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Cultura

TEATRO DI LUCE

OVIDIO CAZZOLA - 16/02/2018

cappella-14Un folto gruppo di allievi dell’Accademia di Architettura di Mendrisio ha affrontato un tema di grande interesse per la progettazione di un’architettura: il suo rapporto con la luce. Lo studio, la riflessione sono stati rivolti al magico scenario della salita del Rosario verso Santa Maria del Monte.

Più di quattrocento anni fa l’architetto varesino Giuseppe Bernascone, detto il Mancino, veniva incaricato di realizzare il grandioso programma di ascesa al Monte dal padre cappuccino Giovan Battista Aguggiari secondo i desideri della badessa del monastero Tecla Maria Cid. Un grande lascito della storia che ammiriamo ogni giorno guardando la montagna..

L’analisi degli studenti di Mendrisio ha considerato la relazione fra le architetture realizzate sulla via, la natura, il paesaggio.

Il paesaggio è molto cambiato rispetto a quel tempo, come le antiche rappresentazioni del percorso visto dal basso ancora ci dicono, prima che si realizzassero diffusi insediamenti di ville e piantumazioni. In quella realtà paesistica e ambientale, prevalentemente campestre, si è realizzato l’impegnativo programma.

Se la regia è stata di padre Aguggiari, con l’articolazione della ‘via’ in tre parti per ricordare i ‘misteri’ gaudiosi, dolorosi, gloriosi, il progetto delle architetture, i luoghi della loro edificazione, il loro orientamento sul percorso verso la vetta non potevano che essere scelte in collaborazione con il Mancino. Che doveva assicurare adeguata ampiezza dello spazio interno per ospitare convenientemente gli avvenimenti che sculture e affreschi avrebbero presentato, la luce naturale più opportuna per illuminare la scena, i porticati esterni di abbellimento e di sosta protetta per i pellegrini, le aperture necessarie per l’osservazione.

Il percorso che si compie è caratterizzato dalle architetture. Occorre riconoscere che il nostro architetto varesino, non sempre adeguatamente considerato dalla storia, ha realizzato qui la sua opera più ammirata. La regia di padre Aguggiari gli consente di progettare cappelle adeguate al luogo per ciascuna prescelto offrendo punti d i vista sul paesaggio.

Così la IV cappella con la Presentazione al tempio del piccolo Gesù, la XII dell’Ascensione uniscono ai significati della gioia e della gloria della loro rappresentazione interna, l’occasione per ammirare le Alpi, i laghi, la pianura lombarda. Non è forse un caso che i ‘misteri’ dolorosi siano invece proposti in cappelle addossate al monte per favorire la riflessione del pellegrino sull’evento rappresentato.

Padre Aguggiari e Bernascone non riusciranno a vedere ultimata la loro opera. Aguggiari si spegnerà nel 1631, Bernascone qualche anno prima. Non abbiamo notizie sulla sua scomparsa, forse colpito come tanti varesini dalla terribile peste del 1628. Ma la coerenza delle progettazioni architettoniche ci permette di supporre che gli edifici fossero sostanzialmente definiti. La scenografia interna e gli affreschi saranno completati anche negli anni successivi e verso la fine del ‘600.

Gli allievi dell’Accademia di Mendrisio hanno deciso di approfondire i caratteri di questo lascito di architettura che la storia ci consegna con particolare riguardo per gli studi che stanno compiendo.

La presentazione dell’iniziativa è stata fatta dal direttore della Villa e della Collezione Panza, Anna Bernardini, e dal direttore dell’Accademia, Riccardo Blumer.

Lo studio condotto approfondisce il rapporto tra spazio, luce e natura in un “dialogo tra luce e architettura” giocato sul contrasto tra luce e ombra. Sulle caratteristiche fisiche della luce “e i suoi fenomeni come la diffrazione, la rifrazione, la riflessione e l’iterazione”.

A villa Panza sono state attivate dieci ‘macchine’ per evidenziare i concetti espressi ed esemplificare gli effetti della luce e delle ombre, considerando in particolare la XIV Cappella. Il suo impianto ‘ruotante’ su quattro fronti che si ripetono con la loro grazia sobria ed essenziale. E l’incidenza della luce nelle diverse ore del giorno.

Viene proposta un ‘esperienza notevole per la comprensione della qualità di un’architettura, fino al prossimo 4 marzo. E una sollecitazione per la necessità di riprendere con rinnovata e adeguata attenzione il controllo della progettazione di edifici, in particolare di opere significative per la comunità, nell’ambito paesistico che ci appartiene e che ricorda, frequentemente disatteso, il bisogno di bellezza della nostra vita.

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