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Urbi et Orbi

GIOVANI AL SINODO

PAOLO CREMONESI - 12/10/2018

sinodoÈ cominciato in Vaticano il Sinodo dei Giovani. Sotto improvvisi e violenti acquazzoni tropicali in Piazza San Pietro vescovi e cardinali camminano un po’ spaesati, scansando le masse dei turisti stranieri attirati nella capitale dalle ottobrate romane

Fortemente voluto da Papa Francesco questa assemblea del popolo di Dio ha a tema le speranze, i sogni, il futuro di una generazione che vede tarpato il proprio anelito di riuscita per l’egoismo degli adulti. Arrivano da varie parti del mondo. Hanno quindi visioni differenti. Ma tutti con un comun denominatore: dare corpo al proprio desiderio di felicità.

Ogni giorno alle 13 in sala stampa vaticana si svolge un ‘briefing’ che riassume i lavori del giorno precedente. Vi partecipano a rotazioni giovani e Padri Sinodali di diverse nazioni. È interessante perché fornisce uno spaccato globale dello stesso desiderio di felicità: quello di un adolescente africano che vuole raggiungere l’Europa, di un latinoamericano che combatte contro i mercanti di morte, di un europeo che, sazio e disperato, non conosce più un motivo per vivere.

Per volere di papa Bergoglio i lavori del Sinodo si svolgono con una curiosa scansione: ogni venti minuti (che corrispondono a quattro interventi) ce ne sono tre di silenzio per dare spazio all’ormai famoso ‘discernimento’, cifra di questo Pontificato. Sullo sfondo dell’aula vengono proiettate immagini di natura come montagne o mari…

“È impressionante – racconta Matteo Severgnini, giovane italiano ma che arriva dall’Uganda dove vive – come l’assemblea ubbidisca a questo invito. Lo stesso Papa che, quando gli impegni non glielo impediscono è sempre presente alle sedute, partecipa di questo silenzio. Un ascolto che è un metodo fondato sulla convinzione che Dio in quel momento è all’opera”.

Severgnini non è l’unico giovane che partecipa al Sinodo. Come uditori, che però non hanno diritto di voto, sono una quarantina. Thomas Leoncini 33 anni giornalista e scrittore ha addirittura pubblicato un libro-intervista con Papa Francesco dal titolo ‘Dio è giovane’. ’

“Bergoglio oggi è l’unico difensore dei giovani” taglia corto. “Non so quante altre opportunità avremo noi Millennials, che siamo così abbandonati al nulla, di poter esprimere i nostri problemi a una persona così… Lui capisce e non giudica e questo è stupendo”.

Gli domando com’è riuscito a convincere Bergoglio a scrivere questo libro. “Avevo realizzato un altro libro- intervista con il sociologo Zygmunt Bauman, “Nati liquidi”, che papa Francesco aveva letto. E da lì è nata questa udienza privata. Doveva durare 15 minuti, poi è diventata molto più lunga, perché è scaturita una sintonia, l’idea di provare a scrivere qualcosa che fosse una “ricetta” del Papa per aiutare i giovani ad avere un metodo, una speranza, in questa società che li scarta sempre di più”.

“Era estate mentre preparavamo il libro – prosegue – e lui mi versava l’acqua e mi diceva di bere molto, una cosa straordinaria: un gesto di affetto e di accudimento. Questo è un libro fondamentale, per me, perché le persone mi dicono: “Dà speranza”. E mi rallegrano perché è proprio l’obiettivo del libro. Lo stesso Papa Francesco lo ha fatto per questo; dare speranza. C’è’ una persona che veramente ci capisce, che è papa Francesco. E lo fa indipendentemente dal credo religioso: se sei ateo, se hai una religione piuttosto che un’altra. Lui guarda la persona”.

Qual è il momento nei vostri incontri che l’ha colpita di più’ ?

“Quando abbiamo parlato delle nostre fragilità’. E lui, come scrivo nel libro, ha raccontato che da giovane la sua paura più grande era quella di non essere amato”.

Curioso: la paura di un Papa è… uguale a quella di ogni essere umano.

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