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Attualità

MEMORANDUM

GIUSEPPE ADAMOLI - 29/03/2019

accordoSe la visita in Italia del Presidente cinese sarà stata un successo, oppure no, lo sapremo solo fra qualche anno e sarà bene tenere distinto, per quanto possibile, il piano commerciale e degli affari da quello geo-politico. Per quanto possibile perché c’è una sovrapposizione dei due piani che rappresenta l’aspetto più delicato di tutta la vicenda.

Sul piano economico non si vede perché l’Italia non dovrebbe “sfruttare” la sua posizione di porta mediterranea dell’Europa come altri Stati hanno già fatto e stanno facendo con i loro asset. Il potenziamento dei porti di Trieste e Genova e delle infrastrutture di comunicazione con i Paesi europei è parte degli addendi del conto finale.

Purtroppo su questa Via della Seta, che Gentiloni aveva opportunamente aperto in modo pubblico, non si è saputo più nulla e si è rimasti per troppo tempo nel tunnel del silenzio. Anche i grandi giornali non ne hanno parlato lasciando gli italiani molto sorpresi quando sono esplose le polemiche su un “memorandum” che nessuno conosceva.

Quando si passerà all’attuazione di questo documento-cornice sarà indispensabile concordare tutte le ulteriori mosse con l’Unione Europea che si sta muovendo per rafforzare i legami della politica commerciale del continente con una serie di regole necessarie.

Per fare solo qualche esempio, la reciprocità fra le aziende italiane, europee e cinesi è qualcosa di imprescindibile. Non bisogna infatti dimenticare che mentre in Europa sono tassativamente proibiti gli aiuti di Stato alle imprese, in Cina sono largamente praticati soprattutto per quelle che operano all’estero creando una concorrenza del tutto sleale e vincente per i cinesi.

Questo vale anche e soprattutto per gli investimenti strategici nei settori delle telecomunicazioni e della cibernetica dove la sicurezza nostra e degli alleati può essere a rischio. Settori dove l’intreccio con la politica estera è fortissimo e qualche timore viene spontaneo. Strizzare l’occhio una volta a Trump, un’altra volta a Putin e poi a Xi Jinping, come talvolta mostra di voler fare il nostro governo, potrebbe risultare solo furbizia di corto respiro.

Costruire la politica estera dell’Europa è la richiesta che dovrebbe partire dai cittadini europei per le prossime elezioni di maggio. Altrimenti I singoli Stati europei non conteranno nulla, nemmeno la Germania, e non solo nei confronti della Cina ma anche degli Stati Uniti, della Russia e presto dell’India, come osservano i più seri esperti di politica internazionale.

So bene che quando si parla di affari il grande problema dei diritti umani passa in secondo o terzo ordine. Non bisognerebbe però dimenticare che il regime comunista cinese è brutale con le libertà civili soggette a rigidissime restrizioni.

Basta un semplice viaggio turistico proprio sulla “Via della Seta” in Cina per rendersene ben conto. L’avevo scritto anche su questo giornale nell’ottobre 2017 dopo esserci stato per un paio di settimane: le città di Kashgar e Turpan, in particolare, hanno conosciuto una spietata repressione e sono ferreamente militarizzate.

In questi luoghi non esiste WiFi; non sanno cosa sia WhatsApp; nelle strade il presidente Xi Jinping sorride dai grandi cartelloni che ricordano a tutti che vi è solo la libertà di ubbidire al regime. Un’immagine che non dimentico mai quando parlo della Cina.

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