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Opinioni

RIFORMA DELLA POLIZIA LOCALE

ARTURO BORTOLUZZI - 05/05/2017

polizialocaleLa Legge 18 aprile 2017 numero 48 ha rafforzato il ruolo della Polizia locale, quale primo interlocutore per i cittadini nella lotta al degrado delle aree urbane. La Legge ha rafforzato anche gli strumenti giuridici a disposizione della polizia locale. Sembrano, comunque, permanere alcune criticità croniche nel suo definitivo inquadramento come Forza di polizia, equiparabile, in tutto e per tutto, alle Forze di polizia dello Stato. Ciò meriterebbe un intervento del Consiglio comunale del Comune capoluogo e una chiamata in causa del competente Prefetto da parte del Sindaco del Comune di Varese.

La Polizia locale ha acquisito il ruolo fondamentale di «polizia di prossimità». L’obiettivo delle legge è quello di rafforzare l’intervento della Polizia municipale e delle Forze di Polizia nella lotta all’insicurezza delle città, tramite il loro coordinamento. A tal fine sono previsti interventi programmati ed integrati utili per migliorare la qualità della vita nel territorio, favorire l’inclusione sociale e la riqualificazione socio-culturale delle aree interessate. I settori d’intervento riguardano lo scambio informativo tra Polizia locale e Forze di polizia presenti sul territorio, l’interconnessione a livello territoriale tra le rispettive sale operative e la regolamentazione dell’utilizzo in comune di sistemi di sicurezza tecnologica per il controllo delle aree e delle attività soggette a rischio, nonché l’aggiornamento professionale integrato per gli operatori. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, il Ministro dell’Interno determinerà, a risorse immutate, i criteri generali per il rafforzamento della cooperazione e l’accesso alle banche dati tra le Forze dell’ordine ed i corpi/servizi della Polizia municipale (articolo 10).

In considerazione di ciò ho mandato una nota, come Presidente dell’Associazione Amici della Terra Varese, indirizzata al Sindaco e agli Assessori competenti presso il Comune di Varese, al Prefetto di Varese e al Presidente della Provincia di Varese ma anche al Provveditore di Varese e al Rettore dell’Università dell’Insubria ponendo domande e chiedendo l’assunzione di provvedimenti in relazione alla nuova Legge. Ho chiesto se il Comune sia provvisto dei soldi adeguati per poter agire e per poter programmare. Ho seri dubbi al riguardo e anche per questo ho chiesto al Sindaco di richiedere l’intervento a Varese del competente Ministro. Ho scritto per sapere se l’ufficio vigilanza urbana abbia un numero sufficiente di persone in grado di poter applicare la legge. Ho chiesto quale tempo venga preso dalla Giunta comunale per poter stendere adeguati progetti di intervento. Ho proposto, in considerazione dell’ampiezza di questi, che venga convocata subito una riunione operativa con le forze varesine interessate. Queste appartengono sia al volontariato ambientale che al volontariato sociale; ed è facile individuarle, scorrendo il registro provinciale delle organizzazioni di volontariato. La legge infatti pone come obbligo ai vigili urbani di poter lavorare per il miglioramento delle condizioni del territorio (salvaguardia dell’arredo urbano dei parchi pubblici e delle aree verdi), ma anche per accrescere, laddove possibile, la qualità della vita di coloro che abitano il  territorio. Ho chiesto alle persone cui ho scritto se sia possibile prevedere anche un raccordo tra i vigili urbani del Comune di Varese e quelli dei comuni dell’area varesina, perché ci possa essere uno scambio di esperienze e ci possano essere metodologie di azione condivise. Secondo Amici della Terra Varese è importante che ci possa essere un raccordo anche tra i vigili urbani e le guardie ecologiche volontarie. Questo l’ho fatto presente soprattutto all’ Assessore alla Tutela ambientale perché, finalmente, possa, come da noi auspicato, attuare anche un coordinamento tra associazioni ambientaliste e controllori dell’integrità territoriale. Anzi, sarebbe bene che potessero essere programmati momenti almeno semestrali di incontro tra le polizie locali del Comune dell’area varesina, per invito del Sindaco di Varese. Per dare attuazione alla Legge, è giusto che sia proposto che almeno ogni sei mesi il Sindaco promuova un incontro con la Polizia urbana e il Magnifico Rettore dell’Università dell’Insubria e il Provveditore provinciale agli studi. Già nel 2012 gli Amici della Terra Varese scrivevano all’allora Sindaco del Comune di Varese, trovando spunto nel Corriere della sera che trattava dell’uccisione del vigile Savarino. Si chiedeva che la giunta comunale di Varese promuovesse, dopo aver fatto assumere una decisione del consiglio comunale, un’istanza al competente Ministro per il riconoscimento ai vigili urbani degli stessi diritti e delle stesse tutele spettanti alla polizia e ai carabinieri. Questi a partire dalla sicurezza dall’equo indennizzo. Nulla al di fuori di una lettera di plauso a noi per questa iniziativa era stato fatto dall’allora Assessore alla Polizia municipale del Comune di Varese.

Ho chiesto al Sindaco, invece, che un’iniziativa concreta venga fatta da questa Giunta comunale, che oltre a coinvolgere il Consiglio comunale, (perché abbia a deliberare in proposito), inviti anche a Varese il competente Ministro.  Infatti, proprio partendo da quanto dall’associazione già chiesto nel 2012 (di cui sopra) a fronte delle nuove forme di collaborazione tra Polizia municipale e Forze di polizia statali e dei nuovi ambiti d’intervento, è necessario pretendere equiparazione integrale del vigili urbani con le Forze dell’ordine dello Stato. Occorre che questa operazione si verifichi sia come inquadramento giuridico, economico, previdenziale, sia come risorse disponibili perché costoro possano svolgere al meglio le proprie funzioni in ambito pratico-operativo. La Polizia municipale continua a non essere esplicitamente prevista a livello legislativo come Forza di polizia. Si ricorda che la richiesta di equiparazione tra Polizia locale e Forze di polizia dello Stato, si è addirittura tradotta in un formale atto di diffida rivolto ai centodiciannove Sindaci delle maggiori città italiane capoluogo di provincia, inviato dall’Organizzazione sindacale della Polizia locale O.S.Po.L/CSA, con nota protocollo n. 34/17 del 12 aprile 2017, affinché gli stessi impieghino il proprio personale di Polizia locale, soltanto dopo che sia stato adeguatamente formato e sia stato fornito dell’ordinaria e/o straordinaria dotazione di difesa ed offesa di cui dispongono le Forze di Polizia dello Stato: in primo luogo, giubbotti anti-proiettile ed armi automatiche. La legge quadro sull’ordinamento della Polizia municipale (n. 65 del 7 marzo 1986), lodevole al tempo in cui fu emanata, oggi non risulta più al passo con i tempi e con le legittime doglianze delle Polizie locali, mai pienamente recepite.

La Polizia locale continua a non avere un accesso diretto e consultazione autonoma ed estesa, nella massima misura possibile ed equiparabile a quella da tempo consentita alle Forze di Polizia nazionali, di strumenti fondamentali sia per l’efficace contrasto dell’illegalità e della criminalità diffusa, sia per il miglioramento della sicurezza integrata ed urbana, quali, prima fra tutte, la Banca dati sistema d’indagine (SDI). I commi 6, 6-bis e 6-ter dell’articolo 10 della legge di conversione 18 aprile 2017 n. 48, si limitano a prevedere che tale accesso sia determinato dal Ministro dell’Interno, ma nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e con non meglio esplicitati livelli di accesso e, comunque, in via sembrerebbe sperimentale o limitata: dalla data di entrata in vigore della legge sino al 30 giugno 2020. La Polizia municipale non è stata direttamente coinvolta nell’istituzione del Numero unico di emergenza europeo 112. È stato delegato alle Regioni, che hanno rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio, il compito di bandire, nell’anno successivo, procedure concorsuali finalizzate all’assunzione di personale con contratti di lavoro a tempo indeterminato da utilizzare per le attività connesse al numero unico europeo 112 e alle relative centrali operative realizzate in ambito regionale in base ai protocolli d’intesa siglati ai sensi dell’articolo 75-bis del decreto legislativo 1° agosto 2003 n. 259 (codice delle comunicazioni elettroniche). Il problema, però, è che le diverse leggi regionali in materia prevedono un numero ottimale di personale necessario in modo cronicamente insufficiente per consentire allo stesso di svolgere adeguatamente i compiti affidati per legge, sia come dotazione organica, sia come unità effettivamente in servizio. È vero che l’articolo 7 comma 2-bis della legge n.48, consente ai Comuni che nel 2016 abbiano rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio di assumere personale di Polizia locale a tempo indeterminato, ma sempre rispettando gli obblighi di contenimento della spesa di personale e con risorse proprie, come sembra evincibile dalla clausola di neutralità finanziaria di cui all’articolo 17 della novella.

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