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Opinioni

LA LEADERSHIP SITUAZIONALE

ANTONIO MARTINA - 03/05/2019

leaderIl neo segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si è presentato con questa dichiarazione: “Non sarò un capo ma il leader di una comunità”. Nei due articoli precedenti ho cercato di esporre ai lettori il significato delle diverse tipologie di capo (lassista, autoritario, paternalista), indicando la sottile linea che unisce un quarto tipo di capo, quello autorevole, con il leader. Ho poi descritto i contenuti delle leadership negative (insensibile, incompetente, rigida, corrotta). Tra quelle positive, ho proposto il senso della leadership visionaria, di quella etica, per concludere con la carismatica. In questa terza parte aggiungo alcune considerazioni su quella ritenuta la più efficace e cioè la leadership situazionale. Devo aggiungere che, il già citato Zingaretti, ha risposto su La Repubblica del 15 aprile alla sollecitazione rivoltagli da Eugenio Scalfari sul tema delle inchieste giudiziarie. In prima pagina sono state riportate queste due frasi: “La selezione della classe dirigente è ormai un obbligo per il PD” e “La svolta tocca a noi. Potere vuol dire servire le persone”. Sono considerazioni corrette e condivisibili. Speriamo possa riuscire ad andare ben oltre le dichiarazioni d’intenti e attivare, con determinazione e chiarezza, la selezione della classe dirigente. Infatti è la classe dirigente che può garantire un corretto presidio del territorio e rilevare le diverse quanto numerose istanze dei cittadini. Non possiamo pensare che la democrazia diretta sia considerata tale solo perché ci si può esprimere attraverso i social o utilizzando piattaforme di qualsiasi tipo.

La leadership situazionale è un processo d’influenza che riesce a “garantire il raggiungimento di risultati di rilievo attraverso l’ascolto e la valorizzazione delle persone”. Potremmo quindi sostenere che, per governare, bisogna possedere alcune competenze e poi saper coinvolgere gli altri! Ma se così fosse, come dovrebbe agire il leader per ottenere un consenso duraturo?

Il primo suggerimento che gli proporrei sarebbe quello di non cadere nella trappola del “carisma” (vedi mio articolo del 5 aprile). Il leader carismatico sa di avere la capacità di manovrare le persone affinché facciano ciò che lui desidera e, grazie a questa dote, guadagna molti successi personali che arricchiscono il suo ego e le sue tasche.

Il secondo suggerimento riguarderebbe l’utilizzo delle leve comportamentali a sua disposizione: la flessibilità e l’efficacia. La flessibilità perché le persone sono diverse tra di loro, diventa quindi indispensabile poter raggiungere tutti attraverso una comunicazione e un coinvolgimento differenziati. L’efficacia (fare le cose giuste), perché le situazioni in cui si opera sono ampie e si sviluppano anch’esse in maniera differente, nel tempo e nello spazio. Un conto è dialogare solo con la Città, altro con il Paese, l’Europa, il Mondo. Inoltre è necessario pensare a lungo termine. Chiedere a se stessi cosa potrebbe accadere oltre il prossimo ventennio se non altro per evitare, come la Storia ci ricorda, d’investire su decisioni che potrebbero inizialmente anche piacere ma finirebbero nel disastro.

La flessibilità e l’efficacia gli permetterebbero di gestire la propria missione in maniera corretta utilizzando, a seconda delle necessità, quattro stili disponibili (Kenneth Blanchard), che sono:

  • - Direttivo, i capi devono fornire ai loro collaboratori/interlocutori ciò che questi ultimi non sono in grado di fare personalmente in quel determinato momento.
  • - Coaching (preparazione e addestramento), i capi devono trasferire competenze e sostegno per creare fiducia ed entusiasmo. È noto che gli allenatori dirigono e sostengono chi lavora con loro.
  • - Sostegno, i capi e i collaboratori/interlocutori condividono il processo decisionale nel quale il ruolo 
chiave del capo è quello di ascoltare e facilitare l’intervento degli altri.
  • - Delega, i capi dialogano con persone esperte ossia: molto competenti, sicuri, motivati e con 
buona autostima. Pertanto sono sicuri di poter condividere i programmi e le responsabilità della realizzazione.

Essere flessibili ed efficaci non è assolutamente facile anche perché molte persone si accontentano di leggere in un post la notizia scritta da un individuo che sta pensando e agendo in maniera manipolatoria. Inoltre, chi vuole avere successo deve saper adeguare lo stile più appropriato alle esigenze delle differenti situazioni. Ma “chi fa politica aspira al potere, o come mezzo al servizio di altri fini (ideali o egoistici), o per il potere in se stesso e godere del senso di prestigio che ne deriva”.

Per concludere, ritengo non si possa essere solo un leader visionario, oppure un leader etico, o un leader carismatico, è indispensabile essere un leader situazionale.
Abbiamo sempre più bisogno di professionisti che lavorino con passione, determinazione, flessibilità ed efficacia nel servire le persone. Essere dei dilettanti è facile e basta solo il tempo libero!

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