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Attualità

UN UOMO E LA FATTORIA

FELICE MAGNANI - 07/12/2017

schiaffiQuando entri nell’oasi agricola di Alessandro Schiaffi a Sangiano, provi un sussulto e uno stato di profondo benessere. È come se una parte della tua storia volesse annunciarti che non c’è nulla di cambiato e che quel mondo che hai amato con tutto te stesso è ancora lì per farti capire che quello che tu chiamavi erroneamente passato è solo un’idea e che la realtà continua a dispetto della tecnologia digitale, delle migrazioni planetarie e delle auto elettriche.

 Quando entri nell’azienda, prima di scendere dalla macchina, resti per un attimo fermo, immobile, giri lo sguardo e osservi per convincerti che è tutto vero e che in quella stalla, in quella bottega e in quel polmone verde la vita ha mantenuto intatti i suoi tempi, i suoi spazi, le sue relazioni, i suoi attori, oggi come allora.

 Signor Schiaffi, parliamo un po’ della sua vita

Sono stato fino al 1962, per quasi dodici anni, dai Fantoni a Laveno, dove avevano realizzato la loro fattoria e dove allevavano bovini e maiali. I miei maestri sono stati mio padre e loro, i signori Fantoni, dai quali ho svolto una parte molto importante della mia vita lavorativa. Nel ‘62 ho deciso di cambiare, perché sentivo la necessità di trovare nuove motivazioni, di creare qualcosa di veramente mio. Ho aperto il primo negozio a Gemonio, nel 1962. Siamo rimasti lì per dodici anni. Un giorno, un signore di Laveno, che avevo conosciuto qualche tempo prima, mi disse che voleva vendere la sua proprietà di Sangiano. Era piuttosto anziano, aveva già più di ottant’anni. Ci siamo incontrati e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto comprare quella proprietà. Con un milione la compro, torno a casa, faccio la sorpresa a mia moglie: “Ho comprato la bottega per te”. Mia moglie si è subito dimostrata bravissima, ha messo in campo una grande abilità nel contatto con i clienti. Tutto questo avveniva nel 1973. Sono stati anni bellissimi, di grandi soddisfazioni e di grande lavoro.

Come nasce la fattoria?

Nasce dalle esperienze vissute nei negozi che abbiamo gestito, ma anche da circostanze favorevoli, quelle che ti cambiano la vita, se le sai cogliere con lo spirito giusto. Per realizzare questo progetto non abbiamo mai avuto bisogno delle banche, abbiamo sempre cercato di mantenere un equilibrio e posso confermare che ce la siamo cavata benissimo. Un cliente, che era stato mio compagno di scuola, aveva un padre che possedeva molte proprietà. Alla morte dei suoi genitori ha ereditato tutto, ma purtroppo le cose per la sua famiglia non erano andate bene, per cui aveva pensato di vendere dei terreni. Il problema è che non riusciva a vendere. Ho chiesto a mia moglie quanto quel signore le doveva; non ci ho pensato due volte e ho comprato il suo terreno.

Signor Schiaffi, entrare nel suo negozio è come riprendersi una parte di storia perduta, fa bene alla salute e poi vederla lavorare è incredibilmente piacevole

La cosa bellissima è vedere quando arrivano i papà e le mamme con i bambini, leggere lo stupore nei loro occhi, quella voglia di scoperta e di libertà che la fattoria sa trasmettere: è una sensazione unica. Per i bambini la fattoria è un palcoscenico a cielo aperto, dove gli animali, i profumi, gli odori, gli alberi da frutta e gli attrezzi da lavoro giocano un ruolo di primo piano. Vedere un vitellino o una mucca, due cavalli da corsa, i galli e le galline, le oche che starnazzano e soprattutto assaporare la natura e la bellezza del paesaggio danno un tocco di umanità a tutto il resto.

C’è un ritorno alla cose più piccole, dopo la sbornia dei super?

Credo che un’azienda a conduzione familiare abbia i suoi aspetti positivi, non solo sul piano della qualità del prodotto, ma anche su quello dei rapporti umani, che un certo tipo di industrializzazione ha ridotto al minimo. Qui da noi non c’è il problema del numero, c’è solo l’attesa paziente di chi approfitta per osservare, vedere, capire, apprezzare. Il negozio parla da solo, ha una sua voce, si riempie di brevi e significativi racconti, di occhi che osservano carichi di curiosità, di punti di vista che s’ intrecciano e si confrontano.

Le persone sentano moltissimo la mancanza della bottega, di un piccolo emporio, di una fattoria dove ritrovare il senso vero della vita… È vero?

Le nuove idee e le nuove conquiste dovrebbero conservare le cose buone del passato, quelle che non passano mai, perché sono parte integrante della vita stessa. Se si corre troppo si rischia di perdere di vista valori che non sono facilmente sostituibili. Spesso si dà molta più importanza alla forma e ci si dimentica dei contenuti, perché non siamo più abituati ad avere accanto persone che ci aiutino a comprendere meglio la realtà in cui viviamo. In molti casi la gente si sente sola, ha bisogno di parlare, di confrontarsi, di chiedere, di capire, ecco che la fattoria diventa il luogo ideale. Abbiamo la fortuna di essere una famiglia molto unita, ci aiutiamo, collaboriamo, cerchiamo di mettere sempre il massimo al servizio del cliente. La famiglia è un valore immenso. Bisogna rafforzarla, metterla in condizione di poter essere all’altezza della situazione. E quando una famiglia è solida diventa un’immensa ricchezza per tutti.

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