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Cultura

LA CITTÀ CHE CAMBIA

FAUSTO BONOLDI - 11/11/2016

 

Il libro “Cara Varese come sei cambiata” è una passeggiata virtuale nella Varese di ieri, quella degli Anni Venti e Trenta del Novecento, avendo come guida la Varese di oggi. Lo strumento scelto è infatti quello del confronto fotografico puntuale tra le vie, le piazze e i panorami urbani varesini come apparivano nelle immagini in bianco e nero di novanta/cento anni fa e le fotografie a colori degli stessi luoghi come li vediamo oggi.

Varese, elevata al rango di città duecento anni fa, ha mantenuto, fino agli Anni Venti del secolo scorso, l’aspetto di un piccolo borgo compreso nell’ansa del Vellone, oggi coperto, contornato dalle castellanze: Bosto, Giubiano, Biumo Superiore, Biumo Inferiore e Casbeno. Tutto cominciò a cambiare nel 1928 quando, per adeguare il borgo al rango di capoluogo di provincia acquisito nel 1927, l’Amministrazione comunale guidata dal podestà Domenico Castelletti approvò un Piano regolatore, firmato dall’architetto Vittorio Ballio Morpurgo, che cambiò radicalmente il “cuore” della città.

La passeggiata virtuale parte dunque dal centro cittadino, profondamente modificato dallo sventramento e dalla successiva riedificazione che ha dato forma monumentale all’attuale piazza Monte Grappa e alle vie adiacenti, per mostrare sia ciò che è cambiato sia il patrimonio architettonico storico scampato al “piccone demolitore” e al vento modernista, come corso Matteotti, le piazze Podestà, Carducci e Beccaria, le vie Cattaneo, San Martino e Vetera, in buona parte addirittura migliorate e rivalutate da restauri e ristrutturazioni.

Lungo questa prima parte del percorso ci soffermiamo su due “crimini urbanistici” commessi non dal Regime fascista ma dagli Amministratori democratici del dopoguerra: l’abbattimento dell’elegante Casa Romanò, demolita nel 1960 per far posto ai grandi magazzini Standa, e la distruzione, nel 1953, del Teatro Sociale di piazza Giovine Italia. Allo stesso periodo risalgono gli abbattimenti di palazzine e ville di pregio, rimpiazzate da palazzi di discutibile fattura, nelle più importanti strade un tempo “fuori porta” come le vie Dandolo, Cavour, Vittorio Veneto e in piazza Repubblica.

Il viaggio immaginario continua nelle castellanze e nei rioni, dall’irriconoscibile Biumo Inferiore, devastata dalla speculazione edilizia, alla più fortunata Biumo Superiore, tutelata dalla presenza delle ville patrizie immerse in grandi parchi, da Valle Olona a San Fermo, da Giubiano a Bosto e a Casbeno, per poi andare a visitare i comuni un tempo autonomi inglobati nel territorio varesino nel 1927: Bizzozero, Bobbiate con la Schiranna, Capolago e poi, risalendo, Masnago, Sant’Ambrogio, Velate con Rasa e Bregazzana e ancora più su fino al Sacro Monte da valorizzare e al Grand Hotel del Campo dei Fiori da recuperare. A conclusione della passeggiata virtuale si propongono alcuni esempi di recente buona architettura che possono essere d’esempio per chi ha il compito di rendere ancora più bella la nostra Varese.

 

Fausto Bonoldi

“Cara Varese, come sei cambiata”

Macchione editore

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