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Quella volta che

LA PINELLA

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 31/01/2020

gioco-Caro Mauro, quella volta che…

“Caro Massimo, quella che volta che Piero Chiara mi disse di seguirlo in un caffè nel centro di Varese…

-A fare che?

“A osservare il noto giocatore di carte a nome Rosmino alle prese con un avversario”

-Cosa accadde?

“Il Rosmino, come al solito, vinse. Poi chiamò al tavolo Chiara, che cominciò a farlo perdere”.

-Fino a che…

“Fino a che il Rosmino, subìto un filotto di sconfitte, gli disse esasperato: vorrei avere la tbc per sputarti in bocca”.

-Aggressive, queste partite…

“Aggressivissime. Pur se ruvidamente leali. Una volta andava così: molti caffè erano teatro di continue sfide a carte, dadi, biliardo. In cui non si risparmiava né il motteggio né il vituperio”.

-Per esempio?

“Il Centrale di piazza del Podestà, dietro la statua del Garibaldino. Lì accadde il fatto che ho ricordato. Poi lo Zamberletti quasi di fronte. E altri ancora. Per esempio quello accanto al Tribunale, dove giocavano giudici, avvocati, cancellieri, qualche avventore di passaggio. Si vide perfino un prete, qualche volta”.

-Specialità preferite?

“Direi la pinella, una sorta di scala quaranta. Più complicata”.

-Il più bravo?

“A pinella senz’altro io, per riconoscimento altrui. Frequentavo spesso, negli anni Settanta, un altro caffè”.

-Dove?

“In via Sanvito, accanto all’odierno Carrefour. Gestiva il locale tale Aldo, che aveva anche una pompa di benzina. Ci fu un periodo in cui mi presentavo il mattino, alle 8.30, e stavo lì tutto il giorno”.

-Personaggi caratteristici?

“Per un esempio un tipo, tozzo e baffuto, detto il topo. Abilissimo nel gioco dei dadi all’americana, anche questa una specialità di qualche complicazione. Molto appassionante”.

-Le carte, i dadi. E il biliardo?

“Assai praticato. Io non eccellevo, ma ho visto autentici fuoriclasse. Cito Pazzi e Menafro, leggende d’allora. Lo stesso Chiara non era male. Imparò ogni segreto a Luino, al caffè Clerici, dal famoso Forzinetti. Dico famoso perché nel genere lo era”.

-Come nacque questa frequentazione?

“Il Forzinetti amava giocare da solo, Chiara timidamente cominciò a seguirne, diciamo così, gli allenamenti. L’altro acconsentì. Finché venne il giorno che gli permise di giocargli contro. Fu la prima di una preziosa serie di lezioni, che Chiara mise a frutto. E ne ebbe gratificazione”.

-Ovvero?

“Un episodio curioso. Capitò che a Milano entrasse in un caffè dove un tizio stava giocando a biliardo, e anche bene. Dopo un po’ Piero fu sollecitato a una partita. La giocò, vinse. E poi ancora così. Finché l’altro, chiesto e saputo quale fosse stato il suo mentore, al nome del Forzinetti abbandonò il campo. Riteneva inutile competere con chi aveva ricevuto in sorte tanto maestro”.

-Oggi è finita un’epoca così romantica?

“È finita sì. Nei caffè e nei bar delle città ci si va per altro. Una certa tradizione esiste nelle località minori, in locali di periferia, nei caffè di una volta che non hanno perduto le loro caratteristiche, il loro fascino”.

-Il biliardo qui da noi ha avuto anche successo sportivo…

“Grande successo. Il bustocco Giampiero Rosanna è stato campione mondiale. E altri hanno ottenuto risultati brillanti. Vedi dove ti può portare lo svago…”

-Possiamo chiamarle escursioni di talento?

“Possiamo, dobbiamo”.

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