Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Noterelle

IL NIDO

EMILIO CORBETTA - 18/12/2020

famigliaAndando avanti negli anni ci si rende conto che il modo di vivere gli affetti è cambiato: essi vengono gustati in modo più profondo, più sincero, più vero, più coinvolgente.

Sfumate e addolcite certe passioni innestate in noi dalla natura, segnati dalle passate esperienze, più allenati a sopportare i dolori, le delusioni e costretti per indebolimento del vecchio fisico ad accettare, o addirittura cercare, l’aiuto degli altri, si vuole più bene ai componenti del nido familiare ma anche agli amici, ai conoscenti, ai vicini di casa, a tutti quelli che da tempo conosciamo.

Senti di amare di più la tua città, il suo cielo ti appare più bello, le sue aurore, i suoi tramonti ti affascinano di più, le sue vie, le sue case, le sue chiese, i suoi vetusti palazzi sono i più belli, ma chi più ti commuove sono i suoi bambini con le loro mamme, con i loro papà. Il fascino della vita che continua, il giungere di nuove primavere ti prende molto più di un tempo. Tutto questo fa parte degli affetti che vivi più intensamente. Non è facile spiegare fino in fondo il modo di amare, di sentire dell’anziano anche perché non siamo tutti uguali: non è possibile generalizzare.

Ma questo non è una novità e ne sono prova tante poesie scritte dagli autori più diversi e nelle epoche più diverse: i pensieri più veri, più saggi sono dettati da chi ha sperimentato la vita a lungo.

Un ricordo personale: è mancato da poco un amico accanito acquerellista le cui opere, da qualche anno in qua, esprimevano bene questa nuova ricchezza di sentimenti profondi, sottolineati dall’accostamento di colori in dolce dialogo con la sua realtà interiore, filtrata in un modo diverso da quello usato per anni.

Noi umani, destinati a percepire il vivere legato al tempo, a percepire l’inevitabile suo trascorrere, un po’ straziati da questa consapevolezza, esprimiamo sentimenti che “sfuggono” nelle età più giovanili come la nostalgia, la malinconia, il rammarico (addirittura il rimorso) per gli errori commessi, il rimpianto delle occasioni lasciate fuggire, il ricordo delle fatiche vissute, dei momenti di gioia, degli sguardi passati, delle parole scambiate, dei gesti… ed è forse tutto questo che ci fa amare la vita e chi c’è nella vita, assaporando e esprimendo i contenuti del nostro esistere in modo diverso.

Da anziano vedi ricommettere dai più giovani gli stessi eterni errori da te fatti nel passato ma capisci anche che tu, pur potendo ancora sbagliare, riesci ad avere maggior saggezza, a voler più bene, a giustificare di più, ad avere più bonomia. Ovviamente puoi essere anche il contrario, cioè essere pieno di cattiverie, essere un vecchiaccio arcigno, scontroso, aggressivo e “rompipalle”: questione di carattere, non tanto di intelligenza.

Desideriamo vivere al meglio l’intensità degli affetti nonostante l’età; desideriamo alimentare una personalità dedita all’altruismo, non ripiegata su sé stessa, lontana dagli egoismi, dai narcisismi. Desideriamo avere ancora la certezza di poter dare, di saper donare il nostro amore, il nostro tempo indipendentemente dalle fedi che professiamo, che possono aiutare ma talvolta bloccare se interpretate male.

Purtroppo la società nella sua organizzazione ti obbliga a non usare il tempo che ancora hai, le capacità di cui disponi: ti ha pensionato ed è pronta a punirti se torni sul posto di lavoro, dimentica che, vivendo così, le ore, le giornate, le settimane diventano tristissime, apparentemente interminabili. Ti penalizza perché sei vecchio? Così sembra, ma tu ovviamente devi essere conscio dei tuoi limiti e nel contempo essere attento che questi non alimentino la tendenza alla pigrizia, grande pericolo che intristisce la senilità.

Altro pericolo è la solitudine che viene più facilmente superata se si è riusciti a ben alimentare il “nido” della famiglia, minacciato negli anni recenti dalla concezione della famiglia così detta “nucleare” o addirittura la famiglia fatta da un essere “single”, ossia la famiglia non più tale perché composta da una sola persona.

Concezioni di vita, necessità economiche, cambiamenti di costume e di lavoro contribuiscono a mutare le caratteristiche della famiglia tradizionale che sta in piedi solo quando i componenti donano con generosità e affetto. È nella famiglia, in questo nido che gli anziani possono vivere bene i loro affetti, non nelle lugubri case di riposo. È in questo nido che i figli possono ben maturare e superare le terribili seducenti tentazioni che la nostra era loro propone.

Il quadro descritto è purtroppo minacciato da molti fattori sia intimi sia legati a certe patologie della psiche o del fisico, ma anche le necessità economiche possono piagare gravemente il vivere della famiglia e mi riferisco a disoccupazione, debiti, miserie e tanto altro.

Le prove ci sono sempre, e sagge voci le catalogano tra “le tentazioni”: è forse questo uno dei motivi per cui la Chiesa ha modificato una frase del “Padre nostro”? Forse, ma da anziano anche queste prove vengono vissute diversamente, sempre con sofferenza, è inevitabile, ma ci si rende conto di aver la possibilità di dare un contributo, talvolta importante anche sul piano economico.

Si sente il corpo decadere, subire le menomazioni, puoi sentir mormorare da chi ti cura “cosa pretende alla sua età”, ma il desiderio di vita c’è sempre prepotente anche se vivi in una Rsa.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login