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Attualità

RIUSO, RISPARMIO, RIVIVO

CARLA TOCCHETTI - 17/03/2012

Ri-usare, cioè guardare con occhi diversi le cose che stiamo utilizzando e dare loro nuova vita. È questo lo spunto che cattura l’attenzione di chi passeggia sotto i portici del centro di Varese: alla Libreria del Corso un intelligente allestimento suggerisce che per tanti oggetti che stiamo buttando via, è possibile una nuova vita, in questo caso una installazione artistica ispirata dall’estro creativo del designer varesotto Enrico Casmirri.

Riuso, riciclo, risparmio versus consumismo è tema centrale nelle nostre vite, un tema sepolto dalle tante parole astratte che si spendono in nome dell’educazione alla sostenibilità. La vera sfida che nei paesi occidentalizzati dobbiamo affrontare, parte dalla consapevolezza che stiamo consumando oltre il necessario: risorse rinnovabili, acqua, ambiente naturale, cibo, non sono più disponibili e sufficienti per tutti! se consideriamo il ritmo di crescita demografica del pianeta. Se da una parte dobbiamo abituarci a ridurre le nostre esigenze e gli sprechi, dall’altra ciò che scartiamo magari può ancora essere una risorsa da valorizzare. Allora, cominciamo tutti insieme, con piccoli gesti individuali.

Accompagniamo i bambini, che sono gli ambasciatori della fantasia, ai laboratori del riciclo, per esempio quelli del Centro Re Mida che apriranno in via permanente al Chiostro di Voltorre a partire dal 4 aprile: potremo divertirci anche noi a immaginare nuova vita per materiali in via di eliminazione. Il progetto Re Mida nacque anni fa in Emilia Romagna e sta facendo il giro del mondo; a Varese viene proposto dall’Assessorato provinciale all’Ecologia ed Energia nell’ambito di un articolato progetto INTERREG attuato sul territorio insubrico, Svizzera compresa. Un progetto che il Varesotto fa proprio, sotto il coordinamento di associazioni e valenti artisti locali, che lavoreranno con materiali di seconda scelta provenienti da aziende del luogo, in uno dei punti più suggestivi del lungolago di Varese.

Vi ricordate di quando, nel dopoguerra, la mostarda o i legumi, si compravano “al cartoccio” al piccolo emporio sotto casa? Poi venne l’epoca dei grandi supermercati e gli alimenti giunsero su chilometri e chilometri di banconi pieni di “vassoietti”, gli stessi che oggi costituiscono la gran parte di ciò che mettiamo nel sacco viola, che plotoni di addetti con camion giganteschi rimuovono prontamente per conferire in discariche sempre più grandi e sempre più costose. Ben vengano quindi i negozi che danno la possibilità di acquistare detersivi e alimenti sfusi, ne spuntano ogni giorno anche nel Varesotto, basta cercarli.

Non dico che dobbiamo tornare ai tempi in cui il cappotto era uno solo e dopo averlo consumato per bene, veniva scucito, rivoltato e ricucito – e poi passato ai fratelli minori. Però possiamo fare attenzione a comprare meno abiti ma durevoli, perché confezionati con stoffe di qualità (non sempre questo corrisponde a marchi più in voga) abituandoci a valorizzare di più la persona che non il vestito; e poi, il ritorno alla macchina da cucire potrebbe dischiudere impensabili soddisfazioni alle ragazze che vogliano tornare a quest’arte antica.

A chi compra l’insalata già tagliata, pulita, giunta da chissadove e imbustata insieme a conservanti e disinfettanti che di norma sfuggono alle etichette, raccontiamo di come è facile coltivare le piantine direttamente nel sacchi di terriccio: un sistema validissimo anche sui balconi di casa, vade retro manuali di giardinaggio, e addio lotta contro le voraci forbicine e lumache! Il sapore di quel cicorino appena colto, “cibo da ricchi”, sarà insuperabile…

Bando alla pigrizia, quindi! Tiriamo fuori la nostra fantasia e mettiamola al centro di piccoli gesti individuali, che moltiplicati per milioni di individui, possono riuscire a cambiare il mondo. E anche se non riusciremo probabilmente a vedere con i nostri occhi i grandi cambiamenti a cui abbiamo contribuito, facciamolo comunque. Il Pianeta ringrazia.

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