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Opinioni

ALTRO CHE BOMBE!

ANTONIO MARTINA - 26/03/2021

Un impianto per la produzione di idrogeno

Un impianto per la produzione di idrogeno

Dopo l’obsolescenza programmata, soluzione che molto probabilmente subiremo per facilitare e commercializzare l’elettrico, torno sul tema principale dell’articolo pubblicato il 12 marzo scorso: “come migliorare la natura del territorio che sarà utilizzato dalle generazioni future”.

Le componenti di base sono: aria, acqua e suolo. Tre elementi che si interconnettono nell’inquinamento e quindi nella parte vitale della nostra quotidianità.

Come avevo anticipato, tre sono gli aspetti che desidero riprendere.

1 – L’estrazione delle risorse che utilizzeremo per generare energia, non dovrà più essere orientata verso lo sfruttamento di materiali/minerali fossili. Dovremo organizzare la produzione di energia pulita il che significa eliminare, secondo un programma preciso, l’utilizzo del carbone, del petrolio e del gas. Ma cosa si brucerà al posto di queste risorse? “L’acqua, si l’acqua scomposta con l’elettricità. Io credo che l’idrogeno e l’ossigeno di cui è costituita questa risorsa, offriranno una sorgente di calore e di luce inesauribile”. Era il 1874 e Giulio Verne non faceva profezie, scriveva di argomenti che sarebbero capitati, nel tempo. L’accordo di Parigi è già al suo sesto anno di vita; sto parlando del documento sottoscritto dai 195 Paesi che hanno partecipato alla Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, nel mese di dicembre del 2015. Un accordo che propone la limitazione della crescita della temperatura media globale sulla superficie delle terre emerse e degli oceani, al di sopra di 1,5 gradi, anche attraverso la de-carbonizzazione. Naturalmente non si può sviluppare accordo alcuno senza l’utilizzo del denaro e la sua destinazione; ma l’impegno di Parigi non chiariva se dovesse essere destinato alle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici (diminuzione delle emissioni anche attraverso la transizione energetica), o anche a quelle di adattamento (costruzione di infrastrutture difensive nelle aree considerate più a rischio). Inoltre non faceva riferimento alle emissioni legate al trasporto aereo e marittimo. Poi arrivò Donald Trump che abbandonò la Conferenza ed ora si spera nella ripresa veloce dopo l’insediamento del nuovo Presidente Usa Joe Biden.

2 – Dopo la de-carbonizzazione, gli altri agenti d’inquinamento e produttori di CO2, sono le imprese manifatturiere e gli allevamenti intensivi. Soprattutto questi ultimi dovranno essere maggiormente controllati per garantire il rispetto delle norme di Legge già in vigore, dallo smaltimento dei rifiuti organici all’utilizzo degli antibiotici. Questo tipo d’inquinamento che riguarda in particolare l’utilizzo e lo spreco dell’acqua, ha già intaccato le falde acquifere e l’utilizzo del territorio, altro che colture biologiche.

3 – L’Italia è tra i Paesi di punta negli studi sull’utilizzo dell’idrogeno. Le esperienze di costruzione degli impianti per la produzione dell’energia sono di tutto rispetto, la distribuzione potrebbe essere condivisa, attraverso la rete italiana ed europea del gas della Snam. In estrema sintesi, il tutto necessita di maggiore attenzione. Dovremmo destinare circa 69 miliardi di Euro per la transizione energetica; un aspetto estremamente serio e che non si risolve certo installando qualche pannello solare o pala eolica. Va pensata un’intera organizzazione, ad esempio: chi produrrà l’energia pulita? come la conserveremo per rimediare alla temporanea mancanza della forza del vento o della luce del sole? come si passerà alla distribuzione attraverso le reti intelligenti e soprattutto, chi penserà a trasferire queste tecnologie alle azienda manifatturiere? Serve un piano industriale in piena regola e l’ospite d’onore è l’idrogeno, l’energia pulita prodotta dall’acqua. Come ci ha dimostrato sapientemente Michele Buono in uno dei suoi interventi su Report di Rai 3. Ci ha fatto vedere e capire cos’è un elettrolizzatore: un “macchinario” che contiene acqua e l’elettricità ne scinde le sue molecole: da una parte l’ossigeno e dall’altra l’idrogeno (che si può immagazzinare). Un processo continuo le cui emissioni finali sono costituite ancora da acqua.

Addirittura in Germania a Berlino, nel parco tecnologico Adlershof vivono insieme più di 1200 imprese, 11 centri di ricerca e 6 istituti universitari. L’azienda Graforce ha creato un sistema per produrre idrogeno con un metodo unico al mondo: utilizza le acque reflue; questo perché recuperandole, possono concentrarsi sulle molecole di ammonio che hanno un’energia di legami tre, quattro volte minore di quella dell’acqua normale e quindi meno costoso (dai 6 agli 8 euro per ogni chilo di idrogeno prodotto; con la plasmolisi, si scende a 1,5 / 3 euro al kg).

(continua)

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