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Libri

ENDRIGO, GRANDE PAPÀ

BARBARA MAJORINO - 23/11/2017

endrigoL’avevamo tanto amato, ma poi come spesso accade nella musica, lo abbiamo lasciato un po’ indietro. Gli idoli cambiano, gli stili, pure e gli indici di gradimento si evolvono con le mode musicali del tempo. Ma poi, per fortuna, quando le canzoni sono belle, c’è una sorta di eterno ritorno. Parlo di Sergio Endrigo riscoperto con tre “fleurs” da Battiato, ovvero tre riprese “d’autore” di sue canzoni come l’indimenticabile “Aria di neve” che inizia con le struggenti note eseguite al piano della Serenata di Schubert, prima di esordire con “Sopra le nuvole c’è il sereno/ma il nostro amore non appartiene al cielo”. Segue “Te lo leggo negli occhi” e la suggestiva “Era d’estate”.

Ora sua figlia Claudia ha dato alle stampe per Feltrinelli “Endrigo, mio padre” (pagine 204, euro 16), volume commosso e delicato quanto brioso e stuzzicante, ricco di aneddoti ma anche di verità a volte dolorose o sottaciute. Claudia Endrigo racconta delle origini del padre nato a Pola, di un mestiere che seppe trasformare in arte con rigore, riannoda i fili che lo legavano a Bruno Lauzi e Marisa Sannia, ne rimette in luce il coraggio di dare spazio nel ’76 alla già allora emarginata Mia Martini, soprattutto ha la forza e la serietà per darne l’alcol quale via di fuga, i problemi all’udito, una solitudine a tratti voluta, l’ischemia e gli ultimi giorni della sua vita.

In un’intervista concessa ad “Avvenire” Claudia racconta con sincerità di essersi proposta di non realizzarne un’agiografia ma di rispettare suo padre raccontandone la storia con tutti i chiaroscuri. «Affrontare i periodi bui, la malattia di mamma, la sua perdita dell’udito: in centinaia di consulti mai ci hanno parlato di acufeni; facemmo visite su visite e alla fine papà perse l’uso di un orecchio». Pochi seppero infatti che perse l’udito già negli anni ’80…

Endrigo, per ammissione della stessa figlia Claudia, non aveva un carattere facile. Era umbratile, introverso, talora scontroso, forse a causa delle sue origini istriane che lo fecero sentire un eterno esule. Malgrado avesse avuto successo vincendo a Sanremo con “Canzone per te” in coppia con Roberto Carlos, malgrado altre sue canzoni fossero arrivate in finale (è il caso ad esempio di “Lontano dagli occhi” del 1969, rifatta di recente da Gianna Nannini), non era mai soddisfatto del mondo dello spettacolo, delle sue leggi a cui doveva adattarsi. Non prese bene gli scherzacci e le parodie di Alighiero Noschese in tv con lo sketch “Arriva il triste Endrigo sull’Arca di Noè”, attorniato da donne luttuose e velate. Alla Bussola durante una sua performance disse al patròn Bernardini di far smettere Noschese e le sue satire, altrimenti lo avrebbe preso a cazzotti. E c’è da giurarci che fosse intenzionato a farlo.

Le canzoni di Endrigo composte per Sanremo con le liriche di Sergio Bardotti suo fidato collaboratore, arrangiate da Bacalov (che è mancato in questi giorni), del resto ebbero molte importanti cover, proprio perché non erano mai così “sanremesi” (nel senso di “nazional-popolare”). Ed è per questo che durano nel tempo. È il caso di “Adesso sì” (1966) che ebbe un’ispirata cover da Lucio Battisti.

Canzoni belle, tante, ma su tutta la sua produzione artistica, una più fortunata delle altre: “Io che amo solo te” con una melodia ad ampio respiro ripresa da numerosi artisti che la inseriscono nel loro repertorio. Pur non essendo tra quelle che prediligo, ne capisco le ragioni del grande successo.

Altre canzoni finite nel lato B dei vecchi 45 giri di vinile, ma nient’affatto disprezzabili, sono “Vecchia Balera”, “La periferia”. “La brava gente”, “I tuoi vent’anni”…Vale la pena di riascoltarle e per le più giovani generazioni, di scoprirle. Come è quasi obbligatorio ascoltare con attenzione i versi “maledetti” di “Via Broletto 34″, storia di un delitto d’onore, e la desolata “Basta così”, storia di un amore non corrisposto “Perché il sorriso di uno sconosciuto/ è tanto tanto più importante di me/perché il baciamano di un cretino/ è tanto tanto più importante di me (…) “, che pare esserle stata ispirata da un amore finito male con Miranda Martino, per la quale scrisse “Ballata di una donna sola”. Altri pezzi imperdibili sono “Teresa”, “Dimmi la verità”, “Mani bucate”.

Claudia Endrigo intreccia nel suo libro, note, canzoni, aspettative e delusioni di suo padre. Ci racconta, ad esempio, che pur non sottovalutando la collaborazione con Rodari per la canzone “Ci vuole un fiore”, non amava sentirsi indicare in modo riduttivo un “cantante per bambini”. E non lo era, anche se per la figlia Claudia allora bambina, fu gratificante poter cantare insieme al padre.

Sergio Endrigo è il cantante che più ancora di Paoli e di De Andrè rassomiglia ai “chansonnier” francesi. Intanto è sorprendente la rassomiglianza con l’attore-cantante Serge Reggiani (che guarda caso, porta il suo nome), ma a chi ha un poco di orecchio musicale, non sfugge il modulo musicale francese di molte sue canzoni, secondo il valzer in “crescendo” come “Elisa Elisa”, che richiama “La valse à mille temps” e “Viva Maddalena” che già nel nome e nello stile rimanda a “Ce soir j’attends Madeleine” di Jacques Brel. Ora sono giorni grassi / Son finite le vacche magre / Ora sono giorni grassi / Ho incontrato Maddalena / Tu non esisti più / Non ricordo più i tuoi occhi (…).

Tutto questo, anche se poi come tutti gli artisti è dotato di curiosità e di grande voglia di sperimentazione, cimentandosi per il mercato latino con collaborazione di autori come Vinicius de Moraes e Toquinho.

A otto anni dalla sua scomparsa Sergio Endrigo vince virtualmente l’Oscar per la musica. Il compositore Luis Bacalov ha infatti riconosciuto legalmente al cantautore istriano, accettando una transazione al termine di una annosa causa, la co-paternità della colonna sonora del film “Il postino” per la quale nel 1996 gli era stata conferita la prestigiosa statuetta.

La decisione di Bacalov, che ha ridepositato alla Società degli autori i bollettini – come dire, l’atto di nascita di quelle musiche – con l’aggiunta dei nomi di Sergio Endrigo, Riccardo Del Turco e Paolo Margheri, mette fine a una causa che si trascinava da 18 anni. Peccato che Endrigo non poté godere di questa rivincita morale, poiché anche questo episodio controverso rappresentò per lui una ferita che si trascinò per anni. La musica de “Il postino”, infatti è una melodia prelevata pari pari da “Nelle mie notti”, sua canzone.

Claudia Endrigo si aspetta che quest’anno la nuova edizione del Festival di Sanremo, dedichi un tributo musicale a suo padre. Sarebbe ora. Ce lo aspettiamo anche noi.

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