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Politica

LISTE CIVICHE E DI PARTITO

GIUSEPPE ADAMOLI - 15/05/2020

consiglio-comunaleSiamo in piena fase due della battaglia sanitaria ma sono tantissimi i Comuni che si stanno già preparando per votare nei prossimi mesi o nel prossimo anno, fra cui Varese. A questo punto può essere utile uno sguardo preliminare alle liste civiche e a quelle politiche.

I gruppi civici sono molto cresciuti insieme al logoramento o alla crisi dei partiti. In parte notevole hanno rappresentato una risposta genuina e generosa alla chiamata di responsabilità comunitaria. Tralasciando le pseudo liste civiche germinate dai partiti è interessante vedere cosa sia successo a quelle vere.

Molte fiammate di entusiasmo si sono spente quasi subito dopo le elezioni. Hanno avuto una certa continuità, talvolta burrascosa, solo quei gruppi che sono riusciti ad eleggere dei consiglieri o degli assessori.

Queste lacerazioni dopo i primi bagliori non devono stupire. La ragione prevalente è la mancanza di coesione intorno ad un fulcro culturale solido che vada al di là dei fatti e delle esigenze locali immediate. A ciò è connessa la disabitudine alle discussioni aspre che si ricompongono più facilmente se ci sono visioni generali e valori condivisi.

Quando incontro persone che non ne vogliono sapere dei partiti li spingo a provare una strada diversa e cito l’incontro a Varese fra un Movimento civico e il centrosinistra che è risultato vincente. Li metto però in guardia contro le cocenti delusioni che sono dietro l’angolo e che possono portare a divisioni ed abbandoni dolorosi.

I movimenti civici autentici si basano quasi sempre su leadership naturali e non elette. Questo è positivo ma ha i suoi limiti. Nei piccoli paesi è diverso, ma nelle città si dovrebbero sperimentare modalità che garantiscano ruoli dirigenti contendibili, il che è molto difficile data la natura più o meno spontanea di queste iniziative.

Queste modalità esistono, generalmente, nei partiti politici che non per nulla sono il fondamento della democrazia. Non tutti i cittadini però, pur desiderosi di impegnarsi a livello locale, accettano la logica dei partiti, il loro modo di essere, le loro proposte, oppure reputano insufficiente la loro spinta ideale.

Ne consegue, ancora oggi, l’utilità dei movimenti civici quali mezzi per portare alle città intelligenze ed energie. Le risorse umane disponibili all’impegno sono poche e perderle è un vero peccato.

A ben vedere, la scelta culturale non dovrebbe però essere solo l’a-priori della politica ma anche di un gruppo cittadino organizzato se vuole essere efficace e stabile. Un vero movimento civico è per definizione indipendente dai partiti ma la visione generale non è un ornamento ed è spesso più decisiva di un programma elettorale.

Quasi sempre un gruppo civico, prima delle elezioni o subito dopo se si presenta con un proprio candidato sindaco, deve decidere con chi allearsi se vuole amministrare. Ebbene, anche sul territorio il mantra “né di destra né di sinistra” ha mostrato tutti i suoi limiti. Bisogna scegliere in quale metà campo giocare e questa discriminante non è facilmente aggirabile.

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