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Opinioni

COL TRICOLORE NEL CUORE

VINCENZO CIARAFFA - 22/06/2018

europaPer la cancelliera tedesca Angela Merkel non nutriamo una spiccata simpatia e, tuttavia, le riconosciamo la durezza di Bismark, la finezza politica del cardinale Richelieu e il camaleontismo di Talleyrand. Specialmente quest’ultima caratteristica si è maggiormente palesata in questi giorni densi di polemiche sul tema dell’accoglienza e dei respingimenti nel Mediterraneo, perché ancora una volta la signora Merkel ha saputo adattarsi agli eventi, tentando di volgerli a favore anche della propria politica estera ed interna. Ma, come al solito, procediamo per gradi.

Le forze politiche che sostengono l’attuale governo avevano fatto del nuovo approccio con l’immigrazione il leit-motiv della loro campagna elettorale ed era perciò da prevedersi che, appena andate al potere, avrebbero affrontato il problema di petto: il nuovo ministro per gli interni Matteo Salvini, infatti, dopo soli pochi giorni dal suo insediamento al Viminale, ha respinto la nave Aquarius che aveva preso a dirigere verso l’Italia con un carico di 629 migranti raccolti al largo della Libia, con manovre non molto chiare, in verità, con alcune motovedette della guardia costiera libica. L’Aquarius è una nave rompighiaccio tedesca che inalbera la bandiera di Gibilterra ed appartiene ad una società “umanitaria” che ha sede legale a Palermo, la “SOS Méditerranée”. Germania – Gibilterra – Palermo è, dunque, l’asse poco virtuoso lungo il quale si snoda la contabilità della società, stante che Gibilterra ha un regime fiscale speciale. E capirete che, umanitario o non umanitario, operare in un regime fiscale favorevole è importante per un grumo d’interessi che gestisce svariati milioni di euro. Beninteso che questi milioni non sono scaturiti da un’illazione di Salvini ma da una dichiarazione del direttore generale di “SOS Méditerranée”, Timon Marszalek, nel corso di un’audizione presso il comitato parlamentare di controllo degli accordi di Schengen l’11 maggio del 2017: «Oggi la nostra organizzazione è composta da tre associazioni sorelle, SOS Méditerranée Germania, Francia e Italia, con un bilancio annuale di circa 4, 7 milioni di euro, vale a dire 11.000 euro al giorno». Per capire la portata degli interessi in gioco basti pensare che fino ad un anno fa le navi ONG che rastrellavano il Mediterraneo erano nove e oggi ridottesi a tre.

Senza scendere in ulteriori dettagli che ci porterebbero fuori tema, crediamo risulti in tutta evidenza che quello del “salvataggio” in mare dei migranti sia divenuto un enorme business. Esso viene fatto sulla pelle dell’Italia che, per la sua posizione nel Mediterraneo, si trova ad essere l’antemurale dell’Europa di fronte all’Africa, ma non l’unico suo punto di approdo. Di questo, purtroppo, non hanno tenuto conto i nostri impavidi uomini politici del recente passato i quali, in modo trasversalmente incomprensibile, sottoscrissero le tre versioni del Regolamento di Dublino il cui articolo 13 forse neppure erano andati a leggere: «Quando è accertato (…) che il richiedente ha varcato illegalmente, per via terrestre, marittima o aerea, in provenienza da un Paese terzo, la frontiera di uno Stato membro, lo Stato membro in questione è competente per l’esame della domanda di protezione internazionale».

Come dire che la responsabilità dell’asilo è del Paese di primo sbarco e, stante l’accennata caratteristica geografica della nostra penisola associata ad un’accoglienza scriteriata e divoratrice di miliardi, si capisce perché le ONG tentino di ammollare la loro “opera umanitaria” a noi e non ad altri Paesi che pure affacciano sul Mediterraneo: da noi è più facile, possono contare addirittura sulla collaborazione della marina da guerra! Di converso, anche soggetti solitamente al di sopra della politica iniziano a domandarsi se non sia stato incosciente sottoscrivere il Regolamento di Dublino senza prevederne i limiti geografici ed i contrappesi politici ed economici per l’Italia.

Di recente, però, v’è stato un accadimento che ha rimesso tutto in discussione: il ministro degli interni e quello delle infrastrutture e trasporti italiani hanno negato l’attracco ad una nave carica d’immigrati, l’Aquarius, dopo una richiesta di collaborazione al governo maltese andata inesaudita, arrivando a minacciare la chiusura dei porti italiani alle ONG straniere. Ebbene, il dato che nella circostanza stava emergendo dal centro del Mediterraneo era chiarissimo, eccetto che per un presidente fatto con i mattoncini della Lego come quello francese Macron e per il PD nazionale: i Paesi pro accoglienza si avviano, ormai, a diventare una minoranza nell’Unione Europea! Infatti, agli insulti lanciati contro l’Italia dal presidente francese e da qualche suo altrettanto sprovveduto capataz non è seguita – come lui e il PD nostrano speravano – la levata di scudi dell’Unione Europea e della Germania, anzi. E, addirittura, un insolitamente sobrio presidente della Commissione Europea, Juncker, ed un’insolita pro-Italia, Angela Merkel, ne hanno preso le distanze, dando in pratica ragione a Salvini. E che ciò accadesse era inevitabile.

Ma al miope presidente che a questo punto chiameremo “Micron”, va comunque ascritto il merito involontario di aver risolto tre problemi europei in una sola volta: quello dell’Italia, dell’UE e della Germania. L’Italia è finalmente riuscita a piazzare al centro del tavolo politico internazionale la mal gestita questione dell’immigrazione e quella che, con ipocrisia, viene in questi giorni chiamata “difesa dei confini esterni”, che altro non è in realtà che ripristino delle frontiere. Juncker che non sapeva, fino a qualche giorno fa, come ammansire quei Paesi che non vedono di buon occhio il Regolamento di Dublino e la politica sull’immigrazione fin qui seguita dall’Unione Europea, come la Polonia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Repubblica Slovacca, l’Austria e l’Italia, ai quali potrebbero aggiungersene altri minacciando l’esistenza stessa dell’Unione, per salvare il salvabile non ha sposato le tesi estremiste di Macron.

Anche Angela Merkel, che di questi tempi proprio sull’immigrazione sta affrontando una crisi politica interna che minaccia di travolgere il suo neonato quarto governo, non sposando la linea del presidente francese ha risolto in parte i suoi problemi. Sì, perché facendo un sofferto endorsement a Salvini ha tacitato, per il momento, il suo ministro per gli interni, Horst Seehofer, al quale non va giù la politica dell’immigrazione del governo di cui fa parte, e se Seehofer dovesse sbattere la porta e andar via, Frau Merkel oltre al governo perderebbe anche la Baviera conservatrice. Insomma si chiuderebbe in modo drammatico un ciclo storico favorevole per la Germania. Senza contare che ha così potuto artatamente lasciare Macron – suo unico competitore nella UE – col cerino in mano.

Che Salvini fosse cosciente di tutto questo ne dubitiamo fortemente e, tuttavia, riteniamo che il Paese gli debba lo stesso gratitudine per avere avuto il coraggio di sbattere i pugni sul tavolo, riuscendo a creare intorno a sé un’area di consenso trasversale utile per il futuro, quale che sarà il partito al governo, anche se al momento la situazione immigrazione rimane pressoché immutata. Proprio a Salvini vorremmo dare un suggerimento: «Lasci perdere le pettorine della Lega quando va in giro perché adesso è il ministro degli interni della Repubblica e rappresenta tutti gli italiani!». Anche noi che scriviamo col Tricolore nel cuore.

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