Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Attualità

ARCHIVIO DEL MODERNO

ARTURO BORTOLUZZI - 15/02/2019

L'ex caserma Garibaldi

L’ex caserma Garibaldi

Entro il 2022 il Comune di Varese dovrà adeguare le sale della ex caserma per ospitare l’Archivio del Moderno. L’Università della Svizzera italiana che detiene gli archivi di architetti moderni svizzeri e italiani (per intenderci: come esempio quello di Zanuso) conservati presso l’archivio del Moderno (eretto a fondazione nel 2004) gestito dalla Accademia di Mendrisio, ha infatti deciso di realizzare una sede distaccata della fondazione in Italia.

Dopo anni di valutazioni, studi di fattibilità ed incontri la città giardino ha convinto la commissione dell’Università Svizzera che l’ha preferita a Novara e a Como, le altre possibili sedi. Le attività dell’Archivio del Moderno incrementano, in sinergia con l’Accademia stessa, il contributo di conoscenze e la valorizzazione del dibattito storico, moderno e contemporaneo, attorno alla cultura architettonica italiana, svizzera e internazionale, ai suoi scenari di ieri e di oggi. La stessa privilegia sul fronte storico, da un lato, il secolo filosofico e la cosiddetta stagione “neoclassica” e, dall’altro, il XX secolo, con particolare riferimento al secondo dopoguerra, senza trascurare tuttavia la complessa realtà contemporanea.

Si svolgono studi attorno al contributo dei documenti d’archivio alla messa a fuoco della genesi del progetto, e approfondimenti rivolti all’evolversi della professione, all’apporto dato dalla storia della tecnica, dall’incontro con le arti o con ambiti disciplinari particolari come il design, dai reiterati transfert culturali (per la stagione neoclassica, l’Antico; per il XX secolo, la Sintesi delle arti), dai diversificati legami con i territori e dal senso di appartenenza che ne può derivare in relazione all’apporto degli architetti e delle maestranze ticinesi alla storia dell’architettura, dalla mutata formazione alle sempre nuove narrazioni di settore, da altre istanze che vanno costituendo la piattaforma su cui avviare nuovi paradigmi di lettura critica rispondenti al dibattito contemporaneo.

La scelta di non preferire Como è stata particolarmente sofferta perché questo archivio avrebbe potuto albergare all’interno di quella che è la culla del razionalismo, e in particolare l’edificio l’Ex Uli (Unione lavoratori dell’industria) di via Pessina, situato esattamente dietro la ex Casa del Fascio. Un modo per dare la prima pennellata al sogno di un sistema museale/culturale che in futuro avrebbe potuto includere il capolavoro di Giuseppe Terragni.

Ma avendo i politici comaschi esitato troppo a scegliere la proposta dell’Università della Svizzera Italiana (il Comune di Como non era il proprietario dell’edificio ex Uli che invece spettava a Ats). La scelta è caduta sul Comune di Varese che aveva proposto di destinare parte degli ambienti della Caserma Garibaldi (per la cui ristrutturazione era già stato stipulato un accordo di programma con la regione) all’interno del più ampio progetto del polo culturale coofinanziato da Regione Lombardia.

Questa ha di fatto ritenuto fosse più conveniente lavorare per l’arricchimento del polo culturale della Città di Varese piuttosto di fare i lavori di adeguamento dell’edificio ex Uli del Comune di Como. Lavori per l’ultimazione dei quali era incerto poter stabilire un esatta conclusione.

L’arrivo a Varese della sede dell’Archivio del Moderno è davvero una grande occasione che andrà ad arricchire il polo culturale e permetterà una vocazione internazionale della città.

Non si può non essere soddisfatti di una così ragguardevole acquisizione comunale. Faccio però notare come questa appaia come un fulmine a ciel sereno. Così è, e deve essere impiegato il tempo per il suo effettivo inserimento all’interno della caserma Garibaldi, per fare nascere un dibattito (che a me interessa) sul ridisegno degli spazi urbani specie da valorizzarsi all’insegna dei servizi con le migliori tecniche più innovative in uso, della sapiente gestione dei volumi, del sapersi loro ambientare con giudizio nel rispetto del territorio senza voler predominare.

Varese deve da una parte magnificare il suo passato di abitazioni di delizia ma anche il suo presente quale di ospite di architetture di pregio. È giusto sentire il parere, in questo senso, della fondazione presieduta dall’architetto Blumer ma anche dello stesso “Moderno” al cui capo c’è una varesina. Opportuno sarà anche ascoltare il consiglio degli aderenti dell’ordine degli architetti di Varese. È giusto poi che anche il sindaco del Comune di Varese ascolti il parere delle Associazioni del terzo settore senza che questa iniziativa sia, come al solito, una questione solo di palazzo. Anzi caldeggio con forza un’iniziativa di questo tipo.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login