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Diario

SE È IL MEDICO A MORIRE

CLAUDIO PASQUALI - 10/03/2012

“Caro Sandro, la notizia della tua scomparsa improvvisa dalla scena di questo mondo mi ha colto di sorpresa la mattina di quel venerdì, quando mi giunse la telefonata di Anna in albergo, mentre ero in vacanza a Corvara. Così mentre sciavo su distese interminabili di neve, in uno scenario meraviglioso di luce e di colori, di vette imbiancate che si ergono verso l’azzurro terso del Cielo, che tanto mi richiamano al Paradiso, il cuore e la mente ricorrevano sempre a te in una grande pace. Quel giorno nei lunghi silenzi delle seggiovie e delle discese ho rivisto come in un film la nostra vita assieme, sin dai primi anni della nostra professione. Avevamo cominciato a conoscerci durante un pellegrinaggio dell’Unitalsi a Lourdes, e così iniziò una grande amicizia, che ci portò a fondare l’Associazione Medici del Medio Verbano, ad andare assieme spesse volte a Medjugorie, a condividere momenti di aggiornamento professionale e di impegno sindacale. Ti ricordi il viaggio all’Università del Cairo, e il soggiorno nel Grand Hotel degli Emiri col seguito di tutte le loro mogli, che sembrava l’albergo delle mille una notte per splendore di luci e sfarzo degli arredamenti che riproponevano l’antico stile egizio? Quanto ci siamo divertiti in quei giorni con la cena sul Nilo, i camerieri vestiti da antichi egizi e al termine la danza del ventre della ballerina egiziana! Ti ricordi il convegno che abbiamo organizzato negli anni ‘80 sulla terapia del dolore del malato terminale cui invitammo anche monsignor Dionigi Tettamanzi professore allora di morale alla facoltà di Teologia di Venegono? E quando ci fu la nube radioattiva di Chernobyl la riunione a casa mia con i fisici nucleari di Varese e tutti i medici della zona? E più recentemente le cene conviviali, che rinnovavano di tanto in tanto la nostra amicizia. Tu mi sei stato molto vicino quando morì Alma e te ne sono riconoscente ma al tuo funerale quando abbracciai Luisella io fui solo capace di piangere e basta, come durante la Santa Messa.

Ho pensato spesso come possa un medico morire improvvisamente. La morte improvvisa a differenza di una morte da malattia prolungata sconvolge in quanto irrompe nei nostri progetti umani e li annulla. La volontà di Dio azzera la nostra volontà e al momento ci disorienta perché non corrisponde ai nostri “buoni” programmi, della nostra vita condotta sino all’evento improvviso della morte, secondo la volontà di Dio. Noi medici poi siamo una categoria di professionisti un po’ particolare: sin quando stiamo bene crediamo e siamo tentati di ritenerci invulnerabili alle malattie e alla morte. Per il fatto di controllarle e di dedicarci con cure al prossimo pensiamo che il Signore ci debba proteggere, come un merito o diritto acquisito. Altrimenti siamo esposti ad un’altra tentazione che è quella del fatalismo che nasce da una eccessiva confidenza con la morte e la malattia di tante persone. Il medico è uomo come tutti gli altri destinato ad ammalarsi e alla morte come tutti gli altri, anzi nella misura che si dona ai suoi pazienti rischia ancor più per la sua salute. E la medicina, con tutti i progressi tecnologici e scoperte scientifiche nulla può sulla morte. Il fatto di curare il prossimo anche con amore e tutta la dedizione e competenza non significa per nulla che il medico abbia il potere della vita e della morte come pensa chi non crede in altro. Il destino dell’uomo è nella volontà di Dio e non tanto nel potere del medico. Occorre riportare la vita dell’uomo alla volontà di Dio. E la nostra vita occorre riportarla umilmente alla vita di Dio.

Tu, Sandro, eri un medico eccezionale, unico: del tuo stampo non ce ne saranno più. A parte la tua innata bonomia ed un carattere allegro e sempre di buon umore, sapevi sorridere, il tuo sorriso cordiale diventava, allora, una delle forme più autentiche di comunicazione con i pazienti, con i colleghi; sapevi essere amico prima che medico, e sapevi sempre sdrammatizzare tutto, avevi il dono dell’ascolto, della pazienza e del conforto. Inoltre vivevi il grande dono della fratellanza con i colleghi, che molto spesso per gelosia non si amano, per non dire che spesso si criticano vicendevolmente e si compiacciono degli errori altrui, senza considerare i propri. Eri veramente un giusto, testimone del Vangelo non tanto a parole quanto ad accogliere l’umanità dei pazienti e di tanti anziani che curavi a Cadegliano come l’umanità di Cristo sofferente.

Mi domando e ci domandiamo perché Il Signore ti ha reciso anticipatamente la vita portandoti anteprima in Cielo, quando operavi già tanto il bene e la giustizia su questa terra. Non so comprendere, né ho la pretesa di avere delle risposte al mistero della vita e della morte. Rimane il mistero della tua morte che è il mistero della morte del giusto che trova l’unica risposta nella certezza della Resurrezione da Morte di Cristo Gesù nella Vita Eterna. Rimango così sorpreso e stupito dal tuo repentino rapimento in Cielo soprattutto per il grande affetto che ci univa, e ringrazio Dio della tua vita condivisa nei momenti più belli e di averti avuto amico, tanto che ora mi sembra di scorgerti a proteggermi sempre sorridente tra le nubi del Cielo nel cuore grande del Signore.

Hon oi theoi philusin apothnēskei neos”: “Muore giovane colui che gli dei amano”. “Il giusto anche se muore prematuramente, troverà riposo. Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni; ma la canizie per gli uomini sta nella sapienza; e un’età senile è una vita senza macchia. Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e poiché viveva tra i peccatori, fu trasferito. Fu rapito perché la malizia non ne mutasse i sentimenti o l’inganno non ne traviasse l’animo… Giunto in breve alla perfezione, ha compiuto una lunga carriera. La sua anima fu gradita al Signore; perciò egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio” (Sap 4,7-14). Spesso il Signore per ragioni che non conosciamo rapisce in Cielo prima del compimento della vita coloro che predilige. Così ora, Sandro caro, prediletto dal Signore, ti prego di proteggermi nella professione che hai conosciuto anche tu difficile e piena di responsabilità per la salute dei nostri pazienti che cerchiamo di curare ed amare dello stesso amore di nostro Signore, e di concedermi un po’ delle tue virtù, che tanto ti hanno fatto prediligere dal Signore. Ti ricordo sempre con tanto affetto. Ciao e arrivederci a presto. Claudio”

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