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Apologie Paradossali

#TUTTIASCUOLA

COSTANTE PORTATADINO - 22/09/2017

tuttiascuola(O) Vogliamo dire che finalmente c’è una buona notizia per la scuola italiana? Uso una notizia sintetica, antecedente all’evento, perché mi sembra importante l’enfasi mediatica, piuttosto che le cose che si sono dette:

“Tutti a Scuola 2017”, la cerimonia di inaugurazione del nuovo anno scolastico, sarà ospitata quest’anno a Taranto, presso il plesso della scuola primaria “Giovanni Falcone” dell’Istituto comprensivo “Luigi Pirandello”. L’evento si terrà oggi, lunedì 18 settembre, a partire dalle ore 11.00, alla presenza di oltre 800 alunne e alunni da tutta Italia. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, rivolgeranno il loro messaggio di augurio per il nuovo anno alle scuole di tutto il Paese. La cerimonia sarà infatti trasmessa in diretta dalla Rai a partire dalle 11.00 e potrà essere seguito anche sui social con l’hashtag #TuttiaScuola”. (fonte: Tuttoscuola –online)

(S) Appunto; solo l’enfasi mediatica. Intendiamoci, apprezzo moltissimo il gesto del Presidente Mattarella di voler inaugurare solennemente l’anno scolastico e di volerlo fare in una città dalle mille difficoltà come Taranto. Non mi sfugge il significato di questa presenza e che ha un suo pregio il disegno di far sì che fossero gli scolari, anche giovanissimi, ad essere, o almeno apparire, i protagonisti dell’evento. Tuttavia, la riuscita mediatica dell’evento non deve nascondere i problemi reali. Proprio non vorrei che la ministra Fedeli, rassicurata dall’appoggio politico del Presidente, proseguisse a testa bassa nella sua strategia semplicistica: per migliorare la scuola basta apportare più risorse, assumere in ruolo più precari senza concorso, creare nuovi precari per tappare i buchi lasciati dai concorsi non coperti, non avere personale specializzato per il sostegno, ritrovarsi con masse di domande di ritrasferimento al Sud da parte dei neo-immessi in ruolo ecc. ecc. Costante, che ne pensi?

(C) Penso che, purtroppo, la situazione della scuola non è migliorata, da quando l’ho lasciata come insegnante, parecchi anni fa e penso ancora più convintamente che sia anche peggiorata dal punto di vista delle strutture, degli strumenti legislativi e della preparazione degli insegnanti. Questo non vuole colpevolizzare nessuno, ma parlano le comparazioni che fa l’OCSE delle capacità nelle materie fondamentali degli studenti delle varie nazioni, a parità di anni d’istruzione. Non siamo mai stati in cima alle classifiche, ma ora siamo veramente troppo indietro. Vedo progressi significativi, forse perché è il mondo che conosco meglio e frequento da vicino come gestore, solo nella scuola dell’infanzia. Ma di questo non voglio parlare, sarei troppo coinvolto.

(S) Ti voglio sottoporre una notiziola, gustosa, buona per i tuoi paradossi. Leggi! “Dalla Puglia arriva la richiesta al ministro Fedeli, di riaprire le scuole ad ottobre, a causa del caldo eccessivo che si protrae anche il mese di settembre.

Infatti, l’assessore alla Pubblica Istruzione di Latiano, comune di circa 14000 abitanti nella provincia di Brindisi, ha lanciato un appello alla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, per chiederle di posticipare di qualche giorno la riapertura delle scuole prevista per settembre.
Si legge su Fanpage.it, “questo perché a settembre fa ancora molto caldo e – sostiene l’assessore Teodora Tiziana Rizzo – riaprire le scuole a ottobre potrebbe essere una soluzione utile a tutti. La preoccupazione dell’assessore è legata a quelle situazioni di quei bambini costretti a stare 5 ore in aule sprovviste di climatizzatori”.

“Ormai da qualche anno siamo tutti consapevoli di questo cambiamento climatico che ci vede ormai assoggettati alla caratteristiche del clima tropicale. Il Sud in particolare ne è molto penalizzato. La mia preoccupazione è per i bambini, i ragazzi, gli adolescenti che a settembre inizieranno l’anno scolastico. Non ci sono nelle aule climatizzatori, come si fa a rimanere cinque ore al caldo? Come faranno a concentrarsi?”, si chiede l’assessore Rizzo.
“Invito e lancio un appello al Ministro della Pubblica Istruzione di trovare urgentemente misure alternative per quel che riguarda l’apertura delle scuole e di rimandare l’avvio delle lezioni al mese di Ottobre”, continua Rizzo.
In definitiva “posticipare l’apertura delle scuole di 15 giorni non cambia la vita, ma ci guadagnano in salute bambini e docenti. Anche questo a mio avviso è interesse superiore del minore! Ma come al solito agli adulti dei minori importa poco”, conclude il suo appello l’assessore all’Istruzione Rizzo
”. (fonte: Tecnica della scuola – online)

(C) AH! Quando ero studente apprezzavo molto la libertà concessami dalla scula nel mese di settembre. Ma ricordo che per metà dei compagni di classe era anche il mese degli esami di riparazione, dopo aver studiato privatamente tutto il mese di agosto, non certo al fresco, naturalmente presso un amico/amica/parente del professore.

(O) E aver rovinato le vacanze di papà, mamma e magari fratelli/sorelle che certamente non te la perdonavano… E la vita dei professori? Tra esami vari, di ammissione, di maturità, di riparazione e, appunto, lezioni private, non era certo un paradiso. Sarà l’interesse superiore del minore o quello del personale della scuola?

(C) Mi sembra che al ministero interessi soprattutto far quadrare i conti e contemporaneamente tener buoni i sindacati, che notoriamente non hanno a cuore gli interessi materiali dei loro iscritti ma pensano soprattutto al benessere e agli interessi degli studenti! Bada: non parlo dei professori in generale o di qualche categoria in particolare, intendo rimarcare che nella scuola raggiungere quello spirito di collaborazione, che rende armonica la collaborazione tra dirigenti, docenti e allievi, è più difficile che altrove. Così il Ministero (non dico la Ministra, che è l’ultima arrivata e può solo esprimere qualche auspicio, qualche velleitario desiderio), cerca scorciatoie, per salvare capra e cavoli. Un esempio: la riduzione della scuola secondaria superiore a quattro anni. Questa proposta non è stravagante in sé, ma appare intempestiva, nel momento in cui l’università, già in casa propria penalizzata dall’introduzione del doppio livello di laurea, lamenta l’impreparazione delle ‘matricole’ nelle competenze fondamentali: italiano, matematica, lingua straniera.

(S) E l’uso del telefonino? Queste “sperimentazioni” non sono cervellotiche? Non sono un segno di resa alla mentalità dominante, di natura tecnocratica, che vuole formare meri esecutori, in grado di trovare velocemente, in un serbatoio di sapere estraneo alla persona, una conoscenza, anche solo una notizia, una formula prefissata?

(C) Anche se potrei incorrere in una tua critica usuale, quella di voler anch’io salvare capra e cavoli, ti dico che qualsiasi mezzo può essere utile, se usato bene, sotto la guida di persone preparate e responsabili. Il punto fondamentale è che il fine principale della scuola non l’acquisizione di abilità tecniche, di capacità professionali, ma è l’educazione, compito tanto più importante quanto viene sempre più trascurato dalla famiglia. Ma se educare i genitori a ricordarsi di essere i primi educatori è un affare difficilissimo, di cui quasi nessuno si fa carico (certamente non è IL COMPITO della scuola), ‘educare’ gli insegnanti ad essere educatori è possibile, è indispensabile ed è IL COMPITO PRIMARIO E SPECIFICO della scuola. Non si possono educare i giovani se si trascura la formazione degli insegnanti come tali. In particolare, sostengo che tale compito non è delegabile all’università, che certamente deve fornire ANCHE nozioni di pedagogia e di psicologia agli insegnanti di italiano d’inglese, di matematica, di scienze, a tutti quanti, insomma; ma non può sostituire quell’esperienza guidata che veniva fornita ai giovani professori dai colleghi più esperti e soprattutto dal preside. Ma oggi cosa volete che faccia un povero preside, cui hanno messo a carico un istituto cosiddetto ‘comprensivo’, fatto di sei o sette sedi, di elementari (pardon, primarie,) secondarie di primo e secondo grado e spesso anche di scuole dell’infanzia? Questo cireneo, oberato di una montagna di compiti burocratici diversi, minacciato di sanzioni durissime in caso di inadempienza, come può essere in grado di guidare decine di insegnanti, di cui molti precari, alcuni con spezzoni d’orario in scuole diverse, spesso frustrati o comunque non stimolati a quel continuo miglioramento che è implicito nell’evoluzione inevitabile di ogni insegnamento?

(S) Accidenti! Sei persino più pessimista di me. Ma il decadimento è davvero inevitabile?

(C) Assolutamente no, ma occorre riportare al centro degli interessi scolastici l’educazione, che è anche l’unico modo per coniugare tutti gli interessi: quelli dei giovani e delle loro famiglie, degli insegnanti e di tutti gli operatori della scuola, compresi i loro interessi economici, che saranno certamente meglio valutati quando si vedranno uscire dalle scuole italiane giovani più maturi e responsabili, più capaci di affrontare l’università o il lavoro, la formazione di una famiglia e la genitorialità, le responsabilità sociali e politiche. Non è un utopia pensare che a quel punto anche i voti non verranno ai politici dalle mance elettorali mascherate da stabilizzazione del posto di lavoro, ma dai risultati. In fondo è quello che sperimentiamo, anno dopo anno, quando vediamo che la scuola paritaria non statale può chiedere alle famiglie cospicui contributi economici, perché è in grado di dare in cambio non solo competenza, ma soprattutto educazione.

(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante

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