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Editoriale

INCONTRARLO

ROMITE AMBROSIANE - 02/04/2021

incontro

Artemisia Gentileschi, Cristo e la samaritana al pozzo

Cammino nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore (Deuteronomio 8, 2): così la liturgia qualifica al suo inizio il tempo di Quaresima. E ancora una volta queste parole hanno avuto un’evidenza particolare e concreta: il deserto è entrato nelle nostre città con l’esigenza del distanziamento che infine fa il vuoto intorno, ed abbiamo sentito con mano la fragilità della nostra vita, terra, humus, e la sicurezza data dalle abitudini è stata nuovamente messa alla prova. Ma la Scrittura ci suggerisce un’inaspettata positività in questa come in ogni altra prova: conoscere il nostro cuore e la via che stiamo percorrendo. E se il libro del Deuteronomio sembra dirci che causa della prova è Dio, noi sappiamo che questa, come ogni prova, può diventare opportunità perché vi possiamo incontrare Dio che, proprio lì ci ha preceduto. Infatti abbiamo visto nel deserto della Quaresima innanzitutto Gesù tentato dal diavolo; anche Lui ha dovuto ribadire con forza la propria identità, cosa aveva nel cuore, davanti al tentatore che con malizia gli suggeriva un altro modo di essere Dio: se tu sei figlio di Dio (Matteo 4, 4 .6) …

Poi Lo abbiamo di nuovo incontrato al pozzo dove andavamo per estinguere la nostra sete e sorprendentemente abbiamo scoperto che anche Lui aveva sete, anzi aveva bisogno di noi per dissetarsi, ed ha scavato con le sue parole nel nostro bisogno, nella nostra sete, per offrirci – e bere con noi – un’acqua viva, una sorgente che zampilla per la vita eterna (Giovanni 4, 10 . 14).

E ancora si è fatto prossimo a noi per offrirci una libertà a noi sconosciuta: se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Giovanni 8, 32). Ha così smascherato la nostra illusione di essere liberi: noi non siamo mai stati schiavi di nessuno (8, 33) avremmo potuto rispondere insieme ai giudei … ma ora ne siamo proprio sicuri? Tanti condizionamenti, tante limitazioni, tante preoccupazioni e sofferenze di questi tempi, non hanno forse evidenziato quanto non siamo liberi dalla paura della morte, della solitudine, dell’insicurezza e come necessitiamo di qualcosa di stabile in cui poter rimanere, di una relazione in cui dimorare con fiducia per conoscere la verità di noi stessi e del mondo in Dio ed accogliere così la libertà dei figli di Dio? Ecco, davanti alla sua Passione anche Gesù è nella tristezza e nell’angoscia (non è venuto a toglierci la paura), ma è tanto rivolto al Padre da attraversare tutto avendo come ultimo e realissimo orizzonte la volontà del Padre, onnipotente nell’amore.

Gesù ha poi visto la nostra cecità e si è offerto a noi come luce, nuovamente togliendoci l’illusione di vederci bene: se Lui è la nostra luce tutto cambia, come già tutto è cambiato per questa pandemia. Ma poi dove andremo?

Si è recato presso i nostri sepolcri per dirci: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. E ci ha domandato: Credi questo? (Giovanni 11, 25 – 26).

Ora in questa Pasqua si fa presente nuovamente Lui, il Signore; ci viene incontro, si rivolge proprio a noi che piangiamo non più in un deserto, ma nel giardino della risurrezione. L’amarezza delle nostre lacrime potrebbe forse ancora trasformare quel giardino in deserto, ma Lui ci chiama per nome; e, quando il Vivente, Colui che ha attraversato la morte ed ogni morte, ci chiama per nome, noi possiamo riconoscere l’umiltà e la fragilità di quanto siamo e abbiamo nel cuore senza spaventarci perché comprendiamo che tutta la nostra umanità è ormai avvolta dal suo amore, dalla Vita. E quelle lacrime, ogni lacrima, possono in Lui scoprire una sorgente che zampilla per la vita eterna perché ogni dolore, ogni mancanza, ogni bisogno nella luce della risurrezione possono essere purificati e trasfigurati ed apparire nella loro preziosità: nella preziosità di un amore forte come la morte, di un amore fino alla fine che attende, infine, la salvezza. E ci è offerta libertà dalla morte e dal peccato che è entrato nel mondo per la paura della morte (cfr. Lettera agli Ebrei, 2, 15), perché Cristo ha vinto la morte. Ed è Lui infine a dirci dove andare: va’ dai miei fratelli e dì loro: “salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20, 17). Anche per noi in questa Pasqua 2021 possa accadere come a Maria di Magdala che andò ad annunciare ai discepoli: “Ho visto il Signore” (20, 18).

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