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Opinioni

FALSA PAURA

ANTONIO MARTINA - 29/06/2018

parmitanoLuca Parmitano, l’astronauta nato a Paternò (Catania) 41 anni fa, sta per diventare il primo comandante della Stazione spaziale Internazionale con la bandiera italiana cucita sulla tuta.

In una recente intervista ha sottolineato come il suo addestramento sia basato anche sulla corretta interpretazione e gestione della paura. Si tratta di un aspetto determinante perché, se non sei preparato, la paura ti attanaglia al problema mentre è determinante e vitale concentrarsi sulla soluzione del problema.

Nella quotidianità ci vengono proposte, con estenuante e monotona ritualità, alcune problematiche finalizzate alla crescita della paura. Ad esempio la paura della diversità,

la paura del lavoro, la paura dell’invasione dei barbari, la paura della minore sicurezza.

Ma mentre il comandante Parmitano è addestrato per capire e vincere la paura, trovando le più appropriate soluzioni, noi siamo lasciati in balìa degli slogan e di una fraseologia che ci appare, a volte, anche giustificabile: “Io non mollo, è finita la pacchia, vado fino in fondo, lavoro per 60 milioni di italiani, la mia mamma”. E le soluzioni del problema? Da tempo ci indicano le solite: servono accordi con l’Europa, aiutiamoli a casa loro, eviteremo così qualsiasi tentativo di emigrazione.

Un “compagno di viaggio” nel libro “7 in condotta”, (edito da Franco Angeli) in cui si narra la storia professionale di dieci varesini, Carlo Chiesa testimonia la sua esperienza ventennale iniziata in Kuwait e poi proseguita in Libia. Oggi si interessa di cultura islamico mediterranea.

Nel suo racconto dice: Ho imparato a capire e a giustificare coloro che arrivano sui barconi. Se fossi in grado di aiutarli direttamente li tratterei come esseri umani, sono in estrema difficoltà e costretti alla fuga anche se rischiosa. Trovo deludente la costruzione di campi di concentramento in Libia, la vendita di armi e l’utilizzo di pattugliatori del mare. Dovremmo piuttosto aiutarli nella ridistribuzione dei proventi del petrolio e crescita del loro Paese.

E ancora: Penso di non essere l’unico a voler ricordare il travaglio dei nostri nonni e anche dei nostri padri quando, per fame, salivano sulle navi o sui treni per cercare altrove una dignità che la loro Italia non era stata in grado di offrire. Una buona accoglienza e una mente sgombra da ogni pregiudizio potrebbero condurci ad una soluzione efficace.

Solo chi ha visto con i propri occhi e col cuore le miserie e le rinunce indotte da governi militari, può meglio comprendere i motivi di quegli esseri umani i quali cercano altrove la possibilità di una migliore esistenza. Una persona affamata e senza prospettive è disposta a qualsiasi rischio e la traversata in barcone può costituire l’unica speranza. Una ritrovata concordia Europea unita ad accordi con i Paesi di provenienza possono garantire soluzioni degne del genere umano.

Ricordo ancora che durante l’embargo, per un pernottamento a Djerba pagavo 70 euro mentre chi mi accoglieva al bureau percepiva un stipendio mensile di 80 euro. Dopo la lunga esperienza mi sento di ribadire che, anche a costo di sacrifici, dobbiamo cercare contatti al di fuori delle nostre abitudini, avere il coraggio di partire non solo verso mete turistiche.

Conoscere e frequentare il “diverso” oltre a farci maturare più in fretta, ci responsabilizzerà, ci aprirà alla comprensione e ci predisporrà alla ricerca della soluzione dei problemi. Inoltre dovremmo allenarci a cambiare modo di pensare e rifiutare gli stereotipi e le ignoranze che ancora oggi sembrano prevalere. Il mondo arabo si sta espandendo per due principali ragioni: la prima riguarda il forte incremento demografico. In molti Stati Arabi i 2/3 della popolazione hanno meno di 35 anni.

Per questo il problema immigrazione in Italia va affrontato e risolto; il respingimento e il carcere non costituiscono l’antidoto ma solo l’aggravamento della situazione esistente che si deteriora ulteriormente. La seconda ragione è il petrolio. Volenti o nolenti al momento dipendiamo da questa fonte d’energia e lo saremo ancora per molto. I giovani partendo da queste due considerazioni dovrebbero ricordarsene ed operare affinché i rapporti fossero improntati alla comprensione e soprattutto alla collaborazione. Sarà arduo ma intervenire con tenacia per una equa redistribuzione dei profitti in quei Paesi produttori rappresenterebbe una sicura fonte di reddito e la soluzione al fenomeno dell’emigrazione.

Il presente è questo e il futuro sarà ancora questo. Sia l’astronauta Luca Parmitano sia l’emigrante Carlo Chiesa hanno sottolineato la necessità di un forte impegno verso “la soluzione del problema”. Restare solo sul problema significa perdere! Significa anche amplificare gli effetti di una falsa paura.

 

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