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Società

L’ORDINE

FELICE MAGNANI - 19/05/2017

ordineLa vita è fatta anche di categorie e di formule, di piccoli pezzi di un mosaico creati apposta per renderla più equilibrata e armoniosa. Un tempo si parlava molto di più di ordine. C’era un ordine per tutto: per la vita familiare, per quella sociale, per il modo di essere e di porsi, per la vita religiosa, per quella sportiva, per la vita dell’oratorio. La società puntava moltissimo sull’ordine come collante di un modo di essere e di vivere. Se eri ordinato facevi bella figura e la facevi fare anche ai genitori, ai parenti, al professore, al parroco, al coadiutore, a tutte quelle persone che ti insegnavano qualcosa di importante per la vita. L’ordine era una delle primissime cose che il papà e la mamma, il maestro e la maestra insegnavano ai ragazzi: ordine nella camera da letto, nella cartella, ordine nell’astuccio, nel vestire, ordine nel modo di porsi alle persone, ordine nella vita sociale, tutto contribuiva a consegnare alla persona una carta d’identità chiara, capace di creare il distinguo.

In famiglia l’ordine aveva un ruolo fondamentale. Le famiglie povere, in particolare, si preoccupavano moltissimo dell’ordine personale, volevano che i propri figli si presentassero sempre in modo corretto. Non c’era bisogno di comprare abiti firmati o telefonini o computer o scooter rombanti per ottenere risultati, bastavano una camicia stirata, un paio di vecchi pantaloni con la piega giusta, un maglione pulito, una vecchia bici lucidata come nuova e soprattutto giovani e adulti che non dicessero parolacce e che avessero un sano senso dell’educazione.

Se in un oratorio un giovane si fosse permesso di bestemmiare, di fare o di dire qualcosa di offensivo, sarebbe stato ripreso in modo deciso e spedito a casa, dove i genitori avrebbero detto e fatto il resto. Davanti alla maestra o al professore bisognava andare con rispetto, la famiglia queste cose le sapeva benissimo e ci teneva, ci teneva che i propri figli imparassero ad avere rispetto di se stessi e del prossimo, chiunque esso fosse.

Il consumismo non aveva ancora occupato il cuore e la mente delle persone, la società era ancora a immagine e somiglianza di quella contadina e le regole, in particolare l’ordine, avevano una valenza fondamentale. Oggi non è più così. Non è più così perché il mondo degli adulti ha perso la sua autorevolezza, si è lasciato condizionare dal lassismo, da una libertà trasformata in anarchia, da confidenze eccessive, da una modernità di comportamento che non regge il passo con una realtà che richiede tolleranza, ma anche fermezza e chiarezza di comportamenti.

In molti casi la famiglia non ha più la forza di opporsi alla maleducazione anzi, spesso ne prende le difese, aumentando il livello di disagio che è già presente in abbondanza nel mondo giovanile. Nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a un ordine disarcionato, ridotto in frantumi, incapace di reggere le prevaricazioni di un mondo che non ha più alcun freno inibitore e che naviga senza rotta, raccogliendo per strada cocci sparsi un po’ ovunque.

Di ordine c’è un assoluto bisogno, soprattutto di ordine interiore, mentale, affettivo, sociale, la società in cui viviamo soffre di un disordine cronico, lo si può osservare un po’ dappertutto, in famiglia, in parrocchia, a scuola, nelle piazze, nelle vie, nel comportamento di un mondo giovanile che pur possedendo qualità naturali bellissime, ha perso per strada chi gliele faccia apprezzare, gustare, chi lo guidi in modo fermo e deciso sulla via della crescita e della maturazione. La crisi della famiglia e dell’autorità in particolare hanno creato nuove sacche di povertà morale, sociale, intellettuale, culturale e in molte circostanze i media, in particolare la televisione, non aiutano a far riflettere, a pensare, a porsi delle domande, a dare risposte adeguate a chi le cerca disperatamente.

In molti casi la televisione diventa un campo di battaglia su cui si consumano lotte, guerre e battaglie per la supremazia mediatica, per capitalizzare una audience, per dimostrare chi è più bravo a dare una notizia. Sono davvero pochi i programmi che si occupano dei giovani e della loro crescita e la fruizione richiede capacità selettive che molti non hanno. L’ordine di oggi è un fai da te, una specie di codicillo per uso personale, qualcosa di cui si sente la necessità, ma solo quando magari è troppo tardi e il recupero diventa quasi impossibile.

Il servizio militare poteva sembrare pesante e noioso, ma quando uscivi dovevi avere i capelli tagliati, la barba fatta, i pantaloni stirati, la camicia pulita e le scarpe lucide. Oggi queste cose possono anche far sorridere, ma chi le ha provate sa quanto abbiano influito, alla distanza, sulla crescita educativa di chi il servizio militare lo ha vissuto sulla propria pelle.

A scuola dovevi andare ordinato, così come dal medico quando dovevi sottoporti a una visita. La prima cosa che una mamma chiedeva era se avevi fatto il bagno, se eri in ordine. Le mamme avevano questa grande missione umanitaria, quella di seguire i propri figli, di educarli, di insegnare loro l’uso di comportamenti adeguati. Era soprattutto partendo da questo tipo di ordine di base che gli esseri umani diventavano grandi, facevano propri valori che avrebbero avuto un peso determinante sul loro futuro.

Oggi quella sana semplicità contadina è quasi scomparsa del tutto, la gente viaggia con il telefonino appiccicato all’orecchio a piedi, in bicicletta, in vespa, in macchina, col rischio di ammazzarsi e di ammazzare altre persone. Si parla pochissimo, non c’è più tempo da dedicare al dialogo, se tenti di affrontare problemi di carattere sociale devi stare attento, perché il rischio è di essere frainteso e di diventare un pericolo pubblico.

C’è una certa correlazione tra ordine mentale e ordine materiale, chi ha imparato a investire sulla stanza della coscienza sa come formalizzare e archiviare nel modo giusto i pensieri, le idee, i sentimenti, le emozioni, i valori, sa soprattutto che risposta dare alle domande della società contemporanea, soggetta a cambiamenti repentini che, in qualche caso, non lasciano neppure il tempo di connettere.

C’è poi un sano ordine legale, quello che si lega alle leggi e al loro rispetto, quello che si confronta sistematicamente con la nostra integrità, con la nostra capacità di far prevalere il senso della giustizia, la voglia di cercare di far bene, di mettere in pratica ciò che le regole ci impongono.

Dunque l’ordine serve davvero? Qualcuno se la cava affermando che l’intelligenza sta nel disordine e che di solito è proprio della persona disordinata essere ordinata nell’uso delle facoltà mentali, forse un fondo di verità sicuramente ci sarà, ma del nostro essere ordinati fruisce sicuramente anche il prossimo. L’ordine individuale è una componente dell’ordine sociale, chi è esigente con se stesso lo sarà anche con la società civile e cercherà di offrire la parte migliore di sé, quella che aspira alla bellezza, alla giustizia, alla sicurezza, alla collaborazione.

Oggi l’ordine pubblico è spesso messo sotto accusa, si trova al centro di interminabili confronti e discussioni, di ordine pubblico la gente sente una necessità estrema, al punto che da più parti si afferma che senza ordine non c’è democrazia. Ritrovare la via dell’ordine significa recuperare qualcosa di noi stessi in rapporto col mondo, cercando di rimettere a filo un’armonia che si è andata dissolvendo, lasciando sul campo un mare di disordine e di confusione.

 

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