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Garibalderie

RIVOLUZIONE TOMBALE

ROBERTO GERVASINI - 23/11/2018

 

Chi dondolerà la culla dell’inciviltà? Manie di stanchezza ci affliggono. Pensavamo di aver visto il peggio, ma dobbiamo continuare a lottare perché “chi si astiene dalla dalla lotta è un gran figlio di mignotta” e la mamma è la mamma. Per consolarci foscolianamente ma anche per “stà su alégher” siamo tornati a fare un giro nei cimiteri di Varese, passati “li santi e li morti”, per aver conferma che tanta brava gente pare non meriti rispetto neanche dopo morta.

E’ il giro canonico di ogni anno: Carcano, Perelli, Poretti, Arconati, Scuri, Guerzoni, Borri, Rainoldi, Veratti a Giubiano. Macchi Zonda e Baroffio al Sacro Monte. Magnani (l’elefante) a Bregazzana.

Inutile scrivere chi siano i nominati più sopra. Certo è che la città di Varese e di Vedano Olona (Poretti, il birraio, fu anche sindaco) hanno ricevuto donazioni importanti da gran parte di questi.

Cesare Veratti donò di fatto Palazzo Estense al Comune di Varese nel 1882. Fondatore di Socrem, società per la cremazione, le sue ceneri e quelle della moglie stazionano di lato all’edificio del vecchio crematorio in disuso e ciò che ci rende allegri è la vista di un estintore appeso a ridosso delle urne. Veratti però non era uomo di spirito. La tomba di Angelo Poretti, il birraio, è abbandonata da anni: ferri arrugginiti e cancello rotto, le sterpaglie crescono sul tetto della cappella, rigogliose. Si pensa tra amici di andarle a sostituirle di notte con arbusti di luppolo. Poretti ha lasciato beni al Comune di Vedano Olona. Magari un mazzo di luppolo ce lo porta un messo comunale l’anno prossimo, dopo cento anni.

Un brindisi invece per la cappella Carcano Perelli. Un brindisi perché son dieci anni che la porta di ingresso della cappella, dopo la rottura del vetro di un’anta, è chiusa con una bella fodera di assi di legno legati con fil di ferro, arrugginito. Vediamo una vaso di fiori di crisantemi bianchi solo una volta l’anno, fatto arrivare dalla Fondazione Molina ( Padiglione Perelli…)ma la tomba pare non venga curata da nessuno. La Fondazione Molina non ha avuto sufficienti capitali per cambiare un vetro, li ha prestati tutti. Carlo Carcano, che riposa nella stessa cappella dei Perelli fu l’ultimo Podestà ed il primo Sindaco di Varese nel 1859. Ugo Scuri, mazziniano e repubblicano, bustocco sindaco di Varese, ha avuto fortuna. La Socrem Varese ha provveduto a sue spese a sistemare il masso di granito rosso della sua tomba. Sono di fatto abbandonate ed in cattivo stato quelle di Arconati e Luigi Borri. I Macchi e Macchi Zonda hanno lasciato alla città di Varese ingenti patrimoni. Al Sacro Monte la cappella non riceve cure da anni, così come quella dei Baroffio (la Curia?). Anche il Pogliaghi non gode di particolari cure. Amen.

Dobbiamo dare atto di commovente attenzione agli impareggiabili Alpini e all’ ANPI che ogni anno lasciano un fiore sulle tombe dei loro defunti.

In qualsiasi ufficio cimiteriale comunale possono confermare che dopo tre generazioni, scadute le concessioni ultratrentennali, è difficile trovare gli eredi dei defunti. Alla fine, presto o tardi, si finisce tutti, dopo la cremazione dei resti, nella fossa comune.

Non è il caso di ripensare i cimiteri, morto Napoleone da qualche anno?

Il motto potrebbe essere. “Meno marmisti, più boiascoli! ”.

Certo, l’idea non è malvagia: si pensi ad un contenitore, modello bara, in materiale ecocompatibile, dove si posa il corpo del defunto o le sue ceneri. Siccome dobbiamo tornare nella polvere con la quale siamo stati creati, il contenitore accoglie anche della terra con dei semi di un’ essenza magari cara al defunto. Questo insieme di simboli universali (la terra, la cenere, il seme, l’albero) è romantico. Vaste zone degradate ed incolte potrebbero essere trasformate in foreste. L’albero prima di morire lascia i suoi semi, le foreste non muoiono mai. In effetti, per la dispersione delle ceneri, qualche comune si è attrezzato con Giardini delle Rimembranze, ma non è la stessa cosa. A Varese oltre il 60% dei defunti viene cremato e una gran parte decide di far disperdere le ceneri in natura. Non è meglio nutrire un albero, in attesa del giudizio finale? La Chiesa Cattolica, dopo aver ammesso la cremazione fin dal pontificato di Papa Paolo VI nel 1962, ammette oggi anche la dispersione delle ceneri ma solo nel recinto di luoghi consacrati, i cimiteri.

Insomma, per le foreste non ci sono intralci di sorta.

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