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Attualità

LA TASSA DI SOGGIORNO

ARTURO BORTOLUZZI - 08/09/2017

tassaConfesercenti Varese ha proposto al sindaco di istituire in città una nuova tassa: la tassa di soggiorno. Amici della Terra Varese, che presiedo pro tempore, ha appoggiato questa proposta, ponendo, però, dei distinguo molto chiari. L’associazione ha, infatti, chiesto al sindaco di Varese di fare molto di più della istituzione di una tassa locale.

La possibilità di istituirla, dovrebbe, secondo me, condurre i reggitori di un capoluogo come Varese a giustificarla con l’adozione di adeguate iniziative. Non deve essere solo il Comune di Varese a muoversi per l’istituzione della tassa di soggiorno. Dovrebbero, in contemporanea essere invogliati a farlo (animati dallo stesso spirito) tutti i comuni dell’area varesina. Questa dovrebbe essere l’iniziativa che Varese (viste le condizioni politiche attuali della Provincia) dovrebbe operare.

Occorre, infatti, tenere conto delle particolarità dell’area varesina e perciò non della presenza delle attrattività culturali e paesaggistiche solo in un unico centro, bensì della loro diffusione in più aree. Zone, ciascuna, risalenti a un periodo diverso.

Il sindaco di Varese è stato, così, chiamato dall’associazione Amici della Terra Varese a realizzare al più presto una riunione con tutti i sindaci dell’area varesina ed anche con tutti i privati a queste interessati.

Le zone di cui scrivevo sopra oltre a non essere in contatto fra loro, sono spesso mantenute in condizioni non di particolare cura. Che cosa dovrebbe essere fatto?

In tutta l’area varesina occorre vi sia una completa ottimizzazione della offerta turistica. Non solo, andranno messi in ordine i nostri beni aventi una grande attrattiva culturale e paesaggistica, ma, soprattutto, questi andranno messi a sistema con quelle che sono le compagini che si occupano di ospitalità e di trasporto.

Un simile insieme, una volta realizzato, occorre sia passato a controlli continui al fine di verificarne non solo l’attuazione dei progetti di recupero, ma anche, la durata nel tempo della funzionalità del sistema.

 Il sindaco di Varese, secondo me compirebbe, un’ottima iniziativa, innovativa e ficcante, qualora promuovesse il raggiungimento di un simile risultato.

Pongo qui in appresso quanto recentemente letto sul Il Sole 24 Ore a sostegno della tassa di soggiorno.

Il settore turistico marcia a pieni giri – il 2017 si annuncia record – e il 2018 dovrebbe essere altrettanto positivo: i Comuni fanno dunque a gara per salire sul ricco treno della tassa di soggiorno. E così – secondo le prime ricognizioni – ci sarebbero almeno 18 amministrazioni, alcune delle quali ad alta intensità turistica, già pronte o molto vicine all’introduzione della tassa da inizio gennaio un po’ in tutta Italia: tra queste Siniscola, Arenzano, Assisi, Modica, Trieste, Piacenza, Chieti, Posada, Ameglia (in arrivo anche Lerici e Sestri Levante). E almeno altri 61 Comuni dovrebbero introdurre l’imposta nella prima parte 2018: anche qui scenario variegato con Benevento, Bari, Pompei (che ha introdotto una tassa sui bus di complessa riscossione), Asiago, Faenza, Riolo Terme, Castelbolognese, Casola Valsenio, Positano, Mantova, Pineto, Giulianova, Collesalvetti, Alba Adriatica, Amantea, Tirano, Arezzo, Cariati e Monterosso Mare, tanto per citare solo alcuni centri. In Sardegna, ad esempio, finora solo 16 Comuni su 377 hanno introdotto la tassa di soggiorno.
La società di ricerca Jfc ha effettuato un aggiornamento dell’Osservatorio sull’imposizione locale relativa al turismo.
«L’imposta di soggiorno – afferma Massimo Feruzzi, a Jfc – è per molti Comuni, un’importante fonte di entrata. A fine anno si raggiungerà quota 462 milioni di incasso, mentre nel 2018 ci si avvicinerà ai 500 milioni, che potrebbero diventare circa 650 milioni con accordi con le piattaforme di home tourism. Non ci si più meravigliare se nel frattempo molti Comuni stanno introducendo l’imposta ed altri rimodulando le tariffe».
Alcuni Comuni – rileva Jfc – si sono mossi già per l’estate: per Atrani (Costa d’Amalfi) debutto l’8 luglio, a Bolsena si paga dal 13 luglio, ad Agrigento dal 15 luglio (con un incasso già certificato di 18mila euro nelle prime due settimane di applicazione).
Ad Alleghe e Selva di Cadore la tassa soggiorno parte a novembre, in vista della stagione neve. In autunno via a Cervia, Cesenatico e Comacchio in Emilia-Romagna, Vico del Gargano in Puglia, Olbia e Golfo Aranci in Sardegna.
«Anche l’opportunità offerta agli enti Locali di rimodulare l’imposta di soggiorno è stata subito colta da molti Comuni che avevano già in essere questa tassa – aggiunge Feruzzi –. Un esempio è dato dalla Provincia autonoma di Bolzano: la Giunta provinciale ha da poco approvato l’aumento dell’imposta di soggiorno a partire da gennaio con un incremento medio del +12,2%, lasciando però anche alle singole amministrazioni comunali la possibilità di effettuare ulteriori aumenti in caso di progetti specifici legati al turismo. Ma anche piccoli Comuni puntano, già da quest’anno, ad aumentare gli incassi dell’imposta di soggiorno. A Varenna – sottolinea – non solo si pagherà molto di più grazie ad una completa rimodulazione (l’incremento medio è pari al +105%), ma si pagherà la tassa anche nei mesi di marzo ed ottobre».
Negli ultimi anni la platea dei Comuni è andata aumentando notevolmente: nel 2011 si contavano 11 amministrazioni per un introito totale di 77 milioni, nel 2018 si stima che i Comuni saranno circa 900 con 500 milioni di introito. Un centinaio i nuovi ingressi nel parterre dei Comuni tra fine 2016 e gli inizi del 2018, dunque. E 152 milioni aggiuntivi potrebbero arrivare dagli appartamenti.
«La possibilità di istituire la tassa di soggiorno deriva dalla manovrina di luglio che ha modificato il blocco del Governo Renzi a nuovi tributi locali – commenta Giorgio Palmucci, presidente di Confindustria alberghi –. Purtroppo è ripartita la corsa dei Comuni alla tassa di soggiorno, ma fermo restando che siamo contrari visto che le risorse continuano ad andare solo a tappare tutti i buchi in capo ai clienti degli alberghi.

I dati di questa estate stanno confermando il boom della ricettività alternativa, come evidenziato già dalla questione irrisolta della cedolare secca, operano in una sorta di limbo cui la fiscalità locale e nazionale non accede. È necessario riaprire il tema della imposta di soggiorno definendo modalità e controlli che ne garantiscano la corretta applicazione da parte di tutti quanti sono tenuti. Questo con l’auspicio anche di arrivare ad una riduzione degli importi che va ricordato sono, nelle principali città italiane, di gran lunga i più elevati d’ Europa».

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