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Attualità

IL GIRONE DEGLI AUTODIPENDENTI

LUISA OPRANDI - 10/03/2012

 

Se Dante fosse stato uomo del nostro tempo, chissà se avrebbe previsto, in qualche girone infernale, la collocazione definitiva per gli autodipendenti? Viene quasi da pensare che sì, una legge del contrappasso li avrebbe probabilmente costretti in aeternum a camminare, incontrando gente e fermandosi a chiacchierare, scoprire con meraviglia angoli nascosti che la città riserva, alzare lo sguardo e ammirare i colori del cielo e il gioco delle nubi sopra i tetti, prendere a prezzi modici gli autobus cittadini senza aspettare troppo tra una corsa e l’altra, stupirsi del fatto che l’auto può essere, in molti casi, un optional e non un servizio indispensabile, sempre e comunque.

La saggezza dantesca, capace di sferzare vizi e prospettare possibili percorsi virtuosi di benessere individuale e collettivo, avrebbe certamente saputo farsi interprete della difesa del verde e della vivibilità collettiva. Fuori da qualsiasi demagogica lettura e interpretazione della realtà, pare invece quasi impossibile che ogni approccio alla valorizzazione dei nostri luoghi non debba passare per la costruzione di nuovi parcheggi, a favore e sostegno dell’autodipendenza cui pare essere legata indissolubilmente ogni idea di modernità e, peggio ancora, di futuro. Non si nega la necessità di valorizzare spazi, a corona del centro, che consentano di fermare il flusso verso l’area commerciale al dettaglio delle vie principali del nucleo storico o che, nelle zone di avvicinamento alla città, si individuino luoghi deputati ad accogliere le auto.

Il destino dell’area sul viale Europa, sotto la collina di Bosto, dall’epoca dei mondiali ad oggi è però ancora estremamente vago e lo scheletro che resta a testimonianza irrisolta di quel progetto è nella memoria recente e sotto gli occhi di tutti. Il grosso nodo della ipotesi di intervenire nel giardino storico di villa Augusta e la ventilata possibilità di intervenire anche dentro il parco di villa Mylius fanno, a loro volta, tremar le vene e i polsi al solo pensarci. Quel che è chiaro è come non esista la volontà di progettare e definire, nel rispetto della vocazione che la città vuole darsi, un piano dei parcheggi organico che contempli e supporti le esigenze plurali della città e della sua gente. Né che sia attivo, benché prospettato e annunciato da anni, un altrettanto necessario piano della mobilità, che prenda in considerazione il potenziamento del servizio pubblico, con opportunità di incentivare, attraverso costi contenuti di biglietti e abbonamenti per fasce di popolazione o per utilizzo, l’uso degli autobus o di non fantomatiche navette.

Una città che guardi avanti, parte necessariamente dal ragionare sulla propria peculiarità per incrementarla e potenziarne le risorse. Varese è città di giardini, del verde e delle colline. Dentro questa cornice convivono la dimensione relazionale, culturale, economica, solidale. Anime che vanno sempre tenute in conto contestualmente, impedendo il più possibile il prevalere dell’una sulle altre. Il problema dei parcheggi ne è un esempio. Affrontarlo in modo organico significa prenderlo in considerazione assieme a tutte le altre opportunità di intervento per soluzioni che siano a misura di persona e che, al tempo stesso, aprano il futuro cittadino a maggiori soluzioni di vivibilità. Ma significa anche puntare in via prioritaria a mettere in atto soluzioni che comprendano forme indiretta di educazione al benessere e al rispetto reciproco.

È così impensabile un servizio di autobus che possa portare gli studenti nell’area delle scuole sempre congestionata, disincentivando l’uso del mezzo proprio? Se ci fosse questo servizio, anche molte famiglie perderebbero l’abitudine di andare con l’auto fin sul cancello della scuola all’entrata e all’uscita dei propri figli dai vari istituti. E la città avrebbe messo in atto una proposta educativa di grande valore. Cosi potrebbe essere nel caso in cui, il fine settimana, si prevedessero delle navette di servizio notturno che dalle zone esterne portassero in centro. Servirebbero a evitare la sosta selvaggia in alcune vie cittadine attorno alla Piccola Brera locale o alla piazza principale della città. Sarebbe un bel modo di parlare di rispetto dell’ambiente ai giovani, senza impedire loro di divertirsi. Una città diversa è possibile e anche un modo bello di viverla non è fantascienza.

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