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Attualità

AMICIZIA CIVICA, VITA BUONA

mons. LUIGI PANIGHETTI - 13/10/2017

panighettiRmfonline mi chiede una sorta di bilancio a due anni dal mio insediamento come Prevosto di Varese.
È sempre molto difficile fare bilanci e molti sono i rischi di omissioni o errate valutazioni. Sapendo questo mi pare che in senso generale siano stati due anni globalmente positivi.
Ho conosciuto persone, istituzioni, situazioni del mondo ecclesiale e civile; i varesini mi hanno accolto con cordialità; ho avuto prova di disponibilità e collaborazione.
Certo il lavoro non manca. E non solo perché molti sono i fronti di impegno, ma anche perché la situazione generale articolata, complessa e fluida lancia sempre nuove sfide.
Accenno a qualche tema.
Ho sempre molto apprezzato l’apporto rappresentato dalle varie forme di solidarietà e carità espresse da associazioni cattoliche e non. È un aspetto rilevante per ciò che è in grado di produrre in termini di concreta o operosità, ma anche per il significato stesso di gruppi aperti ai bisogni e attenti a trovare soluzioni. È un tratto certamente da non sottovalutare, bensì potenziare. Come?
Ritengo che il passo ora da compiere sia quello di un più stretto collegamento tra le varie realtà operanti ed una più evidente sinergia tra di loro al fine di rendere più efficace e razionale gli interventi. Siamo in un tempo avaro di risorse (non solo economiche) e dobbiamo imparare ad ottimizzare metodi e prassi per meglio operare.
Altro versante a mio parere rilevante è costituito dalla interazione tra mondo ecclesiale e mondo civile.
La «Lettera alla Città» presentata ufficialmente nel maggio scorso sono convinto costituisca una buona base di partenza.
A fronte della frammentazione della nostra Città e più in generale della nostra realtà storica è necessario un dialogo è un confronto tra uomini e donne di buona volontà che permetta di individuare nodi tematici cruciali sui quali attrarre l’attenzione della cittadinanza ed ipotizzare percorsi da sottoporre a chi ha pubbliche responsabilità.
Impegno difficile e non di breve durata, ma forse in grado di fare incontrare le persone e attivare dinamiche propositive.
Concludo sottolineando come l’orizzonte dentro il quale la comunità civile ed ecclesiale è chiamata a collocarsi sia quello «dell’amicizia civica» e della «vita buona»: si tratta di adoperarsi perché ciascuna persona e l’intera società mostri il volto di un umanesimo capace di proporre il bene possibile e non solo una difesa del proprio interesse privato.
Monsignor Luigi Panighetti
Prevosto di Varese

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