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Presente storico

PALOMAR

ENZO R. LAFORGIA - 09/04/2021

palomarGli anni Ottanta non erano iniziati bene. L’Italia sembrava non riuscire a scrollarsi di dosso la lunga e dolorosa stagione del terrorismo e dello stragismo. Proprio nel 1980, il terrorismo neofascista colpì a Bologna e, oltre agli 85 morti della strage del 2 agosto, firmò anche otto omicidi. Il terrorismo rosso, sempre in quello stesso anno, uccise trenta persone, tra cui Walter Tobagi, Guido Galli, Girolamo Minervini, Enrico Galvaligi.

Nonostante tutto, però, il clima stava cambiando. I sogni e le speranze di trasformazioni radicali della società italiana, l’anelito corale che aveva riempito le piazze negli anni Settanta, stavano lasciando il posto a quello che sarebbe stato celebrato come Il trionfo del privato. Questo fu il titolo di un volume a più voci edito da Laterza proprio nel 1980. In quella sede, Ernesto Galli della Loggia, scrivendo a proposito della Crisi del “politico”, osservava come «nel giro di appena due anni o poco più a qualsiasi osservatore l’atmosfera della società italiana appariva completamente mutata. Ogni possibilità di cambiamento spenta o agonizzante […], scematissimo o languente l’interesse per le ragioni della ideologia, vastissima l’insoddisfazione per gli uomini e gli istituti della vita politica, primi fra tutti i partiti».

Quello che sino a poco tempo prima era stato un Paese lacerato dalla politicizzazione estrema e diffusa, manifestava ora una sorta di repulsione per la politica. Se nel decennio precedente si proclamava che «il personale è politico», come recitava lo slogan attribuito alla radicale femminista americana Carol Hanisch, nel nuovo decennio il privato riaffermava il suo primato rispetto ad una politica che, in tutte le forme, sembrava aver stancato. I giornali parlarono sbrigativamente di «riflusso». E la parola veniva usata dai commentatori con una venatura dispregiativa. Era la rivolta del «privato», come scrisse Indro Montanelli in un corsivo sul suo «Giornale» il 16 gennaio del 1979, in cui invitava I nonni del ’68 (questo il titolo) a chiedere scusa per gli errori commessi nel pretendere una maggiore democratizzazione della società italiana.

Insomma, i “modelli” per spiegare la complessità del mondo erano entrati definitivamente in crisi. Bisognava ora adattarsi alla realtà. È questo il percorso che veniva proposto, ad esempio, da Palomar, personaggio eponimo del romanzo di Italo Calvino, pubblicato nel 1983. Qui l’autore riprendeva alcuni testi già pubblicati a partire dalla metà degli anni Settanta sul «Corriere della Sera». Palomar, nel quale si riscontrano molte affinità con lo stesso Calvino, è un personaggio taciturno, ma attento osservatore del mondo. Come ha scritto Marco Belpoliti sulla «Stampa» del 12 settembre 2010 (Le lezioni di Calvino oggi non bastano più), «Con la morte di Moro e l’inizio degli anni Ottanta inizia il cosiddetto “riflusso”, va in crisi la politica tradizionale, c’è la fuga dall’impegno. Finisce il mondo di cui Calvino era uno degli interpreti più ariosi, leggeri, e insieme intensi. La società umana, quella italiana, non sa più bene su cosa si fondi il legame che tiene insieme gli individui. Calvino sta su questa soglia e per molti aspetti non sa più che pesci pigliare, come si vede molto bene nei racconti di Palomar. La sua crisi era già iniziata, e si annunciava lunga e complessa».

Documento interessante, sotto questo aspetto, un diario-romanzo, pubblicato nel 1985, dall’allora sedicenne Clizia Gurrado, studentessa, all’epoca, del terzo anno del Liceo «Berchet» di Milano. Non credo sia un capolavoro della letteratura italiana e non lo considererei nemmeno un classico “minore”. Ma è senz’alcun dubbio un documento, appunto, una testimonianza del mutato clima. Le sue 95 pagine di testo e fotografie, stampate su carta patinata e confezionate sul modello dei rotocalchi del tempo, vendettero più di 500mila copie e l’anno successivo furono tradotte in film. Nel titolo, Sposerò Simon Le Bon, era evocato il frontman e la voce dei Duran Duran, gruppo che aveva raggiunto un successo globale e che rappresentava quella nuova tendenza musicale chiamata new romantic, espressione citata nel loro brano Planet Earth, del 1981.

Clizia Gurrado veniva presentata, in apertura di romanzo, come una ragazza che indossava Moncler e Timberland. Una “paninara”, insomma, secondo la classificazione dei nuovi gruppi giovanili emersi nel corso di quel decennio. I sogni collettivi che avevano mobilitato la gioventù nel decennio precedente si riducevano ora al sogno individuale di una tranquilla ed agiata vita borghese, costruita su matrimonio, successo e stabilità economica. Non c’era più traccia delle rivendicazioni femministe: la studentessa del Liceo «Berchet» aspirava, nel suo racconto, al ruolo di moglie paziente, che si disponeva ordinatamente in secondo piano rispetto all’agognato marito, sostenendone la carriera e affrontando anche eventuali tradimenti con spirito di sacrificio e sano realismo. Gli anni Settanta erano davvero finiti.

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