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Opinioni

UN PO’ DI SOLLIEVO

FELICE MAGNANI - 23/12/2016

speranzaUn anno difficile, all’insegna di una incertezza diffusa, che ha rispolverato il diritto alla coscienza delle persone. Mai come in questi mesi ci siamo trovati spesso a riflettere sulla nostra condizione, a cercare risposte a interrogativi, a ricostruire pezzi di idealità messi a dura prova da fatti, eventi e comportamenti che ci hanno colto di sorpresa, lasciandoci spesso preda di varie forme di disorientamento morale e sociale. Non è facile affrontare tutto d’un colpo, soprattutto quando i cambiamenti ci toccano da vicino, mettendo a soqquadro un’idea di vita faticosamente conquistata, amata e protetta.

Mai come ora i cittadini respirano il vento dell’incertezza, dell’insicurezza, mai come ora la spinta ideale sbatte contro la disumanità di fenomeni come la globalizzazione, i flussi migratori, la corruzione, l’illegalità diffusa, l’ingiustizia, la crisi della famiglia, i dissesti idrogeologici, le alluvioni, i terremoti, la disoccupazione giovanile e la mancanza di lavoro in generale.

Il guaio è che nella maggior parte dei casi chi non sbatte personalmente contro la realtà è convinto che sia ancora tutto normale, che l’urlo di dolore della povertà sia solo un espediente per riempire i giornali, la televisione e tutta l’armata digitale presente sul territorio. Si ha come la sensazione che esistano due mondi paralleli, quello prodotto dal benessere delle nuove strategie economiche e quello di chi colto di sorpresa cede l’onore delle armi e si arrende, entrando in un vortice dalle pareti buie.

Da una parte una ricchezza che si rilancia e si rafforza ogni volta e dall’altra un mondo antico che non sa più dove sbattere le tasta. Da una parte chi lavora toccando le piste aeroportuali del mondo e dall’altra chi riceve il sussidio mensile, chi guarda con speranza alle nuove conquiste e chi non vede l’alba di un nuovo giorno, chi urla il proprio dolore e chi si bea all’ombra dei paradisi fiscali. Due eserciti s’incontrano e si scontrano convinti ormai che tutto dovrà cambiare sempre di più e che sarà sempre più difficile fare ricorso alla tradizionale speranza italiana.

Siamo nel ventre del ciclone e ancora non riusciamo a misurarne l’intensità, ancora dobbiamo aspettarci di contare i morti e i feriti, ancora non riusciamo a capire come sarà realmente il nostro futuro e perché la politica abbia atteso così tanto prima di rendersi conto di che cosa stava succedendo. A volte capitano cose che appaiono impensabili agli occhi di chi vive la normalità che si accende all’alba e che rilancia il desiderio e la voglia di poter realizzare un sogno.

Il Natale è alle porte. Arriva come sempre con il profumo dell’albero e del presepe, con l’aroma dolce delle nostre tradizioni, arriva per riconsegnarci una speranza, per ricordarci che qualcosa di bello oltre l’ingiustizia esiste e che basta riprendere tra le mani il bandolo e cominciare a riavvolgerlo partendo dalle cose semplici, quelle che abbiamo dimenticato per strada. Meno male che è Natale e si ricomincia a parlare di pace, di perdono, di famiglia felice, di vacanze, di intimità, del calore di un camino, di uguaglianza e di solidarietà. Meno male che arriva il Natale e i vecchi si rimettono a tavola con i giovani, riconquistano una loro dignità, riprendono a sognare, regalando sorrisi di gioia a grandi e a piccini. A Natale il mondo si ferma e si interroga, si guarda allo specchio, riabilita la speranza e guarda oltre i muri dell’incomprensione, rilancia la bellezza della filosofia cristiana con i suoi racconti e le sue tradizioni e per un attimo l’uomo scopre la sua natura primaria, quella che si lega al calore della famiglia umana.

È in questo clima che ogni anno il Natale rilancia la sua sfida inclusiva con tutti. È in questa speranza che si fa ancora largo con forza il Giubileo della Misericordia appena terminato di papa Francesco, un monito alto e profondo che invita alla riconciliazione fraterna della condizione umana.

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