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Lettera alla città

SCUOLA, NUOVE SFIDE

don MATTEO MISSORA - 25/06/2021

Oratorio estivo a Varese

Oratorio estivo a Varese

In una lettera aperta scritta in settembre ad insegnanti e genitori evidenziavamo come dall’esplosione della pandemia nella primavera del 2020 fossero scaturite due questioni: innanzitutto la riproposizione in modo drammatico delle domande sul senso della vita, del dolore e della morte e poi la consapevolezza che la scuola fosse un luogo di rapporti, di comunità̀ di persone. Auspicavamo per il nuovo anno scolastico la presenza di adulti capaci di ripartire da un’esperienza umana costituita dalle stesse domande dei ragazzi, dallo stesso desiderio di felicità, bellezza, verità̀, giustizia e disponibili a mettere in gioco se stessi nel tentativo di rispondere a tali domande direttamente nel rapporto con gli alunni, in modo che la lezione diventasse un’ora di scoperta e di educazione dell’umano.

Non immaginavamo che ci sarebbero state una seconda ed una terza ondata di contagi ed un ritorno alla didattica a distanza, nelle scuole e nelle altre esperienze educative come la catechesi, come pure la riduzione o l’azzeramento delle attività̀ sportive. È stato quindi un anno caratterizzato da privazioni per i bambini, i ragazzi, i giovani e di fatiche per insegnanti, educatori, genitori. È stato un anno più̀ duro e più̀ difficile del precedente, in cui è venuta meno la presunzione di avere in pugno il destino della vita e l’incertezza è diventata la cifra del nostro tempo. Proprio a partire da questa esperienza siamo convinti che non ci si possa accontentare che tutto ritorni semplicemente come prima della pandemia. “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”: è stato il forte richiamo di Papa Francesco. Al termine di quest’anno scolastico ci chiediamo: cosa può̀ far sì che la prossima ripartenza sia veramente qualcosa di nuovo? Per noi è fondamentale il recupero della centralità̀ della persona.

Certamente il ritorno a scuola e il riunirsi in presenza, lo svolgimento dell’attività̀ educativa negli oratori o in altri luoghi e la ripresa delle attività̀ sportive ed associazionistiche potranno favorire un netto miglioramento della situazione, ma tutto ciò̀ non potrà̀ rispondere alle nuove sfide che ci troviamo di fronte se ognuno non si interrogherà̀ personalmente su cosa abbia imparato in questi mesi, chiuso nelle proprie case, attaccato al computer, costretto a seguire lezioni ed incontri a distanza.

Abbiamo imparato che non esiste un io senza relazioni, ma il pericolo è che sovente le relazioni possano nascondere una grande povertà̀ di proposta: senza un rapporto con persone che veramente si interessino alla vita dei ragazzi, attente ai loro bisogni, desideri e domande, la scuola, la vita associativa, le molteplici iniziative educative potrebbero risultare povere di novità̀, col rischio che col tempo venga meno la responsabilità̀ che ci è chiesta di contribuire alla crescita umana di ogni persona che incontriamo e di aiutarla a scoprire chi è e cosa vuole.

Ripartire significa ritrovare un nuovo slancio educativo, come le testimonianze offerte da “Lettera alla città” hanno documentato, ma perché́ questo accada occorre che prima di tutto noi adulti ancora una volta ci rimettiamo seriamente di fronte ai grandi interrogativi: chi siamo, qual è il senso dell’esistenza, cosa significa essere felici, è possibile ancora avere speranza? Poi chiederci: come una maggiore coscienza delle nostre radici, della nostra tradizione, della nostra cultura ci può̀ aiutare a costruire una proposta educativa affascinante, che attragga l’intelligenza, il cuore e l’umanità̀ dei più̀ giovani? Ognuno dovrà̀ cercare le risposta a tali domande, ma per tenere viva una sfida così grande e decisiva occorre un confronto comune e non vivere da soli la propria ricerca e la propria esperienza educativa.

Per favorire questo lavoro, “Lettera alla Città”, a partire da settembre, proporrà̀ una serie di occasioni, incontri e testimonianze rivolte a insegnanti, genitori ed educatori allo scopo di sostenere con un aiuto sistematico chiunque desideri vivere insieme la propria responsabilità̀ educativa. È possibile fin d’ora contattarci per idee e suggerimenti.

don Matteo Missora, a nome del gruppo Lettera alla città

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