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Quella volta che

L’ANTISCOLASTICO

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 25/09/2020

rimandato-Caro Mauro, quella volta che…

-Caro Massimo, quella volta che riuscii a farmi dare due esami di riparazione anche alla maturità. Scientifica”.

-Perché dici anche?

“Perché alle spalle avevo una formidabile carriera di rimandato a ottobre, quando non di ripetente”.

-Prendevi la vita con filosofia, da antiscolastico…

“Prendevo ciò che mi piaceva. Leggevo, studiavo, approfondivo. Ma per mio conto, per mia scelta. Per mia voluttà. E dunque mi divertivo anche”.

-Se non ci si diverte a quell’età…

“A quell’età adolescenziale e molto prima. Alla media Dante beccai quattro esami in seconda e fui bocciato in terza”.

-Ostinato…

“Assolutamente. Anche con un po’ di sfortuna, qui e là”.

-Per esempio?

“Alla maturità fallii l’esame di matematica per aver dato retta al mio amico Pigi Riva. Un fuoriclasse della materia. Eravamo vicini di banco, io scelsi una soluzione al problema, lui un’altra. Seguii, com’era ovvio e sensato, la sua opzione. Che si rivelò sbagliata. Tutt’e due fregati”.

-L’altro esame cosa riguardò?

“Scienze. La professoressa mi chiese cosa fossero le putizze. Risposi che non lo sapevo, ma se ne parlava a pagina 252 del libro. Sentenziò: ora controllo, se è vero ti boccio. Era vero. Ristudiai scienze d’estate”.

-Che pagina di permalosità. Cosa sono le putizze?

“Facciamola breve: pietre di lava. Ma ci sarebbe da raccontare di più”.

-Andò meglio con l’università?

“Affatto. Mantenni la continuità nel peggio. Dieci anni per laurearmi in giurisprudenza. Attenuante parziale: avevo iniziato a lavorare”.

-Torniamo agli anni liceali. A bigiate come stavi?

“Benissimo. Fughe in cospicua quantità, pur di non sedermi al banco”.

-Mete abituali?

“Il bar Leoni di viale Milano. Giocavamo a biliardo nel sotterraneo, dove nessuno ci poteva vedere. Oppure il cinema Centrale di via Bagaini, sempre affollato di parastudenti”.

-Nel senso di studenti si fa per dire…

“In questo senso. Mattinate memorabili. Talvolta faceva capolino al Centrale un professore, a nome Mainardi, per dare una controllata”.

-E vi dava la ramanzina…

“Ma no. Comprensivo. Un grand’uomo. Intelligente, spiritoso, dotto. Uno di quelli che non ti fanno pesare il loro sapere, ma te lo donano con leggerezza. Insegnava scienze ed era un formidabile barzellettiere. La vita mi avrebbe fatto incontrare suo figlio in una circostanza singolare”.

-Racconta…

“Una quindicina d’anni fa mi trovai a una trasmissione di Espansione Tv, emittente comasca. In studio, un mago. Chiacchierammo durante l’intervallo pubblicitario e scoprii che suo padre era il Mainardi, mio vecchio e amato professore. Finì che ne parlammo anche dopo, in diretta e quindi pubblicamente”.

-Le tue scuole vere quali sono state?

“La famiglia innanzitutto. Padre, madre, zii, nonni, parenti vari si sono rivelati straordinari educatori. Un cenno particolare per la mamma: aveva il conto aperto nelle librerie del centro di Varese, Pontiggia e Franchi. Diceva a me e a mio fratello Silvio: comprate ciò che v’intriga, passo a saldare il conto alla fine del mese. E così facemmo per anni”.

-Ecco da dove viene la cultura enciclopedica da Gran Pignolo…

“Viene da lì. Anche se…”.

-Anche se…

“Anche se, a proposito dell’influenza familiare, mia moglie lamenta un dettaglio: che me le hanno sempre date vinte tutte, i della Porta Raffo”.

-Quali altre scuole, oltre alla titolatissima MdPR Family?

“Il Partito liberale. Lì ho imparato un sacco. Vi circolava gente d’alto livello. Chiara qui a Varese: un maestro. Malagodi, Bozzi e una fila di grandissimi a Roma: idem come Piero. Pochi, ma arcibuoni. Un’élite orgogliosa d’esserlo. A proposito di Malagodi e Bozzi…”

-Spiffera…

“Il primo aveva nell’elegante studio di via Frattina, sull’armadio di fronte alla scrivania, una serie d’animaletti di cristallo in bella e ordinata mostra. Bozzi, quando invitato a colloquiare col segretario, si divertiva a sovvertire quella disposizione. Malagodi diventava nero. Ma accettava la giocosità dell’augusto collega. In fondo la politica era un serio divertimento”.

-Che ti pare della scuola d’oggi?

“Mi pare incomprensibile. Si studia molto, si sa poco”.

-Motivo?

“Lo ignoro. Forse perché ricercare, grazie a internet, è facile. E poi si dimentica. Forse perché manca la selezione. Reggimenti di promossi, roba inaccettabile”.

-Cioè?

“Se meriti, vai avanti. Se no, resti indietro. Dovrebbe essere normale, come lo era una volta. Invece non lo è più”.

-Risultato: poi va in calo l’autentica autostima…

“Sparisce del tutto. Ci vogliono certezze, nella vita. Positive e negative”.

-La tua certezza positiva?

“So di sapere”

-La negativa?

“So d’esser stato il peggiore degli studenti. Come il peggiore dei calciatori. Anche il peggiore dei cantanti”.

-Giusto per metterci la nota conclusiva…

“Promosso. E te lo dice uno che s’intende del contrario”.

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