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Editoriale

SPERANZA

ROMITE AMBROSIANE - 20/12/2019

giovanniTutto intorno da settimane parla di Natale. Le luci, le musiche, le vetrine, tutto proprio tutto sembra organizzare un evento eccezionale … Già duemila anni fa qualcuno si prodigò nel preparare la strada e forse con più umiltà sapeva di essere voce, e se gridava ed annunciava ben comprendeva che la parola gli mancava. Sì, perché Giovanni Battista era voce che attendeva e non si sapeva sazia e viveva di speranza altrimenti tutto in fondo gli mancava, nulla possedeva se non la sua voce che diceva preparate!

Già, ma noi cosa dobbiamo preparare? Già sappiamo della nascita di Gesù, già Lui è venuto, cosa mai cambierà quest’anno? Cos’altro sperare?

Ce lo insegna Giovanni con quel suo farsi tanto piccolo da diventare solo voce, ce lo insegna Giovanni con il suo definirsi contenitore vuoto che attende il contenuto … Non dunque pacchetti su pacchetti, messaggi e auguri che tutto riempiono di sé, ma voce sospesa, udito assorto, vista colma di stupore e, perché no, olfatto attento a captare e riconoscere, infatti: discese il Figlio, tutte le cose furono piene del nuovo profumo del Verbo (S. Ambrogio, La verginità, 63). C’è una pienezza nuova che non possiamo preparare noi, ma noi possiamo riconoscere ed accogliere. E che questa pienezza nuova non venga da noi è chiaro perché riempie tutte le cose così che tutto contiene il Verbo di Dio, è sua Parola. E questo è tanto grande da sembrarci incredibile: tutto davvero parla di Dio al modo di un profumo che si effonde? Quanti dubbi la sofferta quotidianità ci offre. Ma anche nel dubbio possiamo continuare ad attendere, a prepararci per una novità, a sperare come Giovanni. Lui è stato – fino alla fine e alla fine tragica della sua vita – voce incerta del proprio contenuto: sei tu o dobbiamo attenderne un altro?

Preparare il Natale, e quotidianamente essere cristiani, altro non è che farsi attenti e recettivi, contenitori disponibili alla novità di Dio con noi. Una novità umile come un profumo che può essere nascosto e guastato da altri odori, che pare non avere l’evidenza dell’oggettività, che si propone entro la realtà senza cambiarla, solo accompagnandola … C’è dunque una novità umile, una presenza silenziosa che chiede a noi di essere riconosciuta e vissuta, che può suscitare in noi gratitudine e stupore ogni giorno per ogni cosa … è il paradosso cristiano che senza cambiarci la vita ci trasforma lo sguardo, i pensieri, le azioni, ci fa “contenitori” capaci di accogliere la presenza di Dio, una speranza comunque e sempre.

 

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