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Opinioni

ACCOGLIENZA OLTREMISURA

VINCENZO CIARAFFA - 07/06/2018

bivaccoLa vita altro non è che un susseguirsi di coincidenze le quali, spesso, si dispongono quali causa-effetto sulla tragica scacchiera del destino dove l’imponderabile ed il ponderabile non smettono mai di giocare la loro atavica partita, i cui pezzi siamo noi. Una settimana fa nessuno poteva prevedere che, quasi alla stessa ora e ad appena un centinaio di chilometri di distanza, accadessero due episodi che possiamo considerare origine e conseguenza dello stesso problema: una malfatta accoglienza profughi.

 «Basta alla Sicilia campo profughi d’Europa. Non assisterò senza far nulla a sbarchi su sbarchi. Servono centri per espellere». Queste parole venivano pronunciate dal ministro dell’Interno Matteo Salvini a Catania, mentre, quasi in contemporanea dalle parti di Vibo Valentia veniva ucciso da ignoti un immigrato proveniente dal Mali poiché sorpreso ad asportare lamiere da un capannone.

 È sempre triste apprendere della morte di un essere umano, ma ciò che ci ha perfino sconvolti è stato come i media hanno diffuso la notizia, senza un minimo di dolente ineluttabilità o di vaglio critico dell’accaduto: “Nella zona, comunque, la situazione è tranquilla, sia nella tendopoli ufficiale, dove vivono circa 800 migranti, che nella baraccopoli distante poche centinaia di metri dove ne vivono attualmente altri circa 2-300, mentre il picco si raggiunge nel periodo invernale».

Situazione tranquilla? Tutto è a posto allora? L’ordine pubblico di facciata forse sì, non diremmo altrettanto per la coscienza di molte persone che hanno governato l’Italia in questi anni, ammesso che essi una coscienza la posseggano. Sì, perché episodi come quello di Vibo Valentia dovrebbero indurci a domande che, vuoi per opportunismo, vuoi per interesse politico, vuoi per essere in linea con la vulgata della Chiesa, abbiamo sempre evitato di porci: «È stato umanitario fare arrivare indiscriminatamente nel nostro Paese gente che poi non abbiamo saputo dove mettere e della quale ancora oggi non sappiamo dove e come inserire in una società afflitta da una miriade di problemi? Come si coniuga il dovere dell’accoglienza con le tante baraccopoli e/o tendopoli, da migliaia di posti, esistenti nel Meridione manco fossimo nel famigerato campo profughi di Nizip Ain in Turchia?

Quale futuro di integrazione e miglioria della loro esistenza hanno quegli immigrati che, ormai a migliaia, bivaccano sotto ogni portico delle grandi città e stazione ferroviaria d’Italia?

Può piacere e non può piacere ma, in buona parte, questa è la situazione dell’accoglienza nel nostro Paese, a fronte dei cinque miliardi che spendiamo per il soccorso in mare, l’accoglienza, l’assistenza sanitaria e l’istruzione dei nuovi arrivati.

Il guaio è che per finanziare l’immigrazione abbiamo continuato a stanziare soldi che non avevamo e, così, siamo dovuti ricorrere giocoforza al reperimento dalla solita “razionalizzazione” della spesa pubblica, come dire tagli alla scuola (12,6 miliardi in sei anni), alla sanità (1,7 miliardi), ai Comuni (40 miliardi in otto anni). La classica situazione del padrone di casa che per continuare ad accogliere i suoi ospiti finisce col dover vendere la casa e pure le mutande!

Con tali a tante premesse era scontato che, nel giro di qualche anno, ci saremmo ritrovati il M5S e la Lega al governo del Paese come poi è puntualmente accaduto qualche settimana fa. Incapace di capire la causa del successo di due partiti così poco “allineati”, la portata e le conseguenze di tale successo in un’Europa Comunitaria che vede nei movimenti cosiddetti populisti la propria fine, la Sinistra italiana è andata semplicemente in tilt.

Un esempio? Mentre il 1° giugno Sergio Mattarella stringeva la mano a Di Maio e Salvini, dopo averne firmato la nomina a ministri a mente dell’articolo 92 della nostra Costituzione, il Pd inscenava una semi-abortita manifestazione a Milano in difesa della medesima Costituzione e del medesimo presidente Mattarella messi in pericolo, secondo loro, dai due neo ministri che, nel frattempo, facevano la foto ricordo col presidente.

Ma a questo siamo ormai abituati perché è dal congresso di Livorno del 1921 che la Sinistra italiana non riesce a fare i conti con se stessa e neppure con quello che Marx definiva il socialismo scientifico, ovvero la realtà sociale contingente.

Mentre la Sinistra annaspava nelle sue contraddizioni storiche, Matteo Salvini, reduce da una molto accorta campagna elettorale, ha ribadito di volere andare a ridiscutere il trattato di Dublino sull’immigrazione, specialmente il punto che obbliga i Paesi di primo approdo ad accollarsi tutti gli oneri relativi all’accoglienza. E trovandosi l’Italia protesa in mezzo al Mediterraneo a far da antemurale del continente europeo, è facile desumere quanto sarebbe importante per noi la revisione di quel punto.

Ma Salvini ha promesso anche di voler rimandare a casa i 600.000 clandestini che circolano liberamente in Italia e di voler parimenti ridurre la cifra stanziata per l’accoglienza.

Fatta la tara sulle persone che egli riuscirà realmente a mandar via, e se per una volta ci togliessimo dagli occhi le fette di prosciutto delle ideologie, arriveremmo facilmente a concludere che un più accorto regime di governo dell’emergenza immigrazione converrebbe a tutti gli attori, immigrati inclusi, e migliorerebbe la sicurezza sociale e sanitaria nel nostro Paese. Sì, anche la sicurezza sanitaria stante che perfino in una regione all’avanguardia nel campo sanitario come la nostra, precisamente in una scuola di Gallarate, è comparsa la tubercolosi introdottavi da un bambino proveniente dall’Africa.

Oddio, la voce grossa di Salvini qualche effetto lo ha già raggiunto perché l’Unione Europea, dopo gli allarmi di rito lanciati quando vanno al governo coloro che ne mettono in discussione poteri e strategie, ha iniziato ad essere più “possibilista” sulle pretese italiane. Ma non è tutto perché perfino la Kaiserin Angela Merkel è stata illuminata sulla via di Damasco e ha ammesso che «Parte dell’insicurezza in Italia ha la sua origine proprio dal fatto che gli italiani, dopo il crollo della Libia, si sono sentiti lasciati soli, nel compito di accogliere così tanti migranti».

 Non che la Kaiserin sia diventata buona all’improvviso (il concetto “buono” in politica non si può applicare, per i tedeschi poi…) ma ha semplicemente capito che in qualche maniera, ed in qualche misura, bisognerà venire incontro al nuovo governo italiano.

A partire dalla revisione di alcuni trattati e dai criteri di gestione dell’immigrazione corrente: un’altra Grecia da mantenere con la foglia di fico degli stanziamenti pro-profughi al centro del Mediterraneo proprio non le converrebbe e non converrebbe all’UE che, poi, sono la medesima cosa.

Come dire che l’attuale governo – anche se probabilmente neppure lo ha ancora realizzato – alcuni risultati li ha già raggiunti. E questa dopo soli tre giorni di governo non è già una vittoria dopo anni di immobilismo e di schiaffoni da Bruxelles? Per qualcuno magari sarà soltanto una vittoriuzza de “I ragazzi della via Pàl”, ma è sempre meglio di niente.

 

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