumi che tanto zavorrano le nostre capacità.

Non so se i contenuti tecnici di queste riforme siano i migliori possibili: so che non esiste cambiamento che non sia migliorabile, che non esiste struttura, anche aziendale, che non tema modifiche allo “status quo” ma soprattutto so che non esiste speranza di miglioramento senza la volontà di cambiare.

Sono stufo di un paese dove si ha paura a prendere decisioni scomode, dove il consenso elettorale prevale sempre sull’interesse generale, dove le proposte dell’avversario politico sono, ex ante, sempre da combattere, dove quel continuous improving che le aziende devono giornalmente perseguire per essere competitive sui mercati non è minimamente considerato dalle procedure politiche: esiste solo la distruzione di ogni proposta che non sia della propria parte.

Le mie sono valutazioni poco tecniche, e me ne scuso con i cultori della materia costituzionale, ma temo che se non ci si ribella a questo modo di fare politica non ci sarà mai riforma costituzionale o semplice procedura allo sportello pubblico che possa veramente andare nella direzione di migliorare il nostro Paese.

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