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Attualità

CONSIGLI DI ISTITUTO

ARTURO BORTOLUZZI - 05/12/2019

consiglioDagli organi di informazione varesini ho saputo che le elezioni per la nomina dei rappresentanti di genitori e studenti nei Consigli di istituto delle scuole varesine sono state un vero e proprio “flop”. Infatti il voto dei genitori è stato non praticato, mentre l’affluenza degli studenti è stata corposa.

C’è bisogno di domandarsi del fatto che i genitori si disinteressano della conduzione della scuola di cui partecipano i figli?

Vorrei dire la mia in proposito. Penso proprio che la funzione e lo spirito del Consiglio di istituto venga male interpretata dai diversi operatori. Secondo me non è un regolamento che può normare la conduzione familiare.

Che cosa mi aspetterei che una famiglia faccia? Che, con un agire indiretto (senza quindi farsi sentire e dai docenti e dai ragazzi), sappia spronare i figli ad essere vigili, combattivi e altruisti all’interno della società in cui iniziano a vivere e che poi governeranno, e che ne seguano il percorso iniziale condividendone i passi.

Dai docenti attendo chiaramente che oltre a insegnare sappiano anche porre le basi perché il giovane abbia o possa cercare di avere la forte corazza per poter scendere nell’agone dell’impegno civico.

Mi spiego. Non si può pensare che debba essere solo il consiglio di istituto a legare una scuola alla città che la ospita. Sono i giovani a doverlo fare motivando i genitori ad essere attivi e presenti.

Non voglio fare un discorso puramente teorico ma invece basarmi su quella che è stata la mia esperienza.

L’ultimo anno di liceo classico dopo anni di governo incontrastato di comunione e liberazione, era stata presentata da me e amici una lista che voleva fuoriuscire dalle appartenenze politiche, dalle sigle politiche ovvero dai movimenti che erano presenti a livello statale. Si era così cercato di sollecitare un consenso apartitico che potesse supportare un rapporto nuovo tra gli eletti in Consiglio di istituto del liceo classico Cairoli e la città. Volevamo chiedere ai governatori della stessa sia pubblici che privati ampi spazi per gli studenti del liceo. Avevamo sorprendentemente stravinto le elezioni.

Il risultato qual è stato? Avevamo cercato e ottenuto di poter avere posti a sedere agli spettacoli teatrali ovvero musicali da parte dell’assessorato alla cultura nonché la possibilità di accedere in maniera agevolata alle partite di calcio di pallacanestro ovvero di hockey.

Doveva poi il rappresentante di Giunta e di Istituto convincere insegnanti e a rappresentanti dei genitori della bontà dell’iniziativa che si voleva intraprendere.

Avevamo incuriosito e messi ben disposti nei nostri confronti il preside e i rappresentanti dei genitori.

Nella scuola nessuno ci aveva obbligato ovvero spinto a interagire con la città. Questa forma di collaborazione doveva divenire col tempo più costruttiva ed estendersi verso il mondo industriale e quello economico. Nulla di questo è, invece, capitato e ciò è stato un vero e proprio peccato.

In seguito, da assessore, ho cercato di sviluppare questi rapporti con gli studenti, ma ho notato poco interesse. Anche attraverso la associazione che rappresento ho cercato di realizzare con loro un rapporto di collaborazione. Con il preside del liceo classico con l’associazione Varese europea avevamo fatto una mostra di Guido Morselli con la distribuzione di un libretto sull’impegno ambientalista dello scrittore ma ho avuto sempre avuto la nitida percezione di non essere assolutamente in grado di poter sviluppare interesse da parte dei ragazzi. Questi avevano, come hanno, diffidenza nei confronti degli esterni. Devono essere preparati dai genitori e dal corpo docente.

Ho trovato di grande interesse le attività che permettono azioni all’interno dell’iniziativa scuola-lavoro ma sono mancate la obbligatorietà, l’opportunità di avere occasioni stabili e quindi ripetibili. Credo proprio che, allora, debbano essere la scuola e i genitori a essere attivi, senza aspettare nuove leggi, a spronare rispettivamente allievi e figli. Va fatto capire loro quanto sia necessario che venga attivato e mantenuto costante un rapporto attivo scuola-città (mondo sociale, economico, industriale, culturale e ambientale) e che i giovani vengano il più possibile esortati e pungolati a interessarsi e a farsi sentire, a conoscere le tante problematiche di un vasto territorio in cui saranno attivi e che dovranno loro difendere e poi valorizzare.

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