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Lettera alla città

SCUOLE DEL BENE

MARIA CHIARA MONETA - 27/11/2020

fismAVASM-FISM, la nostra Associazione varesina che aderisce alla F.I.S.M. (Federazione delle scuole materne italiane) Nazionale e alla FISM Regionale Lombarda, così come tutte le scuole associate, non ha fini di lucro: è un organismo associativo, promozionale e rappresentativo delle scuole dell’infanzia non statali che si qualificano autonome. Sono scuole prevalentemente paritarie (cioè che svolgono un servizio pubblico, parificato a quello delle scuole statali, riconosciuto dal Ministero) che aderiscono a noi per ragioni amministrative, pedagogiche e gestionali ma anche e soprattutto per ragioni identitarie. Tutte le scuole che si associano a noi, infatti, orientano la loro attività alla educazione integrale della personalità del bambino, in una visione cristiana dell’uomo, del mondo e della vita. In riferimento anche ai criteri dello Statuto Nazionale della FISM è opportuno ricordare che sono nostre associate sia scuole cattoliche che scuole d’ispirazione cristiana.

La nostra Federazione si propone fini di rappresentanza, di servizio di consulenza, di coordinamento e di tutela delle scuole associate. Con mezzi propri, purtroppo non sempre sufficienti al fabbisogno che sembra crescere in modo costante, AVASM-FISM si adopera per:

  • organizzare un servizio di segreteria che coordini, orienti ed aiuti le scuole aderenti a seguire le normative e a realizzare le proprie iniziative;
  • predisporre un servizio per dialogare proficuamente con gli Uffici Scolastici Territoriali, con le Amministrazioni Provinciali e/o Comunali e con altri Enti pubblici e privati per il miglioramento ed il potenziamento delle scuole dell’infanzia;
  • favorire la qualificazione e la formazione permanente di quanti operano nella scuola dell’infanzia, sia educatrici, sia amministratori, mediante proprie iniziative di studio, di aggiornamento e di coordinamento;

In Provincia di Varese, alla Federazione Provinciale aderiscono al momento 162 scuole dell’infanzia; ben 16 sono le scuole della Città di Varese che da anni lavorano in “rete”, tra loro e con l’Amministrazione Comunale. L’esempio della rete cittadina di Varese è un modello di sussidiarietà che merita di essere conosciuto e apprezzato. Nelle nostre scuole frequentano ben più di 1000 famiglie varesine e riusciamo quindi a coprire un fabbisogno che le 4 scuole comunali e le 6 scuole statali non riuscirebbero facilmente ad evadere. Con la loro secolare esistenza (in alcuni casi ci sono scuole con più di 110 anni), le nostre scuole contribuiscono alla costruzione di un bene comune a favore dell’infanzia e di tutti i cittadini.

Inoltre, anche se questa non è questa la sede per approfondire il discorso, non mi posso esimere dal sottolineare che questo nostro servizio comporta un grosso risparmio economico per lo Stato e per l’Amministrazione comunale. Grazie a una Convenzione con il Comune di Varese, che si unisce ai contributi regionali e statali, le scuole cittadine riescono a erogare un servizio con le stesse rette delle scuole comunali in modo che le famiglie siano libere di scegliere, almeno tra le scuole paritarie, quale far frequentare senza differenze di costi economici. Studi approfonditi dimostrano che i costi di gestione diretta di una scuola per lo Stato sono elevatissimi e sarebbe davvero ora di rivedere le strategie del sistema scolastico italiano, sia in termini economici che giuridici. Ogni bambino che frequenta una scuola paritaria fa risparmiare allo Stato/Comune almeno 3000 euro all’anno. Se lo moltiplichiamo per il migliaio di bambini che frequentano le nostre scuole il calcolo dovrebbe far riflettere attentamente. Se volessimo fare un conto approssimativo riferendoci alla città di Varese, possiamo rendere noto che per anni il costo delle 4 scuole comunali per l’Amministrazione è stato quasi pari al contributo stanziato per tutte le 16 scuole convenzionate. Il risparmio salta agli occhi!

In sintesi, quello che vorrei mettere in evidenza è che, in Italia, il grosso problema è che non è mai stato garantito nei fatti il pluralismo educativo! Pur svolgendo di fatto un servizio pubblico, e quindi essendo parte del sistema scolastico pubblico integrato, per le scuole paritarie non si è mai realizzata di fatto la parità. La legge risale agli anni 2000 ma il riconoscimento del servizio pubblico non ha mai avuto attuazione dal punto di vista finanziario. Questo, tra l’altro, è incredibile se consideriamo che la scuola pubblica non coincide con la scuola statale. La scuola pubblica è, per definizione, la scuola dei cittadini. Lo Stato, con le sue istituzioni, si mette a disposizione dei cittadini perché venga garantito il diritto all’educazione scolastica ma i cittadini stessi si possono organizzare per questo scopo e lo Stato potrà/dovrà verificare se sono in grado di farlo. Se il servizio offerto è di ottima qualità e riduce notevolmente i costi per lo Stato allora quali sono le ragioni che non consentono un sistema pubblico integrato a tutti gli effetti?

Le nostre scuole cercano in ogni modo di autosostenersi, e ce l’hanno sempre fatta anche grazie alle rette che le famiglie versano consapevoli di investire per il bene dei loro figli, ma i problemi che stiamo vivendo, anche a causa dell’attuale pandemia, stanno mettendo a rischio la sostenibilità economica delle nostre scuole se non la loro stessa sopravvivenza. Il problema economico, infatti, non è l’unico.

Un altro serio problema, conseguenza della mancata parità economica e giuridica, è il reperimento del personale che dobbiamo sostituire perché Il nostro, che magari aveva vinto un concorso statale tempo fa dopo essere stato preparato dall’esperienza e dalla formazione acquisita con noi, in questo periodo di emergenza viene chiamato a lavorare nelle scuole di Stato con convocazioni che arrivano dal mattino alla sera, nel senso che già dal giorno successivo viene chiesto di prendere servizio nella scuola di Stato.

Un altro elemento da non trascurare è la contrazione del numero dei bambini. La denatalità è un problema grandissimo per l’Italia. La natalità in Italia ha un rigoroso segno meno: l’ultimo rapporto Istat, uscito a fine novembre 2018, mostra che in dieci anni abbiamo perso 120 mila nati. Il che vuol dire anche che ci saranno 6mila classi in meno.

Nonostante questo scenario, la Chiesa vuole continuare a servire l’impegno pubblico dell’educazione: noi di FISM siamo motivati e disponibili a collaborare. Sappiamo bene che alle scuole cattoliche importa “fare bene scuola” continuando ad offrire un’educazione complessiva della persona, attraverso la comunicazione del sapere e l’esperienza di comunità. La dimensione comunitaria per la scuola cattolica è il fulcro del processo. Nelle nostre scuole vogliamo che questa dimensione venga particolarmente coltivata: tutti coloro che intervengono nell’esperienza educativa della scuola sviluppano nel tempo dei legami che danno forma a una vera e propria comunità. Questo è fondamentale per creare spazi di “vita buona” e, personalmente, sono certa che valga la pena di continuare a esserci e a competere affinché le famiglie possano scegliere liberamente la scuola per i loro figli. Tutte le nostre scuole, quelle di Varese come della provincia, sono state e sono ancora molto impegnate nella risposta al covid19, come testimoniato anche dal recente incontro radiofonico, (riascoltabile su RMF digitando rmf.it/podcast) Questo è stato certamente un problema ma anche un’opportunità di crescita: l’emergenza sanitaria ci ha insegnato molto in relazione alle famiglie e a come valorizzare l’alleanza educativa.

Maria Chiara Moneta, Presidente provinciale AVASM-FISM

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