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Opinioni

VI CONFESSO: HO PAURA

MICHELE GRAGLIA - 12/02/2021

whateverAlla fine Mario Draghi è arrivato e ho paura.

Ho paura perché dovrà guidare un paese emotivo, volubile, campanilista, che vive la politica come il derby tra due squadre di calcio.

Un paese che canta dalle finestre l’inno di Mameli e “All’alba vincerò”, che scrive “ce la faremo” sui muri ma poi si fa rappresentare in Parlamento da chi si insulta alla ricerca del massimo numero di “like”, facendo capriole politiche nel nome della responsabilità, dimostrando una abilità invidiabile nel cercare di mantenere un ruolo troppo spesso raggiunto per caso, da chi invoca il diritto del popolo ad esprimersi per non perdere l’attimo fuggente del consenso.

Il Paese dovrà per un po’ abituarsi a chi non usa Twitter e Facebook, a chi non farà comizi quotidiani con la mascella quadrata rivolgendosi alla “Signora Maria, alla signora Teresa a Giovanni…”, a chi interloquisce con gli altri paesi senza dover scimmiottare la pronuncia inglese per cercare di far credere che sa parlare correttamente quella lingua, a chi non gestisce il “vaffa” ma gestisce i problemi.

E i problemi sono molti: nuovi e inaspettati causati dalla pandemia ma anche vecchi e mai risolti come l’indebitamento, l’inefficienza di molti servizi, l’inadeguatezza del sistema fiscale e la sua conseguente iniquità, la necessità di investimenti importanti in formazione e infrastrutture.

Tentare di superare questi ostacoli e correggere gli errori del passato richiederà necessariamente decisioni forti che, per definizione, non possono essere gradite a tutti, non possono soddisfare le richieste di tutti: possono solo cercare la soluzione che crei meno disparità possibili, e garantisca maggior giustizia sociale.

Non mi piace sentir parlare di Super Mario, del “Ronaldo della politica” (ma quale dei due? spero quello degli anni ‘90), come se avessimo trovato chi risolve con un sorriso tutto, con la bacchetta magica.

Sappiamo di avere a capo del Governo una persona con grande esperienza, preparazione e conoscenza, abilità anche nel gestire delicati rapporti politici, ampia credibilità costruita in anni di lavoro per istituzioni internazionali di altissimo livello. In poche parole: una persona seria, capace ed affidabile. Valori che non possiamo non rimettere alla base di ogni scelta.

Spero che la politica abbia rispetto di tutto ciò e permetta di poter operare senza sbraitare ogni giorno per occupare la scena, pretendendo le soluzioni immediate a problemi vecchi di decenni ma contribuisca a creare nel paese, in tutti noi, un vero senso di condivisione e supporto per costruire un futuro meno fosco per i giovani di oggi. Un dovere di tutti,“whatever it takes”.

Da Facebook e Twitter a credibilità e competenza: sono termini che non appartengono alla stessa famiglia semantica ma indicano una strada da seguire nella scelta delle persone che devono occupare ruoli di responsabilità alta.

Alla fine Draghi è arrivato e ho paura: non perché solo lui può, e non potremo avere persone analoghe in futuro, ma perché non vorrei che l’infatuazione generale di questi giorni nei suoi confronti lasciasse ancora una volta spazio a qualche “Mario stai sereno!”, ributtandoci nel caos. Non abbiamo tempo per cercare un altro Mario Draghi.

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