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Apologie Paradossali

IL PAPA, L’ISLAM

COSTANTE PORTATADINO - 15/02/2019

papa-imamCari amici, Onirio e Sebastiano, mi avete chiesto di introdurre come argomento dell’apologia odierna lo storico incontro tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib e la conseguente diffusione di una dichiarazione comune chiamata “DOCUMENTO SULLA FRATELLANZA UMANA PER LA PACE MONDIALE E LA CONVIVENZA COMUNE”. Ho accettato con entusiasmo; devo però confessare che, a una settimana di distanza dall’evento, sono rimasto in imbarazzo, sia per la difficoltà di rintracciare il testo originale e integrale, sia per la desolante ovvietà dei commenti apparsi sulla stampa occidentale. Mentre per me l’avvenimento merita di essere qualificato ‘storico’, sia per essere la prima volta di un Papa nelle penisola Araba, sia per quel gesto simbolico di camminare mano nella mano, la cultura l’informazione e la politica europee l’hanno evidentemente sottovalutato, mettendolo subito in ombra, come se fosse una faccenda ‘privata’ di capi religiosi, simpatica, magari generosa, ma ininfluente nella realtà.

(S) Che cosa ti aspettavi dai media e dai politici italiani? La vittoria di Mahmood a Sanremo è sembrato agli uni e soprattutto ad alcuni degli altri un tema ben più allettante, visto che la divergenza tra voto popolare e giuria d’onore ha offerto il destro per un fantasioso attacco politico. Poi, appare ancora più miracolosa la resistenza (non la fratellanza) del governo travagliato da dissidenze ben più sostanziali di quelle tra cristiani e musulmani, poi ancora è arrivato il voto dell’Abruzzo, infine la TAV. Che cosa credevi, che per gli italiani fosse più interessante un accordo interreligioso di una possibile lite tra Di Maio e Salvini?

(O) Parto da un presupposto del tutto diverso da quello di Conformi. È facile mettersi d’accordo sugli interessi, anche quando sono contrastanti, una via di mezzo si trova sempre, soprattutto se quello che c’è in gioco richiede un costo che può essere scaricato su qualcun altro, meglio se nel futuro. Invece è la difficoltà dell’argomento che scoraggia i media dal trattarlo e i lettori e telespettatori dal tenerne conto. Per questo ti chiediamo di parlarne in questa rubrica, dedicata al paradosso, cioè al contrario di quel che è l’opinione comune.

(C) Eccovi accontentati. Il primo paradosso è che non mi è stato facile reperire il testo integrale. Anche Avvenire ne ha riportato stralci, in un articolo di commento Occorre andare sul sito ufficiale della Santa Sede, alla voce ‘Viaggi Apostolici’. Per un attimo ho avuto la tentazione di copiarlo tale e quale e di lasciarlo alla vostra riflessione, per non cedere anch’io alla tentazione dell’interpretazione. Poi mi è sembrato un giusto compromesso tra sinteticità e autenticità riprendere sia alcuni brani del documento, meno evidenziati dai giornali, sia dare la parola proprio al Papa, riportando qualche frase significativa del discorso ufficiale.

Un punto del documento che a me è sembrato centrale è il seguente: “Il rapporto tra Occidente e Oriente è un’indiscutibile reciproca necessità, che non può essere sostituita e nemmeno trascurata, affinché entrambi possano arricchirsi a vicenda della civiltà dell’altro, attraverso lo scambio e il dialogo delle culture. L’Occidente potrebbe trovare nella civiltà dell’Oriente rimedi per alcune sue malattie spirituali e religiose causate dal dominio del materialismo. E l’Oriente potrebbe trovare nella civiltà dell’Occidente tanti elementi che possono aiutarlo a salvarsi dalla debolezza, dalla divisione, dal conflitto e dal declino scientifico, tecnico e culturale. È importante prestare attenzione alle differenze religiose, culturali e storiche che sono una componente essenziale nella formazione della personalità, della cultura e della civiltà orientale; ed è importante consolidare i diritti umani generali e comuni, per contribuire a garantire una vita dignitosa per tutti gli uomini in Oriente e in Occidente”.

Il dialogo tra due realtà così diverse non deve quindi scadere nel compromesso o nel relativismo, come Papa Francesco precisa nel discorso ufficiale: occorre un “dialogo quotidiano ed effettivo. Esso presuppone la propria identità, cui non bisogna abdicare per compiacere l’altro. Ma al tempo stesso domanda il coraggio dell’alterità, che comporta il riconoscimento pieno dell’altro e della sua libertà, e il conseguente impegno a spendermi perché i suoi diritti fondamentali siano affermati sempre”.

Un tema che è importante nel discorso e che ho visto meno ripreso dai commenti è quello dello sviluppo. Così si è espresso Francesco: “Il deserto che fiorisce. Dopo aver parlato della fratellanza come arca di pace, vorrei ora inspirarmi a una seconda immagine, quella del deserto, che ci avvolge.

Qui, in pochi anni, con lungimiranza e saggezza, il deserto è stato trasformato in un luogo prospero e ospitale; il deserto è diventato, da ostacolo impervio e inaccessibile, luogo di incontro tra culture e religioni. Qui il deserto è fiorito, non solo per alcuni giorni all’anno, ma per molti anni a venire. Questo Paese, nel quale sabbia e grattacieli si incontrano, continua a essere un importante crocevia tra Occidente e Oriente, tra Nord e Sud del pianeta, un luogo di sviluppo, dove spazi un tempo inospitali riservano posti di lavoro a persone di varie nazioni.

Anche lo sviluppo, tuttavia, ha i suoi avversari. E se nemico della fratellanza era l’individualismo, vorrei additare quale ostacolo allo sviluppo l’indifferenza, che finisce per convertire le realtà fiorenti in lande deserte. Infatti, uno sviluppo puramente utilitaristico non dà progresso reale e duraturo. Solo uno sviluppo integrale e coeso dispone un futuro degno dell’uomo. L’indifferenza impedisce di vedere la comunità umana oltre i guadagni e il fratello al di là del lavoro che svolge. L’indifferenza, infatti, non guarda al domani; non bada al futuro del creato, non ha cura della dignità del forestiero e dell’avvenire dei bambini”.

Ho voluto sottolineare questo aspetto per mostrare la capacità di attenzione al concreto, dimostrata ancora una volta da questo papa. Ecco una frase pronunciata nella conferenza stampa sul volo di ritorno: “«Ho visto un paese moderno, mi ha colpito la città. Anche la pulizia della città, mi sono chiesto come fanno ad annaffiare i fiori in questo deserto. È un Paese moderno, accoglie tanti popoli ed è un Paese che guarda al futuro: per esempio nell’educazione dei bambini. Educano guardando al futuro. Poi mi ha colpito il problema dell’acqua: stanno cercando per il prossimo futuro di prendere l’acqua del mare e renderla potabile, e anche l’acqua dell’umidità e farla potabile. Sempre cercano cose nuove. Ho anche sentito dire da loro: ci mancherà il petrolio, e ci stiamo preparando. Mi è sembrato un Paese aperto, non chiuso”.

(O) Ho capito che non è stato un evento solo diplomatico, che pur doveva ribadire temi delicati ma ampiamente prevedibili, come la pace, la negazione del terrorismo, la dignità dello straniero, della donna e del bambino, ma ha messo in gioco valori reali e soprattutto le persone, anche se l’interlocutore islamico del papa non era certamente alla sua altezza, come carisma e come istituzione, ma questa è certamente una strada lunga e stretta, ma forse l’unica capace di portare qualche frutto. La diplomazia politica si arena sempre sugli interessi particolari, basti guardare alla totale impossibilità di coordinare una politica estera europea, nonostante l’evidenza della strettissima connessione geopolitica di Europa, Mediterraneo e Medio Oriente.

(C) Mi è piaciuto molto anche il richiamo all’indifferenza, che non guarda al futuro, come nemica dello sviluppo, che deve essere integrale e coeso: un monito che dalle nostre parti si traduce con un no all’interesse particolare, alla chiusura su quello che si ha già, su paure e su calcoli miopi. Far fiorire il deserto, dando pure per scontata la capacità di spesa degli emiri del petrolio, è un ‘impresa che non avrebbe superato un certo tipo di analisi costo/benefici. Allo stesso modo non si potrà passare dalla tolleranza alla fratellanza solo per una convinzione etica e per uno sforzo della volontà buona, si deve invece intraprendere un’impresa comune, accettandone il rischio: far fiorire tutti i deserti del mondo, quelli di sabbia e quelli di indifferenza, mettendo in gioco ognuno le proprie risorse: petrolio, denaro, tecnologia, umanità.

(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante

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