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Noterelle

LOCKDOWN ATTIVO

EMILIO CORBETTA - 06/11/2020

lombardiaLockdown sì, lockdown no! Qualcuno aggiungerebbe: “Questo il problema”.

Tutti sappiamo del groviglio che la pandemia crea tra la salute e l’economia e che l’aggrovigliata nostra politica fatica a dipanare ma sappiamo anche che i più saggi cercano aiuti alla scienza medica, agli epidemiologi, agli igienisti, ai virologi che inevitabilmente non possono avere visioni univoche.

All’inizio della pandemia si era detto che la realtà, che il nostro modo di vivere non sarebbe tornato ad essere quello di prima, ma come il virus per motivi stagionali ha attenuato la sua aggressività ci siamo rimessi a fare inconsciamente, ma più spesso consciamente, gli stessi peccati (mi si permetta il termine) di prima e inevitabilmente siamo andati avanti a scambiarci il virus che ha necessità delle nostre cellule per vivere.

Il famoso episodio di questa estate in terra di Sardegna, di cui sono stati protagonisti due noti personaggi delle nostre cronache politico mondane, insegna.

Ora i tempi son cambiati e per “tirare avanti”, come direbbero i nostri vecchi villici, in attesa dell’arrivo del vaccino sicuro, cosa fare? Si dovrebbe applicare il lockdown che in italiano si traduce con “clausura”, termine che ci sembra troppo crudo, meno elegante. Ma vien da chiederci: nell’andamento dell’epidemia arriverà prima il vaccino o l’immunità di gregge? Anche questo è un termine che ci viene sparato addosso da qualche tempo dai cronisti in modo un po’ troppo spietato. Dal punto di vista economico questo metodo sembra pesare meno rispetto ad altre soluzioni, ma risulta essere moralmente e sentimentalmente dolorosissimo per la gente, per l’incalcolabile numero di morti che può comportare. La scelta di questa via qualche spietato politico in certe nazioni l’ha messa in atto, cercando di non proclamarla apertamente, ma anche con il segreto intento di selezionare la popolazione e senza rendersi conto che anche lui potrebbe essere selezionato.

Considerando le statistiche, si constata che le terapie per contrastare la sindrome si sono raffinate, sono ora più efficaci ovviamente in seguito agli studi fatti con tutte le strumentazioni a nostra disposizione, non ultimi gli esami istologici sugli organi bersaglio, per cui il quadro appare essere meno drammatico: ma comunque non permette di abbassare la guardia.

Si vede dai grafici che la stagionalità per molti motivi influisce sulla epidemia ma le attenzioni nei rapporti “sociali” non dovevano e non devono cessare, maggiormente ora. Ma appunto cosa fare? Una clausura rigorosa per tutti o invece una strategia prudente e intelligente da mettere in atto verso tutte le necessità “sociali” della nostra vita?

Che brutto termine anche questo “sociali”! La vita è piena di tutto: lavoro, riposo, affetti, scontri, gentilezze, sgridate, malumori, sorrisi e così via, ma questo virus si mette in mezzo rovinando tutto. Potremmo raggirarlo con intelligenza mettendo in atto un lockdown attivo, utilizzando al massimo l’igiene, l’attenzione nei comportamenti, evitando gli affollamenti, eccetera. Ma questo richiede molta fatica ricordandoci sempre dell’esistenza del virus, non negandolo. Occorre mettere in atto sicure metodiche di disinfezione con tante manovre banali come il lavaggio frequente delle mani, l’usare anche guanti in certi frangenti, ma anche questi ripetutamente disinfettati, il diffondere le visiere, molto usate negli ambienti della sanità estendendole ad altri siti, specialmente là dove si producono e distribuiscono gli alimenti. La produzione sarà intralciata, rallentata: ovvio, ma meglio il poco, il meno che il niente. Ma quanto venderebbe un locale che assicura ai consumatori cibi asettici, magari velocemente consegnati a domicilio? Le creme sulle mani hanno vita più lunga che non i disinfettanti gel o liquidi: perché non divulgare l’uso di creme idratanti per le mani ma nel contempo disinfettanti? Possono sembrare queste un mucchio di banalità, ma le cose molto importanti, determinanti sono spesso le più semplici, ma anche difficili da fare, da realizzare, come la realtà ci fa vedere, infatti la gente…

Imponiamo il lockdown-clausura, ma perché contemporaneamente il libero mercato “impazza” con la sua tendenza alla speculazione? Se un lato della vita economica è costretto a cambiare, perché altri aspetti della economia vanno avanti a triturare gli indeboliti, facili vittime?

Abbiamo chiuso teatri e cinema. Va bene! Certi locali non permettono la distanza tra gli spettatori, altri invece sì: perché far di ogni erba un fascio? E perché le chiese restano aperte? Sono gestite con molta attenzione grazie a volontari, ma molte altre strutture non potrebbero seguirne l’esempio? La moltitudine dei fruitori dei “redditi di cittadinanza” non potrebbe dare una mano nei momenti d’emergenza?

I pericoli di contagio talvolta non balzano all’occhio, bisogna saperli vedere come, ad esempio ha saputo fare il nostro sindaco Galimberti che si è premurato di regolare la frequenza dei Cimiteri nei primi giorni di novembre, da noi vissuti nell’affettuoso ricordo dei nostri defunti. Evento tradizionale vissuto con passione intima, ma per certi poco importante, tanto che preferiscono dare spazio alla festa aliena di Halloween, facile esca per il virus.

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